Il termine paranza, nel gergo criminale napoletano, indica una gang che ha stessi nemici e stessi obiettivi. Più nello specifico, anzi in senso letterale, la parola può riferirsi a un gruppo di pesci piccoli attratti dalla luce dei pescatori, che si staccano fatalmente dal fondale marino per essere fatti preda. Ma La paranza dei bambini, il titolo scelto da Roberto Saviano per il suo ultimo romanzo (uscito il 10 novembre, edito da Mondadori) non è esattamente un rafforzativo ma una perfetta metafora di quello che una parte dell’Italia rischia di diventare, o lo ha già fatto: un coacervo di giovani vite a perdere, attratte dalla luce dei soldi facili e del potere ma in fin dei conti sbranate da un sistema che non ammette la minima umanità.

Dopo Gomorra e Zero zero zero, anche il terzo romanzo di Roberto Saviano è un annunciato viaggio all’inferno, da cui è parecchio difficile tornare indenni. La paranza di cui si racconta nascita e sviluppo è quella capeggiata da Nicolas Fiorillo, ‘O Maraja, quindicenne figlio di un insegnante di educazione fisica e di una sarta, dal ciuffo biondo e dalla personalità debordante. Insieme a lui altri pesci piccoli col sogno di diventare squali: Dentino, Pesce Moscio, Briato’, ‘O Tucano e via dicendo. Una banda che sin da subito si prende sul serio, che vuole sfidare i grandi e che si basa sui riti di iniziazione mutuati da Il camorrista di Tornatore.

I quindicenni descritti con orrore e tanta compassione da Saviano parlano, ragionano e agiscono come cinquantenni che dalla vita non si aspettano più nulla. Una caratterizzazione senz’altro potente ed estrema, ma che alla lunga rischia di diventare il punto debole del racconto, perdendo un po’ di vista il realismo. L’incedere dell’autore partenopeo è comunque impeccabile e implacabile per tutta la lunghezza (quasi 350 pagine) del romanzo, mantenendo il coraggio e il pelo sullo stomaco di non risparmiarci né nomi e cognomi dei (veri) padri della criminalità oggi vigente, né un amarissimo finale.

Sarebbe troppo facile dire che la realtà fotografata da Saviano è quella di un territorio dimenticato dalle istituzioni, come se queste fossero le uniche colpevoli di un contesto inaccettabile. È semmai l’ennesima testimonianza, tra poca fiction e molta realtà, di uno status quo che oggigiorno appare sempre meno contrastabile. Ogni pagina de La paranza dei bambini è un passo all’interno di un tunnel in cui non filtra alcun raggio di luce.

[Photo Credits: copertina de ‘La paranza dei bambini’, Regino Gonzales, ‘Our Lady of Sorrows’]