Enrico Motta, laureato alla Bocconi in Economia Aziendale, dal 2008 affianca il padre Emanuele nella conduzione della galleria “Quadreria dell’800“, fondata nel 1992 in via Manzoni a Milano.
La galleria opera nella pittura italiana dell’Ottocento, con prevalenza di autori della scuola lombarda, mettendo a disposizione dei collezionisti tutta l’esperienza maturata dal Signor Emanuele in trent’anni di conoscenza del mondo della pittura.
Tra una mostra ed un’asta, Motta ha accettato l’invito de Il giornale digitale a fare il punto sulla suo lavoro e sul mondo dell’collezionismo d’arte oggi.

La scelta di affiancare suo padre è stata chiara in lei fin dall’inizio del percorso di studi, oppure è maturata strada facendo? Di cosa si occupa in modo particolare?

Purtroppo, o per fortuna, ho deciso di affiancare mio padre in questa avventura solo dopo il completamento del mio percorso formativo in Bocconi, e, se da un lato, una conoscenza economica e finanziaria mi è utile oggi nella gestione contabile della galleria, da un altro punto di vista, mi ha fatto “perdere” tempo che avrei potuto investire in corsi di laurea più attinenti alla storia dell’arte e alla pittura dell’Ottocento, il nostro secolo di riferimento. Questo gap conoscitivo ho cercato di ridurlo frequentando per tre anni, in tante sere dopo il lavoro, un corso peritale in pittura italiana dell’Ottocento con specializzazione in quella lombarda. Oggi, a fronte di quel sacrificio, posso dire di essere pienamente soddisfatto del bagaglio culturale di cui mi sono impadronito. Comunque, la mia è una passione trasmessa da mio padre che, essendo follemente innamorato del suo lavoro, ha sempre cercato di infonderla sia a me che a mia madre, coinvolgendoci nelle mostre e nelle fiere cui partecipava, come nei rapporti con la clientela, spesso sfociati in belle amicizie. A livello generale, la Quadreria dell’800 si occupa esclusivamente di pittura dell’800 italiana, ma con una marcata specializzazione in quella lombarda, veneta e piemontese, dove Accademie come quella di Brera di Milano o l’Albertina di Torino hanno fatto da padroni.

Risulta più difficoltoso trattare con i venditori o con gli acquirenti?

Sono due approcci totalmente diversi: con chi vende, spesso e volentieri e sempre più negli ultimi anni di crisi, ti trovi di fronte a gente che vende per necessità, e allora non è mai facile: bisogna parlare sia con la testa, da mercante, ma anche con il cuore e considerare che staccare un dipinto da una parete, seppur a fronte di un riscontro economico, non è mai facile. A un quadro si possono associare ricordi e stati d’animo che costituiscono il cosiddetto valore affettivo, sempre incommensurabile e soggettivo; inoltre, ed è un fattore da non escludere, anche la piacevolezza che deriva dal guardare una tela ben dipinta e ben eseguita.
Con chi compra, invece, c’è un discorso diverso, c’è la soddisfazione di vedere negli occhi del collezionista la felicità di aver trovato qualcosa che migliora e accresce la propria collezione, ma, naturalmente, c’è uno “scontro” tra le parti per la normale trattazione del prezzo. In assoluto, però, la cosa più bella, quando si avvia una trattativa, è il piacere di spiegare al possibile acquirente quello che noi abbiamo compreso dall’esecuzione della tela, nonché il messaggio intrinseco che ogni pittore vuole trasmettere con la sua opera, anche se, in verità, il nostro vuole essere solo un suggerimento di lettura, perché spesso, il vissuto e la sensibilità personale di ognuno di noi porta a interpretazioni diverse.

Che risvolti ha avuto nel settore della pittura dell’800 la crisi economico- finanziaria?

Come ogni campo del ramo economico, anche noi siamo stati colpiti dalla crisi; sarebbe impossibile essere immuni da questo grave periodo che sta attraversando non solo il nostro Paese, ma l’economia globale. L’acquisto del dipinto è la conseguenza di uno stato d’animo, di un periodo lavorativo felice e purtroppo oggi sono in pochi a potersi dire felici. Risulta così evidente che, oltre ad una chiara riduzione della clientela, logicamente abbiamo avuto anche una decrescita dei prezzi e dei valori del mercato, ma posso dire che il valore assoluto delle opere da noi trattate ha avuto una flessione non drammatica, non solo per la gioia nostra e dei nostri magazzini, ma anche per quella del collezionista stesso che non ha assistito a una eccessiva svalutazione delle opere possedute. Discorso a parte meritano poi i capolavori che, a causa del difficile reperimento, restano sempre quotati moltissimo, tanto più in piazze e sedi di aste internazionali.

