Si scrive Kutso, si legge Katso. “E diciamolo, su!“, esclama ridendo Matteo Gabbianelli togliendo ogni dubbio sulla pronuncia di quel nome esuberante come i quattro irriverenti volti che compongono la band. Matteo, voce del gruppo che alla 65esima edizione del Festival di Sanremo si è presentato tra le nuove proposte – pur avendo alle spalle già un album e oltre 120 concerti – si svela subito per quello che è: un appassionato di musica, sognatore e intenditore, che sfugge i paragoni semplicistici e insegue le sfide artistiche più ardue, puntando a fare insieme a Donatello Giorgi (chitarra e voce), Luca Amendola (bassi e voce) e Simone Bravi (batteria): “Una rivoluzione!“, afferma.

Consacrati vincitori morali di Sanremo 2015 per la categoria giovani, i Kutso con il brano Elisa presentato alla kermesse canora hanno fatto ballare l’Ariston, e non solo. Anticonformisti, sarcastici, camaleontici, irrefrenabili, ma meravigliosamente autentici, i Kutso suonano una musica che vanta identità propria, proiettando gli ascoltatori in atmosfere surreali. “Le nostre canzoni sono da ascoltare nel chiasso di un concerto o nell’intimità delle proprie cuffie, ma da godere fino in fondo“, commenta Matteo, intervistato in esclusiva per Il Giornale Digitale.

Hai definito Elisa un coinvolgente fracasso. Un brano moderno per Sanremo, che però non osa troppo. L’amore è presente, ma è carnale, non platonico o sofferto, bensì consumato. Il testo e sound di Elisa è poi quello che vince nelle vendite e in radio?

Il nostro brano prima di Sanremo è passato molto in rado. Ha una melodia accattivante ed è immediato. Anche adesso sta passando molto. Il nostro sound è diverso da quello che si sente spesso in TV o radio tra gli artisti italiani. Bisogna vedere se il brano supererà l’effetto ‘colpo di scena’ iniziale, l’effetto di rottura, e quanto la gente saprà apprezzare questi suoni più ascoltati in altri ambiti e non su RTL, per dire.

Quanta preparazione c’è dietro Elisa? Quanto è stato sofferto questo brano?

Tutti i nostri brani sono sofferti, nel senso che sono il frutto di vari rimaneggiamenti. La canzone non è nata per Sanremo, bensì è stata scritta anni fa. Un brano venuto per caso. Le nostre canzoni sono quasi tutte autobiografiche. Giocano sul contrasto tra una musica solare e testi bui e scuri, disfattisti. Ogni tanto ci sono questi raggi di sole, come anche la nostra canzone Marzia, ed è in questo contesto che si inserisce Elisa. Anche in una canzone d’amore come Elisa noi prendiamo in giro i “non ci lasceremo mai” tipici delle canzoni d’amore.

Dal lancio del nuovo album Musica per persone sensibili lo scorso 12 Febbraio che prime impressioni hai? Quali i commenti ricevuti in rete, da amici e, soprattutto, addetti ai lavori e critica?

Consenso e supporto da parte di fan e critica. Il risultato che ci è arrivato finora è positivo. Abbiamo fatto il massimo che potevamo e credo che non abbiamo sbagliato ancora nulla. Sono contento che la band abbia avuto un consenso generale, anche dalle televisioni generaliste. Il nostro spirito sbeffeggiante è stato capito.

Un commento ricevuto che ti ha colpito particolarmente?

Ah, sono contento che Cristina Parodi abbia detto che sono il secondo più bello del Festival di Sanremo (ride, ndr.)

Il co-produttore del vostro nuovo album è Alex Britti. Quanto vi è vicino Alex musicalmente e vi supporta?

Il rapporto con Alex è stato spalmato negli anni. Io ho un rapporto amichevole e fraterno. Le nostre famiglie si conoscono e io andavo a sentirlo suonare quando ancora non era famoso, essendo suo fan in quanto chitarrista. Nel 2006, mentre noi intanto facevamo concerti e scrivevamo canzoni, abbiamo iniziato a lavorare con lui su alcuni brani – tra cui Elisa – ma questa collaborazione non ha portato poi ad una pubblicazione. Abbiamo continuato per la nostra strada e creato lo stile dei Kutso. Poco prima che scadesse il termine di iscrizione per Sanremo – cosa a cui non stavamo pensando avendo già pronto il nuovo CD – Alex ci ha invitato a presentarci. Ha voluto sentire il disco ed è stato scelto il brano Elisa, su cui avevamo lavorato insieme anni prima. La collaborazione con lui è soprattutto per il fatto che questo disco contiene sia brani di qualche mese fa, che di anni fa, brani su cui abbiamo lavorato insieme all’arrangiamento. Lui ti lascia fare. Ma poi ti dice anche solo una cosa che ti apre un mondo. Con lui abbiamo imparato i primi passi. Sono anni, però, che camminiamo da soli.

Credits: Rai.Tv
Credits: Rai.Tv
C’è un brano – oltre Elisa – nel nuovo album Musica per persone sensibili a cui siete particolarmente affezionati?

