Sono stati 120 minuti senza emozioni, con pochissime occasioni, finiti a reti inviolate, dove ha prevalso la paura di esser colpiti e la voglia di non farsi male a vicenda. Alla fine è toccato ancora a loro decidere la sorte di una finale, ai famigerati calci di rigore. Un finale al cardiopalma dopo 120 minuti piatti. Ne sono serviti ben 22 di tiri dagli undici metri, ognuno dei calciatori in campo al 120esimo ha dovuto tirarne uno, persino i due portieri, e proprio loro sono stati i protagonisti nel bene e nel male di questo racconto. Sto parlando ovviamente della finale di Coppa d’Africa, che si è disputata ieri tra il Ghana e la Costa d’Avorio.
Alla fine la meglio l’ha avuta proprio quest’ultima. Al Ghana invece è toccato indossare la medaglia più dolorosa, calcisticamente parlando, quella d’argento, simbolo di una finale persa e che non si vince da ormai 33 anni, e che fa ancor più male se si pensa che i ghanesi l’avevano in pugno dopo i primi due tiri dal dischetto. Infatti gli errori di Bony e di Tallo, avevano portato sul 2-0 le stelle nere, che poi però avevano sbagliato i successivi due con Acquah e Acheampong. Poi una serie infinita di 12 rigori segnati, fino all’errore decisivo del portiere ghanese Razak e alla rete dell’altro portiere Barry, che un minuto prima aveva parato il rigore al collega. Barry alle stelle, Razak alle stalle verrebbe da dire, e probabilmente questa giornata non la dimenticherà mai nessuno dei due.
La Nazionale della Costa d’Avorio, un piccolissimo stato nell’immensa Africa, è sempre stata una delle squadre più forti del continente nero, e forse quest’anno come non mai era la favorita per la vittoria finale. Occupa la 28esima posizione nel ranking Fifa, e questa è comunque solo la seconda Coppa d’Africa della sua storia. Il caso vuole che la prima, fu vinta 23 anni prima proprio contro il Ghana. Quasi un deja vu, la storia che si ripete. Può vantare una rosa invidiabile, e i talenti non mancano di certo: Yaya Toure, Kolo Toure, Gervinho, Bony, Kalou e Doumbia non sono certo giocatori che non fanno la differenza. Ma in mezzo a questi campioni, ieri il protagonista è stato un altro, quello che non ti aspetti: Boubacar Barry, portiere 36enne che questa Coppa d’Africa non avrebbe dovuto nemmeno giocarla, poi l’infortunio del portiere titolare e… a volte il destino. Il calcio è anche questo, ci regala storie romanzesche e romantiche al tempo stesso.
Come romanzesca e romantica è la vittoria di tutti gli “Elefanti”, che dopo 23 anni e due finali perse contro Egitto e Zambia, vincono la Coppa d’Africa senza il talento più cristallino che la Costa d’Avorio abbia mai prodotto in tutti questi anni, senza il fenomeno numero uno, senza Didier Drogba, che ormai con la Nazionale ha chiuso. Romanzesca ancora, come la storia dei due allenatori finalisti, uno un po’ più fortunato, l’altro invece con la maledizione rigori, che forse hanno ostacolato una carriera che poteva essere piena di riconoscimenti. Stiamo parlando del francese Herve Renard, e dell’israeliano Avraham Grant. Il primo aveva già vinto la Coppa d’Africa nel 2012 proprio contro la sua Costa d’Avorio, alla guida dello Zambia. Un miracolo sportivamente parlando. Il deluso invece è l’israeliano, che anche questa volta ad un passo dalla vittoria ha dovuto arrendersi. Così fu anche quando alla guida del Chelsea un rigore sbagliato da Terry scivolando, gli tolse la gioia di vincere la Champions League contro il Manchester United di Ferguson e Cristiano Ronaldo.
Insomma una finale sulla quale potremmo scrivere pagine e pagine di inchiostro, o perché no, un libro. Piena di storie da raccontare, ma che come ogni storia che si rispetti ha sempre vincitori e sconfitti, fortunati e meno fortunati. Ma se dovessi scriverlo, sicuramente non partirei dalla corsa liberatoria di Gervinho, ma dalle lacrime di Andrè Ayew, trascinatore del Ghana fino alla finale, che ieri disperato non poteva credere a quello che era successo, e che con le mani sopra agli occhi cercava di non guardare quello che accadeva intorno a lui. Perché in fondo anche gli sconfitti possono essere i protagonisti di un romanzo…