Nelle pubblicità, sui social, nelle allusioni della gente: il sesso è ovunque e, in un modo o nell’altro, i messaggi indirizzatici dalle più svariate forme di comunicazione ce lo ricordano. Così come lo ricordano gli atteggiamenti degli adolescenti, ancora alla scoperta di se stessi, degli adulti, consapevoli ma sperimentatori, dei più anziani, nostalgici e ancorati alla tradizione. Ma c’è anche chi si rifiuta e si volta dall’altra parte. C’è anche chi si astiene dalla fisicità, nonostante appaia impossibile. Si chiama asessualità, l’orientamento sessuale, di recente riconoscimento, che presuppone il completo disinteresse e l’assenza di attrazione o desiderio fisico nei confronti di qualsiasi individuo, ma soprattutto di qualsiasi genere. Disinteresse, avete ben capito. Non una forzatura, non un sacrificio o un patto, non un’impossibilità medica, ma la semplice astensione dai rapporti fisici, che ci si trovi in coppia o da soli. Un fenomeno in evoluzione, che ha poco a che fare con orientamenti religiosi, politici o di altra natura, ma che invece ne ha molto con fasi importanti e diverse nella scoperta della propria sessualità.

L'asessualità esiste. Nel disinteresse, nella paura, nella consapevolezza

L’asessualità, elevata oggi a indipendente orientamento sessuale, è stata spesso etichettata come una fase “pre-coming out“, una fase transitoria in cui la paura del giudizio e la vulnerabilità del vero, portano a tirarsi fuori dalle faccende di letto, così, per non pensare. Numerose sono state le ricerche in campo medico, prima che sociologico, sul tema: l’assenza di desiderio condurrebbe chiunque all’ipotesi di disfunzioni a livello ormonale, cerebrale o di altro tipo. In principio, infatti, questo orientamento era stato definito una “turba psichica“: solo ultimamente, laddove per “ultimamente” si intende l’ultimo decennio, le cose sono cambiate e il numero crescente di individui asessuali (oggi stimato a più del 3% della popolazione mondiale), oltre che gli studi condotti, hanno dimostrato come quest’astensione possa essere sia una scelta ponderata, che una vera e propria noncuranza nei confronti delle attività di coppia. Nessuna unione carnale, nessun contatto, ma solo una complicità intellettiva ed empatica in grado di nutrire tutto il resto: è questa la relazione tipo di un asessuale, è questa la loro scelta consapevole. E mentre l’astensione è una scelta personale, l’asessualità è parte integrante del proprio essere. Essere asessuali, infatti, non incide sulla vita, ma fa sì che si affrontino situazioni e problemi diversi da quelli normalmente affrontati dalle persone “sessuali”. Come la faticosa ricerca di un partner disposto a evitare rapporti fisici. Tuttavia, c’è una grande varietà all’interno della comunità asessuale: ogni persona sperimenta relazioni, attrazione ed eccitazione in modi diversissimi tra loro. Basta un abbraccio, una poesia, la semplice presenza, uno sguardo: l’amore tra asessuali diventa platonico e spirituale, magico e profondo.

L'asessualità esiste. Nel disinteresse, nella paura, nella consapevolezza

Oggi sono numerose le forme di difesa nei confronti degli asessuali, così come sono numerosi forum e spazi, come Aven, Asexual, Visibility and Education Network, in cui chiunque può raccontare la propria esperienza, le proprie scoperte, la propria diversità. Perché è la conoscenza a fare la differenza, sempre. Perché è la consapevolezza il primo passo sulla strada per la felicità. Non esistono leggi, confini, generi, orientamenti: esiste l’amore, in tutte le sue forme. Esiste l’asessualità, con tutte le sue cause, i suoi timori, le sue abnegazioni, le sue scelte, le sue difficoltà.