“Lavorare ed essere felici” per qualcuno potrebbe sembrare un paradosso o addirittura un’utopia. In realtà è semplicemente una delle più grandi ambizioni di ogni individuo. Due aspetti della vita che viaggiano di pari passo e hanno un legame molto più stretto di quanto si possa pensare. Ancora di più nella nostra congiuntura, dove lo stress per la ricerca del lavoro e la poca stabilità negli impieghi rendono tutto più difficile. Come coniugare quindi lavoro e felicità?
Il tasso di disoccupazione è ai massimi storici: a ottobre ha toccato il 13,2%, un livello mai registrato dal 1977. In un periodo come questo, in cui il lavoro scarseggia un po’ in tutti gli ambiti, a molti capita di doversi accontentare e accettare mansioni non troppo esaltanti o che richiedono meno qualifiche di quelle che si posseggono. Altri ancora, invece, cercano di portare avanti il proprio lavoro ideale con notevoli difficoltà rispetto al passato: ed ecco che stress e frustrazione si impossessano di giornate intere e la felicità non resta che una chimera.
Ci sono, però, dei fattori che incidono altamente sul rapporto lavoro-felicità. È necessario, innanzitutto, sfatare un mito: ciò che motiva professionalmente e fa la felicità di un individuo non sono solo i soldi ma, casomai, il rapporto impegno/retribuzione.
Una delle caratteristiche principali che porta a scegliere un lavoro piuttosto che un altro (per chi può permetterselo) è sicuramente la garanzia del giusto equilibrio tra la vita professionale e quella privata. Sicuramente non si è felici se non è possibile far combaciare i due mondi, lasciando spazio sia all’uno che all’altro. Basti pensare alla domanda più ovvia che spesso ci si pone: “Com’è possibile crearsi una famiglia o dedicare tempo ai propri interessi, se il proprio tempo è quasi completamente dedicato al proprio lavoro?”
Grande importanza, inoltre, hanno anche variabili come il livello di responsabilità, l’autonomia nella gestione del lavoro, l’acquisizione di un know-how sempre maggiore, l’atmosfera all’interno del proprio contesto lavorativo, i rapporti interpersonali (colleghi, superiori, clienti, ecc.) e la possibilità di ottenere delle promozioni.
Il concetto lavoro-felicità non riguarda, però, esclusivamente l’individuo ma si può estendere fino a diventare parte integrante di una politica aziendale. Esiste, infatti, un rapporto diretto tra l’eccellenza della prestazione dei collaboratori e la capacità competitiva espressa da un’azienda: chi lavora con piacere sicuramente lavora bene e con maggiore produttività. Con l’espressione “lavorare bene” si intende operare con partecipazione, senso di responsabilità, proattività, attenzione alla qualità dei risultati e tensione innovativa. Non a caso, aziende come Google risultano puntualmente ai primi posti nella classifica Great place to work che ogni anno stila la lista dei posti di lavoro ideali, dove davvero le Risorse Umane sono considerate elemento chiave per il successo del proprio business. Questo è sicuramente uno dei punti fondamentali per creare un ambiente di lavoro felice nel quale tutti i collaboratori possano trovare risposta ai loro bisogni e condivisione dei valori umani più profondi.
Ciascuna azienda, dalle piccole startup alle grandi multinazionali, può investire nel concetto lavoro-felicità certa di un ritorno sicuro. I punti di partenza possono essere, ad esempio:
- assicurare il rispetto di principi come equità, trasparenza, valorizzazione del merito, formazione continua, partecipazione attiva, rispetto e qualità della relazione interpersonale;
- investire nel progettare e gestire politiche che permettano di conciliare vita lavorativa e tempo personale;
- promuovere un’immagine socialmente responsabile, improntando iniziative di miglioramento della qualità sociale dell’ambiente di lavoro e facendosi promotori di piccoli e grandi progetti a favore della collettività in generale.
Pochi semplici punti che permettono di intervenire in concreto e con efficacia sulla felicità complessiva nell’ambiente di lavoro con risultati che interessano la dimensione individuale e di gruppo e che determinano una spinta sulla qualità e sulla capacità competitiva dell’impresa, qualunque sia la sua dimensione. Perché lavorare ed essere felici smetta di essere una chimera e diventi qualcosa di possibile.
[Cover source: hr.answers.com]