Spray nasale. Non credo sarà un singolo, ma credo sia uno di quelli che ci rappresenta di più e ricalca quello che eravamo nel primo disco. E’ proprio la summa del nostro manifesto.

Prima di Sanremo dichiaravi di voler puntare ad una performance superlativa. Ex post come ritieni la vostra esibizione?

Dal punto di vista vocale non sono soddisfatto. Non mi piace come ho cantato. Abbiamo fatto, però, tutto ciò che ci eravamo prefissati come studio dello spettacolo, gesti, travestimenti. Abbiamo suonato comunque bene, è che sono un perfezionista. Siamo soddisfatti nel complesso, non ci sono stati imprevisti e abbiamo fatto tutto ciò che andava fatto. Lato tecnico, essendo Elisa un brano complesso vocalmente e musicalmente ed essendomi mosso molto, a un certo punto mi ritrovavo a corto di fiato. Se fossi rimasto impalato a cantare sarebbe stato diverso, ma c’era uno spettacolo davanti da condurre (ride, ndr.)

Cosa pensi della vittoria dei ragazzi de Il Volo al Festival di Sanremo?

Lo avevo detto subito che avrebbero vinto loro, sia perché erano dati per favoriti sia perché quel brano – con tutti i limiti testuali e melodici che può avere – li rende spettacolari. Rispetto alle altre canzoni risultavano di più. Quella musica colpisce. Poi anche la storia che portano con sé ha creato una suggestione. Era normale che andasse così. Sono arrivati di più al pubblico.

L’emozione più grande l’avete provata sul palco dell’Ariston o magari in apertura del concerto di Caparezza, al fianco dei Negramaro o al concerto del primo Maggio?

L’emozione più grande è stata l’apertura a Caparezza. C’erano 5000-6000 persone e quando siamo saliti sul palco la gente era già con noi. L’ampio consenso ricevuto immediatamente mi ha emozionato. Al primo maggio vedi una folla sterminata di gente e non ti rendi granché conto, invece. L’Ariston ha comportato una tensione spalmata lungo tutta la settimana e legata all’esecuzione, perché sapevo che era un brano difficile. L’emozione non era certo dovuta agli 11 milioni di italiani. Alla fine hai solo una telecamera davanti. Poi certo, se ci pensi ti senti male (ride, ndr.)

Un palco dal quale adesso vorreste esibirvi a tutti i costi qual è?

Il primo Maggio di Taranto. C’è anche più tempo per interagire con le persone.

Qual è l’atmosfera, il luogo e la compagnia giusta per gustare le sonorità del vostro ultimo album? Come e dove vanno ascoltati i Kutso?

Ci sono due momenti di ascolto. Uno è al concerto, dove vedi l’aspetto vitale e d’intrattenimento del gruppo. Provi un piacere fisico immediato. Poi c’è l’ascolto in solitudine – che preferisco – con le cuffie, si ascoltano i brani con i testi e si cerca di entrare in quello che volevamo dire con ogni canzone. Ci si accorge che dietro le movenze e la caramellosità della nostra musica c’è anche un’urgenza espressiva.

Alcuni erroneamente vi hanno accostato ad Elio e Le Storie Tese. Avete però ribadito come non siano loro il vostro riferimento. A chi vi ispirate, invece, e di chi vorreste seguire il percorso artistico?

Noi veniamo dallo studio dello spettacolo di Michael Jackson, dall’istrionismo di David Bowie e del punk, dal cinismo di Giorgio Gaber e il nonsense di Rino Gaetano, dall’eclettismo armonico dei Beatles, dalla gioia disperata dei Nirvana, da Lucio Battisti, da Totò, da Pasolini e da Nietzsche. Questo è il nostro background. Abbiamo deciso poi di travestirci sul palco e questo viene da una libertà totale. Quando mi chiedono che genere facciamo, dico: “facciamo quello che ci pare“. Ovviamente poi Elio lo apprezzo. Rocco Tanica ci ha anche espresso il suo consenso. Loro non escludono nulla nella loro musica e questo tratto probabilmente ci unisce.

Credits: Sanremo 2015 - Rai.Tv
Credits: Sanremo 2015 – Rai.Tv
Nella vita di tutti i giorni tu, Donatello, Simone e Luca cosa combinate?

Simone e Luca insegnano anche musica. Donatello lavorava in una nota catena di articoli sportivi , ma da prima di Sanremo, nel 2014, ha dovuto lasciare per seguire i ritmi della band. Io ho uno studio di registrazione. Ma tutti questi lavori adesso sono congelati.

E il più pazzo del gruppo chi è?

Lo siamo tutti, ma forse quello con le idee più “di rottura”, un po’ guastafeste, sono io (ride, ndr.)

Dove potremo incontrarvi prossimamente?

Il 23 Febbraio saremo alla Feltrinelli di Bari, il 24 a Roma e il 25 a Milano, sempre in Feltrinelli. Il 12 Marzo ricomincia il Tour da Torino e non ci fermiamo più.

Grazie a Matteo Gabbianelli e i Kutso da Il Giornale Digitale

[Credits Cover: Kutso Official Website]