Ognuno di noi si trova a dovere fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni, ma per fortuna solo alcuni sono costretti a doverlo fare dentro una cella. Pensare al carcere significa, il più delle volte, immaginare un luogo degradato e asfittico, nel quale qualsiasi forma di vita viene meno per dare spazio all’espiazione di una colpa.
La situazione delle carceri italiane non è certo idilliaca, ma sicuramente neanche la peggiore; l’obbiettivo della detenzione dovrebbe essere quello di ‘riabilitare’ il colpevole, di umanizzarlo e renderlo di nuovo ‘a portata di mondo’. Se è vero che in alcune celle non c’è spazio per la vita e le sue gioie, né per una degna forma di riabilitazione, è vero anche che in alcune strutture il tempo dei detenuti viene sfruttato in maniera dignitosa e utile, ovvero attraverso l’esercizio di un lavoro.
In molti luoghi di detenzione i detenuti svolgono attività manuali, dando luogo alla produzione di beni come vestiti, utensili e alimenti. Ne sanno qualcosa gli appartenenti alla ‘Banda Biscotti‘, ovvero quei detenuti che producono piccole delizie per il palato trasformando il carcere in un luogo di opportunità per la rinascita interiore di chi nella vita ha commesso un errore. Queste anime invisibili, macchiate da azioni riprovevoli, si mettono in gioco per rinascere eticamente; nelle carceri si producono magliette, caffé, oggetti di design, borse e stampe.
L’obbiettivo principale non è quello di trarre profitti, bensì quello di ricercare la qualità.
Nel caso della Banda Biscotti le specialità incontrano i gusti di tutti: dai golosi baci di Dama alle deliziose mini polentine a base di farina di mais.
Sul sito www.bandabiscotti.it, queste persone invisibili si presentano così: “Abbiamo scelto di produrre biscotti all’interno del multiforme mondo della pena; creiamo golosità artigianali da dietro le sbarre impiegando materie prime accurate e non aggiungendo altro se non la passione per il nostro lavoro e la voglia di migliorarci giorno dopo giorno. Investiamo nelle persone, nel loro potenziale, nella loro voglia di riscatto e di senso. Ognuno dei nostri biscotti ha una storia particolare, che è la storia delle mani che li hanno trasformati una storia fatta di eredità, di passati tortuosi, di resistenza in presenti di distacco e fatica di attese di futuri migliori. Ad ognuno di noi deve poter essere concessa un’altra occasione per ricominciare, perché la vita non si ferma ai reati, alle sentenze e alle punizioni”.
Può un biscotto cambiare una vita? Probabilmente si. La dignità umana è fatalmente legata al lavoro e alle opportunità, senza le quali ciascuno verrebbe sputato via dalla comunità al primo accenno di debolezza. Degli oltre 60 mila detenuti italiani purtroppo solo 2 mila hanno l’opportunità di lavorare e rendersi utili per la società.
Il progetto de La Banda Biscotti sorprende e intenerisce chi ne viene in contatto; offre uno spunto insostituibile per una riflessione sulle seconde possibilità, non sempre possibili, ma che dovrebbero essere teorema, e non semplice corollario, della esistenza dell’uomo.
[Fonte foto cover: diocesi.torino.it]