Durante la vita di ciascuno di noi succede che si creino delle situazioni o che intervengano degli imprevisti in grado di bloccare qualsiasi progetto in atto. Ma succede anche che le stesse situazioni sfavorevoli vengano create appositamente. Da chi? Da noi stessi, dalle nostre mani, perché spesso l’uomo è il peggior nemico di se stesso. Ricordiamoci a tal proposito che la mente ha un potere enorme sopra le nostre azioni, dalle più semplici alle più complesse, e che qualsiasi attività che svolgiamo quotidianamente può essere influenzata in maniera più o meno positiva proprio dal nostro cervello. L’arte di procrastinare, ossia di rinviare da un giorno all’altro impegni, studi o progetti di lavoro è un male con cui ci si auto-distrugge. Un atto che Rory Vaden, co-fondatore di Southwestern Consulting, nonché self-discipline strategist identifica con il termine di “evasione creativa”. “Una forma di auto-distruzione con cui creiamo delle cose banali da fare per non portare a termine compiti più importanti.” Un’arte comune praticamente a tutti, caratterizzando ognuno in maniera più o meno forte e sviluppatasi, secondo alcuni ricercatori, solamente negli ultimi anni. In passato questo bisogno non esisteva, in quanto le attività dei nostri avi dovevano essere svolte in tempi brevi, perché necessarie alla sopravvivenza stessa.

Il fatto di rimandare con l’intenzione di non fare un determinata cosa può essere causato da molteplici fattori, che intervengono naturalmente nella vita di tutti i giorni, sia in quella personale, lavorativa o nel proprio percorso di studi. Procrastinare non è una soluzione, è una deviazione momentanea dal percorso vitale o lavorativo, l’antonimo per eccellenza dell’organizzazione a debito tempo. Una modalità controproducente di affrontare i propri impegni e la famosa “to do list” quotidiana. Una volta superato il muro costruito mattone dopo mattone con decine di scuse inventate, si è invasi da quella sensazione di leggerezza e di libertà, che si prova proprio quando si perde quel peso che ci si portava dietro da giorni. Eppure questa pace mentale libera dai sensi di colpa, di cui siamo coscienti e che abbiamo già provato in molte occasioni davanti allo stesso muro, non sembra essere abbastanza per far sì che l’organizzazione abbia la meglio e che non si rimandi nulla all’indomani.

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L’atto di rimandare costantemente può avere un risvolto psicologico, essendo considerato anche come un segnale proveniente dal nostro inconscio, che blocca a lungo andare qualsiasi propensione nel portare a termine un determinato impegno. Fare qualcosa controvoglia, come un lavoro o un’attività che non entusiasma o che proprio non piace rappresenta un terreno fertile per la procrastinazione. Non si vuole fare una cosa, ma la consapevolezza di doverla fare necessariamente ha la meglio ed è proprio in quel momento che i procrastinatori incalliti che vivono in ognuno di noi hanno la meglio.

Quindi, se da una parte esso può essere un incentivo a lasciar perdere, perché se non c’è la voglia e il desiderio sbrigativo di fare una determinata cosa, essa perde di valore, dall’altra però lasciarsi condurre da un concentrato di energie negative può essere un problema. La paura e la procrastinazione vanno spesso a braccetto: una incentiva l’altra. La strada più difficile e tortuosa spaventa tutti e spesso manca proprio il coraggio di ammetterlo. Si trovano così decine di scuse plausibili per rimandare ciò che si vorrebbe fare, ma che per paura di sbagliare si rimanda. Si perdono di vista i propri sogni, incapaci di rincorrerli perché immobilizzati da paure che bisogno combattere. Come? Agendo, nonostante il timore. È questo l’unica via per farle svanire. Sbaglia chi agisce, ma è proprio commettendo errori che si cresce e ci si avvicina a passi importanti verso il proprio obiettivo. Ed è proprio questo “perfezionismo” che l’essere umano rincorre a incatenarci e a non permetterci di sbagliare.

Perché non riusciamo a liberarci della procrastinazione? Rory Vaden risponde così: “La ragione principale è perché siamo troppo critici nei confronti di noi stessi. Siamo dei perfezionisti, prima di metterci in moto attendiamo che si creino le circostanze perfette, aspettiamo di avere tutto il tempo che riteniamo necessario. A questo modo, però, ci trasciniamo nell’attesa di un momento che non arriverà mai.” Ma aspettando avviene un cambio di direzione, una perdita importante “perché più aspettiamo, più la nostra volontà si indebolisce: è la cosiddetta “legge della diminuzione dell’intenzione” che stabilisce che l’intenzione sia più forte quando è nuova” aggiunge Vaden.

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“Procrastinare è una trappola. Troverai sempre delle scuse per procrastinare. Ma la verità è che esistono soltanto 2 cose nella vita: le scuse e i risultati, e con le scuse non si va da nessuna parte.” dice Robert Anthony, scrittore statunitense di romanzi fantasy. L’atto di rimandare, in effetti, è quasi sempre accompagnato a una scusa, di qualsiasi tipo. Un classico “oggi non mi va”, “tanto c’è tempo” protratto all’infinito, che non fa altro che ingigantire ulteriormente gli impegni, tanto da renderli dei veri e propri “persecutori”. Come agire? Fare oggi qualcosa che permetterà di avere più tempo domani, riorganizzando tempo e spazio in maniera molto efficace. Cercare di fare una cosa alla volta, possibilmente quella più importante: meglio una cosa fatta bene, che tante male. (Il multitasking funziona in fondo solo per le donne). Fare subito la cosa che meno piace, che si lascerebbe volentieri all’indomani. Un sassolino nella scarpa che conviene togliere subito, per camminare in maniera più comodo nella direzione scelta.

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