Qual è il profilo del cliente- tipo che si rivolge alla sua Galleria? Sono prevalentemente collezionisti?Di quali nazionalità?

L’arte pittorica dell’800, per fortuna sotto un certo punto di vista, racchiude temi e significati molteplici in ogni filone che l’ha attraversata e quindi spesso non risulta di immediato impatto, tanto più per una clientela di massa come quella estera. Grazie, però, alla posizione centrale della nostra Galleria, situata nel cuore del Quadrilatero della Moda di Milano, posso riscontrare pian piano una sempre maggior attrattiva per un pubblico colto, anche internazionale, in prevalenza Britannico- Americano. Recentemente, e parlo sempre per quanto riguarda la nostra esperienza, iniziano ad avvicinarsi con interesse crescente russi e asiatici. Per quanto riguarda invece lo “zoccolo duro” della nostra clientela, devo dire che siamo di fronte a dei veri e propri “malati” d’arte, gente con la quale disquisire per pomeriggi interi di quadri, mostre e pittura, gente con la quale confrontarsi su ogni piccolo dettaglio del nostro mondo: dalla pulitura della tela, alla pennellata, fino alla scelta della cornice da utilizzare. Ogni giorno, quindi, imparo non solo leggendo i numerosi volumi d’arte, ma anche solo parlando!

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Gerolamo Induno, Roma 1863, La Bandiera Nazionale

È più difficile trattare con un cliente preparato o un neofita?

Anche qui siamo di fronte a due mondi completamenti diversi: il cliente preparato è sempre più difficile da soddisfare, ma allo stesso tempo è la vera sfida che se riesci a vincere, indubbiamente ti gratifica maggiormente. La preparazione, il gusto, il sapere di queste persone li porta a ricercare opere mai banali e dai dettagli che possono fare veramente la differenza e che permettono loro di affermare: “Solo io posso dire di avere questa opera, questo capolavoro!”.
Il neofita, invece, è un po’ il sogno di tutti noi mercanti d’arte che cerchiamo, attraverso un lungo percorso nel tempo fatto di consigli, di affiancamento nella visita a mostre, fiere e musei, di accrescere, in chi si avvicina per la prima volta al “nostro mondo”, un gusto e una linea temporale nella quale andare poi a specializzarsi. Solo il tempo e la pazienza può fare di un neofita un futuro collezionista e quindi un vero intenditore.

Pensa che qualcuno usufruirà nel presente, o nell’ immediato futuro, della legge, ricordata dal ministro della Cultura Franceschini, in base alla quale si possono pagare le tasse con la cessione di opere d’arte?

Penso che possa essere l’ultima spiaggia per chi proprio non trova altre soluzioni, ma del resto è una legge che esiste già da molti e molti anni, quindi non credo che creerà particolari scossoni nel mondo del collezionismo di opere d’arte.

Sta pensando di organizzare qualche evento particolare da inserire nel percorso culturale di Expo 2015?

Ad oggi purtroppo Milano, e lo dico con grandissimo dispiacere, non ha una fiera dell’antiquariato di livello come questa città dovrebbe avere, tanto più in una occasione unica come sarà EXPO 2015, dove, si spera, l’affluenza di gente sarà veramente quelle non delle grandi occasioni, ma di quelle “uniche”, appunto, quelle che si troveranno sui libri di storia. La speranza è che da qui a quel giorno possa arrivare sulla nostra scrivania, come su quella dei miei colleghi, un’ allettante proposta che risulti favorevole e non solo per noi mercanti, ma anche per i collezionisti stessi, dal più grande al più piccolo che avrebbero la grande soddisfazione di vedere le loro opere portate su palchi mediatici internazionali. E ancora, a trarne vantaggio sarebbe l’arte italiana in generale che poco, se non nulla, ha da invidiare alla più blasonata e molto bene reclamizzata arte francese.

A suo parere, e relativamente al settore in cui opera, quale fra le mostre d’antiquariato programmate nel periodo autunno- inverno, è oggi più importante?

Senza nulla togliere alle altre, a mio personalissimo parere, consiglierei tre fiere in particolare: Flash back di Torino, Gotha di Parma e unica fine art expo a Modena, tanto più quest’ultima, concedetemelo, proprio perché, come da anni, sarà presente anche la Quadreria dell’800!

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