L’8 marzo festeggiamo la donna. Quella donna che ha combattuto con sangue e sudore per far sì che i suoi diritti fossero riconosciuti. Quella donna che ha lottato e ha vinto, senza mai smettere di amare. Quella donna che ora si può dire padrona di se stessa e della propria vita, presente e futura. Quella donna che c’è dentro ognuna di noi.

E per le professioni che noi ora possiamo fare, per le possibilità che abbiamo oggi, e per l’uguaglianza formale e sostanziale che ci è riconosciuta, non possiamo fare altro che ringraziare le donne del passato. E non parliamo di mamme, nonne e bisnonne, parliamo di tutte le donne nostre antenate proprio in quanto donne. Perché la storia dell’emancipazione femminile è vecchia di decenni: risale addirittura alla rivoluzione industriale, quando il passaggio dal lavoro artigianale alla produzione di massa, fece sì che le donne entrassero nelle fabbriche. Ed è proprio nelle fabbriche che iniziarono le lotte per la parità di trattamento salariale con gli uomini.

Ma forse il movimento femminile più importante è stato quello delle suffragette: si tratta di un movimento – nato nel Regno Unito nella seconda metà del XIX secolo – formato da tutte quelle donne che desideravano e lottavano per un cambiamento, politico, sociale ed economico. Il primo punto di svolta si ebbe nel 1869, quando, il movimento delle suffragette si identificò sotto tutti i punti di vista come il movimento volto a chiedere il suffragio femminile.

Con il passare del tempo questi movimenti femministi si batterono non più solo per il diritto al suffragio universale, ma anche per quello all’istruzione, al lavoro non condizionato dalla differenza di sesso; si batterono per il riconoscimento di uguali diritti delle donne anche all’intero del nucleo famigliare, rifiutando spesso il solo ruolo di madri e mogli e rivendicando l’indipendenza.

E poi, proprio perché la condizione socioeconomica delle donne fra fine ‘800 e primi del ‘900 era davvero di drammatica disparità, ricordiamo con grande orgoglio quelle 20.000 operaie di New York che scioperarono per tre mesi, facendo in modo che, per la prima (vera) volta, i riflettori internazionali fossero tutti puntati sui diritti delle donne.
Sembrano lontani anni luce questi movimenti, queste donne, queste lotte. Sì, perché ora, per la maggior parte, siamo tutte cittadine di serie A, al pari degli uomini, padrone di noi stesse e della nostra vita, che ci conquistiamo giorno dopo giorno.

Ma non va mai dato per scontato niente, e questo ce lo ricordano tutti quei movimenti, nati in questi anni, a difesa delle donne che vivono in una condizione di povertà economica ma sopratutto sociale. Né è un esempio The Circle: un gruppo di femministe provenienti da differenti paesi e ambiti (cultura, arte, spettacolo, moda, editoria, imprenditoria, giurisprudenza) che apportano idee, contatti, abilità ed entusiasmo per combattere le ingiustizie dovute al sesso di appartenenza che ancora sono rovinano il mondo.

Non dimentichiamoci poi di He for She, il movimento solidale per la parità di genere, guidato da Emma Watson, che unisce gli sforzi di una metà dell’umanità (quella maschile) a favore dell’altra metà (la femminile), per il beneficio di tutti. Perché il concetto di uguaglianza tra sessi non è solo un problema delle donne, ma si tratta di una questione di diritti umani, che in quanto tale, interessa anche gli uomini in primis.

Perché le donne, molto spesso, sono il motore del cambiamento, e questo lo sanno anche gli uomini.

[Credit Cover: Alessandro Barcella]