La droga è uno dei più gravi problemi della società moderna. Il suo uso risulta – purtroppo – sempre maggiore, specialmente tra i giovani, ed è certamente uno dei più seri pericoli per l’integrità pisco-fisica di ogni essere umano. Per via della sua azione distruttiva del corpo e specialmente del sistema nervoso, fare uso di sostanze stupefacenti rappresenta un vero e proprio drammatico attentato alla vita.
Gli ultimi dati raccolti che arrivano a noi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono piuttosto inquietanti: nel 2008 erano circa 250 i milioni di persone che facevano regolare uso di sostanze psicoattive; cocaina, oppiacei, anfetamine e cannabis erano i preferiti. Si tratta di circa il 5,7% della popolazione mondiale tra i 15 e i 64 anni.
Di questo tema si è fatta portavoce Meaghan Li, designer e fotografa autodidatta di origini neozelandesi, che ha illustrato, attraverso una serie di poster molto minimalisti, quali sono gli effetti delle più svariate droghe sul nostro cervello. Questo progetto, dal nome “Your brain on drugs” è nato per il corso di psicologia all’Università di Duke, negli Stati Uniti, ma è presto diventato oggetto dell’attenzione internazionale. Per rendere, a tutti, chiare le conseguenze del consumo di droga, la fotografa ha applicato, su sfondi di colori diversi, svariate forme geometriche e dissolvenze così da lasciare libera interpretazione a ognuno di noi sul reale effetto che ogni sostanza ha sul sistema nervoso.
Non solo la rappresentazione del nostro cervello durante l’assunzione di marijuana, la droga più comune fra gli adolescenti (che iniziano giovanissimi, anche a 13/14 anni, a sperimentarla e a rimanerne piacevolmente impressionati) ma anche cocaina ed eroina, rappresentati come figure poco chiare normalmente, che però assumono un tutt’altro aspetto se si è sotto effetto di droghe. Per rendere tutto un po’ più “reale”, sembra che la cocaina illustri una ripida catena montuosa, che l’eroina si trasformi in un dissennatore harrypotteriano, e che gli acidi ti facciano percepire il mondo come attraverso una serie di filtri di Instagram. Non vanno però presi così alla leggera
Con il termine droga, per essere chiari, si intendono tutte quelle sostanze psicoattive, naturali o artificiali, capaci di manipolare ed esercitare una azione distruttiva sia sull’organismo che sul sistema nervoso. Queste sostanze, di qualsiasi tipo si tratta, agiscono infatti direttamente sui neuro-trasmettitori, alterando la trasmissione degli impulsi nervosi, determinando così gravissime conseguenze, e determinando anche danni irreparabili ad ogni organo vitale, fino a portare alla morte. Le prime e – seppur gravi – minori conseguenze sono: perdita della capacità di reagire agli stimoli, incapacità di valutare e controllare le proprie azioni, sdoppiamento della personalità, alterazioni mentali, distorta percezione dello spazio e del tempo e alterazione di tutte le funzioni fondamentali.
Le sostante stupefacenti producono tolleranza ed assuefazione, senso di estasi e pace dell’animo, tanto che inducono facilmente ad assumerne dosi sempre più massicce fino alla fatidica dipendenza. Questo perché creano nell’essere umano una sensazione insolita di piacere (che gli scienziati chiamano ricompensa o gratificazione), che è una forza biologica molto potente per la nostra sopravvivenza, tanto che il nostro cervello è programmato in modo tale da indurci a provarlo ancora. Tutte le droghe che creano dipendenza sono, quindi, in grado di attivare il sistema di gratificazione del cervello, alterandolo.
L’uso prolungato di droghe, dunque, ha proprio quest’effetto di modifica e danneggiamento del cervello e del sistema nervoso. È un po’ come se nel cervello di chi fa uso di sostanze stupefacenti ci fosse una sorta di interruttore che, ad un certo punto, va in tilt. È in quel momento che avviene il passaggio da consumo a dipendenza. È quel momento specifico che fa entrare il 5,7% – citato prima – della popolazione mondiale nel vortice buio della droga, dal quale è difficile uscirne.
[Credit photos: yourbrainondrugs.net; Credit Cover: neuroscienze.net]