Il Mancio ha la faccia di quello che può farlo, lo scherzetto. Sciarpa ben stretta fino al mento e mani nelle tasche del cappotto. Elegante e imperturbabile, nemmeno dopo i primi venti minuti della partita. Allegri è agitato, ma soddisfatto. La sua Juventus sta schiacciando l’Inter, la sta mettendo alle corde, va in vantaggio, sfiora più volte il secondo gol. In cuor suo Max lo sa, che non chiudere la partita, in quel primo tempo, è un peccato mortale. Sembra una partita a senso unico, ma lo è per chi non sa di calcio. Perché Mancini lo sa che un primo tempo come quello, che finisce solo con un gol di scarto, è il preludio ad una ripresa di sorprese.
Entra Podolsky e cambia tutto. Come se i suoi compagni sentano il peso di un campione del mondo in più, in campo. Il tedesco ha gli occhi di chi è arrivato a Milano per prendersi delle soddisfazioni. E dopo qualche minuti Icardi pareggia. La Juventus sbanda, Bonucci va in affanno, Icardi si mangia un contropiede e Osvaldo si mangia lui. Entrambi verranno divorati da Mancini negli spogliatoi. La Juventus però non rinuncia a provare a vincere, tanto da scoprirsi a qualche contrattacco letale, con Buffon in formato Neuer a ribadire che lui è ancora lì, tra i più forti al mondo. Allegri sbraita, ha già perso così a Genova, ma non è delle corde di questa squadra, della sua squadra, accontentarsi. E per poco Pogba non la vince da solo, la partita.
È stata una bella partita, e di questi tempi è già una grande notizia. Il calcio italiano non è poi così noioso come lo si vuole dipingere, specialmente quando in campo c’è la Juventus di Allegri. È stata bellissimo il big match contro la Roma, rovinato solo dalla polemiche arbitrali, è stato altrettanto spettacolare questo vituperato derby d’Italia tra i primi in classifica e i primi della parte sinistra della classifica. Una partita europea, poco italiana. Combattuta, intensa, equilibrata fino al novantesimo, intelligente e soprattutto corretta. Non fanno eccezione gli scontri molto duri tra Juan e Chiellini (che a fine partita si abbracciano, con il brasiliano che chiede scusa) e il fallaccio di Kovacic che viene giustamente espulso. Sono scontri di gioco, e fanno parte dello spettacolo.
La verità è che quando seduti sulle panchine ci sono due allenatori europei, lo spettacolo è assicurato, e la tensione al miglioramento anche. Così come le giocate di qualità: Vidal e Pogba su tutti, ma anche Hernanes, in certi frangenti, ha saltato uomini come birilli. Chissà che il nostro calcio non prenda ad esempio questa partita per ripartire da Mister con un background di un certo livello. Quelli che fanno sì che un Podolsky scelga l’Inter piuttosto che una squadra turca, per intenderci. Quelli che parlano le lingue del mondo e del calcio. Quelli come Allegri che non si lamentano davanti alle telecamere. Permettetemi una parola sull’arbitro. A mio parere, se la partita è stata spettacolare, molto merito va a Banti. Perché al di là di episodi più o meno discutibili, ma che poco hanno influito sulla partita, si è adeguato allo show, fischiando il meno possibile, lasciando correre anche qualche contrasto più rude degli altri, ed estraendo i cartellini solo quando era strettamente necessario. infatti, fino al 60′ non c’era stata nemmeno un’ammonizione.
In altri Paesi questo tipo di arbitraggio sarebbe stato molto apprezzato, noi per il momento accontentiamoci dell’apprezzamento degli addetti ai lavori. Sui tifosi, analizzando il sentiment sui social network, c’è ancora molto da lavorare. Non ce la facciamo ancora a giudicare una prestazione sui novanta minuti e ci fermiamo a riguardare mille volte replay che l’arbitro non ha. Ma prima o poi impareremo anche noi amanti delle chiacchiere da bar molto italiani e poco europei. Poco “europea” anche la reazione di Osvaldo dopo il mancato passaggio di Icardi. Certo il giovane argentino fa un errore grave, ma in quel frangente della partita, con l’Inter sugli scudi, si poteva evitare di innervosire tutta la squadra, soprattutto considerando che era appena entrato. E infatti Kovacic si prende un rosso un minuto dopo. Se solo Osvaldo, con quel potenziale, ci mettesse la stessa fame quando tocca il pallone, sicuramente Mancini troverebbe il bomber che sta cercando.
Nel frattempo archiviamo questa partita tra quelle da poter spedire in dvd ai possibili acquirenti del prodotto calcio italiano. Parafrasando un vecchio programma italiano condotto da Fabrizio Frizzi, potremmo scriverci sopra Europa Europa. Sottotitolo: “Ehi, ci siamo anche noi“.
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