Difficile non provare emozione all’ascolto di “Cocciu d’amuri, la serenata che Lello Analfino ha composto per Andiamo a Quel Paese, ultima pellicola di Ficarra e Picone in questi giorni nelle sale italiane. Ad appena tre ore dalla condivisione del video del brano su YouTube si sono raggiunte oltre 180mila visualizzazioni sul web e 6mila condivisioni sui canali social. Quale il segreto del successo di Lello Analfino? La sua musica è per tutti, tocca il cuore; lui suona note vicine a chi ascolta, lontano o meno che sia da quella Terra che nelle canzoni di Lello è protagonista, la Sicilia. Con i Tinturia, il gruppo originario dell’agrigentino che dal 1996 fa una musica che definire ora pop, ora folk, ora raggae sarebbe un errore semplicistico, Lello quest’anno ha confezionato un album che è tutto da ascoltare per la sua contemporaneità e forza espressiva: Precario è il nome del progetto musicale che porta la firma anche di Roy Paci, produttore del disco. Nell’intervista concessa in esclusiva a Il Giornale Digitale Lello ha raccontato di sé e della sua musica senza peli sulla lingua.
Avete fatto un tour per le radio universitarie che si è concluso in Sicilia lo scorso 7 Novembre. La vostra musica è amata dai giovani. Che riscontro ricevete dal vostro pubblico under 30?
Lello: Ci siamo resi conto che la gente che ascolta i nostri dischi è un pubblico eterogeneo, dai giovanissimi ai 90enni. La reazione da parte dei ragazzi universitari, che al tempo in cui nascevano i Tinturia – 16 anni fa – avevano appena 3-4 anni, ci ha dato la conferma che il nostro progetto sa parlare a più generazioni.
La Sicilia “terra di miracoli che tiene stretti coi suoi tentacoli“, questa frase la reciti in uno dei gioielli dell’ultimo album, Precario. Quanto vi ha dato e quanto vi ha tolto la vostra Sicilia?
Lello: Non credo ci abbia tolto delle cose. Noi siamo figli del nostro destino. A me la Sicilia ha dato tanto e i siciliani sono coloro che hanno permesso che il sogno Tinturia si avverasse. Noi siamo una band che senza il supporto di grandi major dell’industria discografica abbiamo un seguito importante. Abbiamo fatto grandi cose e lo dobbiamo ad alcuni siciliani più di altri. Una grossa mano ce l’hanno data artisti siciliani di una certa rilevanza, a partire da Ficarra e Picone. Forse avremmo dovuto essere pronti a vivere di più fuori dalla Sicilia perché il centro della musica e le arti in generale – quando queste diventano un business – non è qui, ma a Roma o Milano.

Qual è lo stato dell’arte della musica siciliana, è in grado di sfornare artisti da top chart?
Lello: Assolutamente sì. La Sicilia da sempre ha dato un contributo importante al panorama della musica italiana. Il pop moderno italiano è figlio di un gruppo siciliano, i Denovo. Credo che la musica siciliana sia una pedina importante in questo scacchiere che è la musica nazionale da esportazione. Non menziono i conosciuti, ma tra gli sconosciuti ce ne sono tantissimi che si affacciano su questo mondo e danno il loro contributo. Il siciliano che ha i contatti con chi dirige l’industria della musica e va fuori dalla Sicilia è quello che poi ha la meglio.
Precario è un album di denuncia. Una fotografia della situazione che viviamo nei tempi odierni. Più un’ispirazione dai fatti d’attualità o si celano esperienze personali dirette e indirette dietro i vostri testi?
