L’esordio in Serie A, non è stato proprio come se lo era immaginato, qualcuno addirittura si era già sbilanciato dicendo che dopo la fine del primo tempo, in quel di Modena si erano già pentiti di aver fatto quel salto così importante. Cinque gol presi dalla Sampdoria a Marassi nel giro di pochi minuti, un incubo che poteva però finire peggio. Stiamo parlando ovviamente del Carpi, e in modo più specifico del suo allenatore Fabrizio Castori. Una storia particolare quella del tecnico marchigiano, una vita passata a vendere scarpe. Da giovane aveva lavorato in un calzaturificio, poi aveva deciso di mettersi in proprio, è così iniziò a commerciarle nella provincia maceratese. A 22 anni Fabrizio Castori aveva già una moglie e due figli, una vita che sembrava ormai scritta, scandita dalla routine quotidiana del lavoro, e della famiglia.

Qualcosa però cambiò la sua vita. Le scarpe avrebbe continuato a vederle, ma questa volta con i tacchetti sotto la suola. Fu un caso, uno scherzo del destino. Il presidente della Belfortese, una squadra di Seconda Categoria ormai allo sbando e vicinissima alla retrocessione, si rivolse a lui per un semplice paio di scarpe. Aveva 26 anni, nessuno sa cosa successe in quella contrattazione, ma Castori si ritrovò improvvisamente sui campi di calcio della provincia marchigiana. Nasce così, dal nulla, la storia di Fabrizio Castori allenatore. Volete sapere come andò a finire? La Belfortese riuscì a conquistare un’insperata salvezza, e se una squadra allo sbando, senza nessuna minima possibilità di salvarsi, con poco talento e determinazione, aveva improvvisamente trovato una compattezza di gruppo, invertendo una rotta disastrosa, il merito non poteva che essere della nuova guida.

A Fabrizio Castori arrivarono richieste da tutto il circondario. Era pronto a cambiare vita, ad abbandonare i ritmi scanditi dal suo lavoro nel negozio di scarpe. Lanciano, Cesena, Salerno, Castel di Sangro, Ascoli, Piacenza, Varese, Reggio Calabria, fino alla provincia modenese. Castori ha girato mezza Italia, è passato di panchina in panchina, lasciando le sue squadre sempre a testa alta. Otto promozioni in carriera, le ultime due consecutive proprio con il Carpi con un salto dalla Lega Pro alla Serie A non da poco. La parentesi più lunga della sua carriera a Cesena, dove rimase dal 2003 al 2008. Molti lo paragonano a Sarri, per la carriera, ma anche per il modo di essere, per quel rifiuto categorico alla giacca e alla cravatta che li contraddistingue. Ora sta vivendo una favola, ma non ditelo a lui. Le favole son destinate a finire, Castori invece non vuole fermarsi.

Il suo Carpi è lì, tra le 20 squadre più forti d’Italia, e poco importa se la prima giornata non è andata per il verso giusto. Ne mancano ancora 37 e i verdetti sono ancora tutti da scrivere. Quel che è certo, è che Carpi non è il Sassuolo, altra società di provincia, di Reggio Emilia questa volta, che può però contare sull’apporto economico di un presidente come Squinzi. Ma non sono mai stati i soldi il frutto dei successi del Carpi, ma i motti del suo allenatore: “correre, correre, correre”, “sudare, sudare, sudare”. Una squadra che fino allo scorso anno fatturava solamente 4,5 milioni di costo aziendale. La dimostrazione che i soldi nello sport a volte possono essere anche meno importanti e superflui. Il Carpi e Castori non sono una favola, sono realtà, e adesso sognano la permanenza in Serie A.