Domenica scorsa, nel big match tra squadre blasonate del Campionato di serie “D” (Rimini-Formigine), è apparso uno striscione: “Ma quale meeting internazionale, qua ci vuole la curva attaccata al campo e una pista normale“. Affermazione di per sè illogica: o ti fai la curva attaccata al campo, o ti fai la pista normale. O almeno: che concetto c’è di “pista normale”? Due rettilinei paralleli non collegati?
Altro caso simile in Veneto. A Padova dove la squadra di calcio milita nella Serie D girone C e l'”Euganeo”, che negli anni passati è stato palcoscenico nientepopodimeno che della Serie A, a bordo campo è contornato da una pista d’atletica.
Il caso Rimini
Abbiamo ripercorso attraverso i quotidiani locali tutta la vicenda a tappe, per capire come mai si sia arrivati allo scontro aperto tra supporters del “Calcio Rimini”, e il mondo sportivo alternativo nella cittadina romagnola.
La città di Rimini, nonostante un impianto all’interno di uno stadio mediamente capiente (per un incontro di atletica varrebbe comunque come il Maracanà), non rappresenta da molti anni un “nodo”, un “hub” (come si dice oggi) dell’atletica che conta. Eppure sarebbe strategicamente fondamentale valorizzare un impianto che si trova quasi a metà del nostro Paese, collegato con treni e aeroporto, e che durante l’estate richiama centinaia di migliaia di turisti tanto che da cittadina mediopiccola, Rimini diventa una metropoli. Pensare di organizzare campionati italiani (magari di sera) durante la stagione estiva, potrebbe essere un’idea vincente, molto più che disputarli nella calura opprimente di città deserte come Milano e Torino. Ogni tanto pensare a “vendere” il prodotto atletica ad un pubblico più vasto e raggiungibile, no? Dobbiamo rassegnarci alle dinamiche di questa Fidal costituita da anziani dirigenti (anziani per militanza, non per età) che non contempla mai nuova strategie, ma solo la costante centrifugazione delle vecchie.
Attualmente la pista di Rimini versa in condizioni pietose, e può essere utilizzata solo per gli allenamenti. In un articolo di luglio del Resto del Carlino di Rimini si titolava: “Buche e crepe: la pista di atletica sembra un percorso ad ostacoli“. Articolo in cui si descriveva l’inutilizzabilità della struttura a causa della fatiscenza di un impianto ormai datato (fu steso nel 1989, 25 anni fa). Proprio a causa di questa situazione, il comune ha così deciso di stanziare quasi 600 mila euro per l’ammodernamento della pista. E così l’impianto diventerebbe polifunzionale: potrebbero utilizzarlo le società locali, la facoltà di Scienze Motorie, le scuole limitrofe e perchè no, gli appassionati riminesi e i tanti turisti. Tanti soggetti che utilizzano uno spazio pubblico. L’assessore allo sport, Brasini, quando il problema della pericolosità della pista emerse in tutto il suo candore, dichiarò:
“Come già detto, consideriamo questa struttura, assieme alla piscina, una priorità assoluta, vista l’importanza delle associazioni sportive nel nostro territorio. Non a caso abbiamo inserito la sua sistemazione nel piano triennale delle opere, destinando a questo intervento 578mila euro. Serviranno a finanziare la realizzazione ex novo delle corsie e de le pedane, il restyling dello stadio e degli spogliatoi. Presto ufficializzeremo il bando. Contiamo di poter concludere i lavori entro la primavera 2015″.
Per la pista sono poi partite diverse lettere, dirette all’Amministrazione comunale, non ultima quella di Coni e Fidal provinciali e delle società riminesi. Lo stesso Brasini, a novembre dell’anno scorso dichiarava come i lavori sarebbero partiti questo giugno. Quindi il ritorno di Rimini sulla scena che conta dell’atletica nazionale pare cosa fatta.
Il progetto esecutivo è stato quindi approvato, con lo stanziamento dei famosi 600 mila euro. Brasini si lascia andare ad una promessa “rosea”, che tutti si augurerebbero: “Sarà un impianto omologato per ospitare importanti eventi sportivi, anche internazionali”.
Nel dettaglio: “Potremo ospitare importanti eventi sportivi” . Nel dettaglio, si legge in un altro articolo del Resto del Carlino: “rimozione completa della superficie sintetica esistente, poi rifacimento del manto, della pista e delle pedane. Sarà inoltre modificata e ripristinata la fossa del percorso siepi, che sarà posizionata e dimensionata secondo le disposizione aggiornate del regolamento Fidal. Saranno posizionate le attrezzature e gli attrezzi per l’omologazione dell’impianto come «impianto di attività» in classe A, adatto quindi ad ospitare anche eventi agonistici nazionali ed internazionali.
Venerdì 9, in un articolo pubblicato sulle pagine de “La Voce di Romagna” si scriveva in merito alle esigenze dei tifosi riminesi: “Come se si stesse giocando a Tetris. Si tratta ‘solo’ di incastrare i pezzi nel modo giusto. Più facile a dirsi che a farsi. Ma è quello che in concreto sta tentando di fare il Comune: ovvero conciliare le diverse esigenze in merito alla nuova pista di atletica che dovrebbe sorgere al ‘Neri’“.
La vicenda padovana
Anche a Padova stanno cercando una soluzione per quanto riguarda la pista. Non vogliono togliere senza dare nulla. “Per questo stiamo valutando altre aree dove l’atletica possa avere una collocazione adeguata. Ci stiamo già lavorando e troveremo le soluzioni migliori” – ha dichiarato il Presidente del consiglio comunale, Roberto Marcato. Una delle ipotesi più serie è quella di ammodernare lo stadio Colbachini dell’Arcella, che prima della costruzione dell’Euganeo ha ospitato per sette anni il meeting, diventando anche il teatro del sedicesimo record mondiale di Sergei Bubka nel salto con l’asta nel 1992. Nonostante qualche tifoso biancoscudato abbia un po’ storto il naso per la costruzione soltanto di una curva a bordo campo, invece che per rifacimento dell’intero stadio.
Ora la domanda che si fanno i tanti appassionati della corsa è se sia giusto distruggere una pista di atletica pagata alcune centinaia di migliaia di euro dai contribuenti; se altrettanto cosa buona e giusta sia costruire curve e tribune in stadi dove la capienza supera di molte volte quella media della squadra di Serie D; e infine, se esiste qualcuno – dall’opposizione comunale, alla Fidal locale, la Fidal nazionale, al Coni, alla politica – che abbia a cuore il destino di un impianto importante in una città universitaria.
Rimini e Padova accomunate da tanti fattori: biancorosse, entrambe hanno un inno che canta “Vai”, disputano il campionato di Serie D e negli ultimi tempi sono state protagoniste della vicenda che vi abbiamo raccontato.
Biancoscudati e scacchieri: la fede calcistica non si discute. Ma lasciate spazio anche all’atletica. La Regina degli sport merita più di 8 corsie.