Lello: Assolutamente tutte vicende personali. Precario è cantato per quelli che non sono più tanto giovani, ma si sentono giovani dentro. Io ho 40 anni, non ne ho più 20, ma nemmeno 60. Ritrovarsi precari a 40 anni è dura per chi la vive. Nel mio caso ho sempre avuto la possibilità di stare a casa a scrivere canzoni, quindi non posso lamentarmi, però sono conscio del fatto che il primo lavoratore precario in Italia è il musicista. Il nostro istituto previdenziale corrisponde 1 anno di pensione ogni 120 giornate lavorative, ma è chiaro che un gruppo come i Tinturia 120 giornate in 120 concerti non le fa nemmeno in 4 anni. Immagina la situazione. In Francia lo Stato, invece, punta sulla cultura e i musicisti sono tutelati e sostenuti. Uno pensando alla differenza tra noi e loro un po’ si i*****a.
La collaborazione con Roy Paci, il produttore dell’ultimo disco, cosa rappresenta per te? Com’è lavorare con Roy e quanto c’è di suo nel vostro ultimo prodotto musicale?
Lello: Gli arrangiamenti sono tutti suoi e del suo staff. Io ho portato canzoni già un po’ definite e lui ha internazionalizzato il sound dei Tinturia. Ha fatto un gran bel lavoro con noi. Questo ci ha aperto gli occhi. Abbiamo imparato molte cose in questa bellissima esperienza.
Tornando indietro ai vostri esordi, qual è stata la maggior difficoltà da superare?
Lello: L’allontanamento dai genitori, mai superato. Erano loro a trattenerci in Sicilia. Erano tempi in cui eravamo mantenuti da loro. Io per fare musica ho dovuto accettare di andare all’università e sono riuscito pure a laurearmi. Non ci sono state particolari difficoltà. Eravamo tutti figli di famiglie benestanti, non abbiamo dovuto sopportare situazioni tipo quella del rapper figlio di genitori divorziati, con qualcuno in casa che si droga. Proveniamo tutti da famiglie Mulino Bianco.
La piazza più bella dal quale esibirsi l’hai già visitata o devi ancora farlo?
Lello: La piazza del Primo Maggio. Non c’erano i Tinturia. Ero ospite di Paolo Belli. Mi piacerebbe andare con i Tinturia, ma oggi è più facile fare Sanremo o la notte degli Oscar che non il concerto del Primo Maggio. Tu pensi lo sia, perché organizzato dai lavoratori, gente di sinistra, invece è molto più difficile.
I progetti per il 2015 quali sono?
Lello: Siamo usciti con il disco ad Aprile 2014 e il disco è in giro. Dietro un’etichetta indipendente c’è un gran lavoro come energia e denaro. Lo scopo è rientrare nelle spese e far comprare questo cd. La partecipazione al film di Ficarra e Picone mi ha permesso di scrivere una serenata che sta riscuotendo un bel successo e la stiamo commercializzando. Quest’estate andremo in giro con il Precario Tour, sperando di divertirci come sempre. Cominceremo da Dicembre con il Piemonte e la Lombardia e poi andremo via via scendendo.
Sebbene ancora freschi di un disco, c’è qualche idea che già balena nella tua mente per un futuro progetto?
Lello: Sì, mi piacerebbe parlare della solitudine delle persone che si nascondono dietro una pagina Facebook o web, pensando di avere migliaia di amici e poi invece sono assolutamente soli.
E sognando l’estero, quale Paese vorresti ascoltasse la musica tua e dei Tinturia?
Lello: Io spero tutto il mondo. Adoro il mondo. Se devo scegliere, allora la Spagna. Questa è la mia seconda nazione, molto simile all’Italia, anche se più libertina.
Un male della musica di oggi qual è e quale potrebbe essere la cura?
Lello: Il fatto che gli artisti siamo tutti troppo presi da noi stessi. Ci sono poche collaborazioni, se non decise a tavolino dalle case discografiche. Questo accade solo in Italia, dove tu fai una puzzetta e pensi di aver fatto un Caravaggio. Invece è solo gas che vola via. Se ti va bene lascia un po’ di puzza e poi va via. Un paragone forse duro. Gli artisti più grossi non fanno duetti con gli emergenti, perché schiavi di regole imposte da un’etichetta discografica che oggi non esiste più, perché stanno fallendo e grattando il barile anche loro.
Grazie a Lello Analfino da Il Giornale Digitale