Se la tua maglia viene ritirata per sempre, e viene posta vicino a quella di una leggenda come Giacinto Facchetti allora vuol dire che in carriera hai fatto qualcosa di veramente grande. E mai termine fu più azzeccato di “grande”, se il soggetto in questione è Javier Zanetti. L’Inter ha deciso di ritirare la sua maglia numero 4, e lo ha fatto in occasione del “Match for Expo 2015”, davanti a tanti campioni che hanno fatto la storia del nostro calcio. Un’emozione incredibile per chi ha l’Inter nel cuore, ma anche per chi, Zanetti, ha avuto la possibilità di ammirarlo, anche solo da avversario.
Zanetti nasce a Buenos Aires, il 10 agosto del 1973, in un quartiere difficile e povero in Argentina come il Dock Sud. La vita non è facile da quelle parti, e Zanetti dopo aver iniziato a giocare nelle giovanili dell’Indipendiente, squadra che tifa fin da bambino, lascia il calcio per aiutare il padre a fare il muratore. Un fisico gracile per poter continuare a giocare, il lavoro però comincerà a scolpire la sua muscolatura. Javier è fatto così, è un tipo all’antica, se così si può dire, è fedele e se si innamora non lascia più. E il calcio fu il suo primo vero amore. È per questo che torna sui campi nel 1991, e firma un contratto con il Tallares. Un anno nelle giovanili, poi subito prima squadra. Qui però ci sono cinque giocatori che si chiamano Javier, e quindi fin da subito viene soprannominato “Pupi”, nome poi dato anche alla “Fundacion Pupi, Por un piberío integrado”, che ha aperto per aiutare i bambini poveri delle periferie argentine. È in questo periodo che conosce anche l’altro amore della sua vita, Paula De La Fuente, all’epoca giocatrice di basket e poi sua futura moglie.
33 partite gli bastano per portare su di se le attenzioni del Banfield, squadra di Primera Division, che lo acquista nell’estate del 1993. Inizia qui la vera carriera di Javier Zanetti, e inizia qui anche la storia d’amore con la maglia numero 4, che non svestirà mai più. Due stagioni al Banfield, poi nel 1995 arriva il momento del salto di qualità, del passaggio in un grande club europeo. Angelillo lo segnala a Massimo Moratti, che se ne innamora vedendo i suoi filmati. E così dall’Argentina, fino a Milano sponda interista, arrivano in quell’estate su un unico volo Javier Zanetti e Sebastian Rambert. Quest’ultimo doveva essere l’acquisto di punta del calciomercato interista, l’uomo che avrebe dovuto fare la differenza. E invece per lui soltanto 2 presenze con i nerazzurri, una in Coppa Italia, l’altra in Coppa Uefa. Tutti invece sanno come finì per l’altro acquisto di Moratti. Arrivato in punta di piedi, Zanetti non ha più lasciato la Pinetina.

Con la maglia dell’Inter Zanetti ci conviverà per 19 lunghissimi anni. Javier è lo straniero con più presenze in Serie A, 615, 618 se si contano anche i 3 spareggi giocati. Nella classifica assoluta invece è secondo, alle spalle solamente di una leggenda come Paolo Maldini. Con i colori nerazzurri Zanetti diventa anche il giocatore più vincente dell’Inter. Ben sedici trofei conquistati: cinque scudetti, quattro Coppe Italia, quattro Supercoppe italiane, una Coppa UEFA, una Champions League e una Coppa del mondo per club FIFA. Ma anche il giocatore argentino con più partite nella storia (145), con la maglia della Seleccion Albiceleste, superando Roberto Ayala nel novembre del 2007, che di partite ne aveva disputate 115.
Beppe Bergomi, che poi al suo ritiro nel 1999 gli lasciò in eredità la fascia da capitano, parla così del primo giorno di “scuola” di Javier Zanetti: “Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell’Inter”. E in effetti quel giorno iniziò la lunga storia d’amore tra Zanetti, l’Inter e i suoi tifosi. A fargli da mentore, e a trasmettergli i valori di onestà, lealtà e sportività appena arrivato a Milano, fu Giacinto Facchetti, con il quale si instaurò un rapporto puro e sincero d’amicizia fin da subito. Durante Calciopoli, che aveva coinvolto le storiche rivali dell’Inter, la Juventus e il Milan, venne diagnosticato a Facchetti un tumore al pancreas. Nonostante la grave malattia che lo stava consumando, Facchetti seguiva ancora le vicende della sua squadra, che avrebbe dovuto giocare il 27 agosto 2006, contro la Roma, la Supercoppa italiana. Ventiquattro ore prima della partita Zanetti lo andò a trovare in ospedale, promettendogli di tornare il giorno successivo con la coppa. Il capitano nerazzurro mantenne la parola, infatti l’Inter, dopo essere stata in svantaggio di addirittura tre reti, grazie a una doppietta di Vieira e a una rete di Crespo riuscì a pareggiare nei minuti regolamentari, per poi passare in vantaggio grazie a una punizione di Figo. Arrivato in ospedale con la coppa, Zanetti riuscì a strappare un sorriso a Facchetti, che sarebbe morto pochi giorni più tardi, il 4 settembre.

Dai primi goal contro la Cremonese, fino alla magica notte di Parigi la strada è breve. Non erano anni facili per la compagine nerazzurra, che in campionato stentava a cambiare marcia. Una finale di Coppa Uefa persa ai rigori contro lo Schalke 04. La rivincita con la Lazio, nel 1998 al Parco dei Principi. Vittoria per 3-0 contro una delle squadre migliori del campionato, quella Lazio che un anno più tardi iniziò a vincere tutto. Il goal del 2-0 lo firma proprio Zanetti, con un tiro da fuori che non lascia scampo a Marchegiani, e una corsa lunghissima e rabbiosa per il campo. In quel momento Zanetti entra di diritto nella storia dell’Inter, da quel goal contro la Lazio, la stessa squadra che Pupi ritroverà al suo addio come giocatore sul prato di San Siro.
L’emozione più grande però, è la vittoria della Champions League, nel 2010. Con Mourinho alla guida, Zanetti conquista il Triplete. Alzare a 36 anni al cielo la Coppa per club più importante del mondo non è da tutti. Ma Zanetti non è mai stato come tutti gli altri. E allora la sua maglia merita di stare lì, vicino alla 3 di Facchetti. Nessuno che vestirà i colori nerazzurri potrà mai indossarla, perché nessuno potrà mai più onorarla come ha fatto Zanetti. E allora che si dia il via alla ricerca dei compromessi. Il 22 diventerà 2+2=4, oppure qualcuno preferirà indossare direttamente la 44? Chissà, l’unica cosa certa è che la numero 4 sarà per sempre tua, Javier…
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