A dicembre, tra lo sfavillare delle esplosioni e lo scroscio delle spade laser, sempre ammesso che scroscino, arriva Star Rats Episodio III – La vendetta colpisce ancora!“, questo il recente annuncio di Leo Ortolani a La Stampa, confermato dagli schizzi che ‘l’artigiano del fumetto’ condivide sulla sua pagina Facebook in un continuo dialogo con fan e lettori che allevia il loro rammarico per il lungo addio di Rat-Man, che non riceve smentite dall’autore.
Ortolani ci piace presentarlo come un fumettiere che ironizza sul fare quotidiano, rifugge le noie della politica nella scelta dei temi da mettere giù con la forza dell’inchiostro e abbraccia i suoi lettori in un quotidiano scambio di affetto senza cali di tensione. È un conservatore: il digitale lo avvicina al suo pubblico, ma non è con il digitale che Leo ama trasgredire. I suoi ‘attrezzi del mestiere’ rimangono immutati e la carta stampata non prende polvere soppiantata dai supporti digitali che oggi il mondo del fumetto guarda sempre più con attenzione. Attenzione o timore? In fondo il digitale è ‘evoluzione’ e anche la ‘nona arte’ non è immune. Ma solo l’anno scorso Leo dichiarava in un’intervista rilasciata ad un webzine della sua città d’origine, Parma: “Tutto viene rimesso in discussione da una sorta di urgenza fruitiva che deriva sicuramente dall’utilizzo della rete: oggigiorno si hanno bande larghe, velocità di download fantascientifiche e immediatezza nell’avere a disposizione dei contenuti e questa velocità inizia a essere pretesa anche a livello di lettura. Con il risultato di penalizzare le serie mensili a favore dei volumi a fumetti, dove hai già tutta la storia in un libro unico, e non devi aspettare di ‘scaricarla’ dall’edicola aspettando un mese ogni volta. E’ una mia ipotesi, di cui cercherò riflessi nei prossimi anni”. Un anno dopo com’è cambiato il rapporto tra Leo e le nuove tendenze in ambito Comics? Prima di vederlo protagonista della imminente edizione del Lucca Comics 2015, abbiamo intervistato Leo per un salto tra il passato e il futuro, in compagnia delle sue strip.

Leo, che rapporto c’è tra te e Rat-Man?

Non date retta alle malelingue. La nostra è semplice intesa professionale. Basta buttarla sempre sul sesso! Basta sempre pensare a quello! Bas…Ah, non la stavate buttando sul sesso? (ride, ndr.)

I pupazzetti di Rat-Man, le figure 3D progettate e realizzate da te e Panini Comics, in arrivo a Novembre sono sempre stati un tuo sogno nel cassetto, hai dichiarato. Il giocattolo è il naturale completamento della ‘vita’ di un personaggio dei fumetti? Lo è per te, che sei il suo creatore?

Ma assolutamente sì. Pupazzini…(detta alla Homer davanti alle frittelle). È così che fornisci ai futuri narratori i personaggi con cui iniziare a raccontare le proprie storie. Johanna lo fa con le diecimila Barbie che le hanno regalato. Ne agguanta diciotto, prima di dormire, e al semibuio di camera sua, mentre Lucy dorme il sonno del camionista giusto, inizia la sua nuova puntata di “Non serve un cervello, per baciare un uomo”.

Credits: Leo Ortolani Official Facebook Fanpage
Credits: Leo Ortolani Official Facebook Fanpage

Tua moglie ti definisce un fumettiere. Fumettiere, fumettista o fumettologo: come ti definisci tu invece?

È sempre la Jo ad avermi chiamato così. E va benissimo. Perché fumettiere è come pasticciere, carpentiere, tappezziere. Ha in sé qualcosa di artigianale, fatto a mano con infinita pazienza e con tutta l’abilità di cui si dispone. Fumettista ha in sé dell’artista, ma quello non sta a me giudicarlo, io sono solo un artigiano.

Il Leonardo fumettista nasce a ridosso degli anni ’90. Se Leo si affacciasse al mondo dei Comics adesso – con You Tube e Facebook come nuovi canali di comunicazione – l’approccio sarebbe lo stesso?

Beh, cambierebbero le modalità, certamente. Forse sarebbe più difficile, perché questi nuovi mezzi di comunicazione scoprono talenti incredibili e la “concorrenza” sarebbe estremamente agguerrita. Diciamo che è andata bene così. Così come quando c’erano le fanzine.

Quanto si perde – se si perde – del valore di un fumetto nel passaggio dalla carta stampata alla lettura su tablet e reader?

Non sono un fan del fumetto digitale, perché a me piace avere il contatto con l’oggetto-albo. Collezionarlo, guardarmi le copertine, magari anche tutte stese per terra, una dietro l’altra. E potermi portare un fumetto anche in giro, senza paura che a un certo punto non abbia più la batteria per accendere l’apparecchiatura digitale. O che se me la scordo in treno perda centinaia di euro in un attimo. Detto questo, che fa di me un uomo decisamente del secolo scorso, ho letto fumetti sullo schermo del mio pc e non l’ho trovato terrificante. Un po’ scomodo sì, perché avrei voluto sdraiarmi sul divano. E alla fine, però, non avevo gli albi per saltare da un capitolo al successivo e confrontare delle immagini. Insomma, sono come Tommaso, se non tocco con mano, credo poco.

Credits: Leo Ortolani Official Blog
Credits: Leo Ortolani Official Blog

Quanto conta per un fumettista il rapporto diretto con i lettori e i fan? Quanto conta per Te e quanto può arricchire la tua creatività lo stimolo proveniente dai tuoi interlocutori?

Il rapporto diretto è sempre stato al centro della mia attività di fumettista. Quando ancora Rat-Man lo leggevano in 600, viaggiavo in sù e in giù per fumetterie a incontrare i lettori, ad assorbire, soprattutto, il loro entusiasmo, quello che ti dà poi la spinta quando passi mesi, da solo, in studio. Trovo che lo scambio di opinioni sia arricchente, ma pongo sempre un limite a ciò che prendo da questo scambio: la direzione e il soggetto delle storie di Rat-Man lo decido solo e unicamente io. Di più: se mi dicono una battuta o me ne anticipano una che avevo intenzione di fare, la scarto. Significa che non era abbastanza spettacolare, che devo fare di più per stupire chi legge Rat-Man.

Lucca Comics, Etna Comics, & Co.: il festival del fumetto attira folle di giovanissimi e non. Come è cambiato il modo di ‘celebrare’ il fumetto e cosa manca, invece, agli eventi fieristici dedicati ai Comics per acquistare sempre più appeal per gli ospiti e per i visitatori?

Un’analisi delle fiere non sarei in grado di farla..quando vado, vengo sequestrato e non riesco a momenti a visitarle. Mi piacerebbe avere più spazio per presentare i progetti in uscita, o per incontrare i lettori e parlare soltanto. Ma spesso, giustamente, i lettori cercano la foto insieme, la firma sugli albi, il disegno veloce. Questo fa sì che tutto diventi un po’ caotico. Mi piacerebbe dire che sono io che invecchio, ma in realtà “il respiro” delle cose l’ho sempre cercato anche da ragazzo. Qui si ha sempre il fiato corto. Sono già curiosissimo per Lucca Comics di quest’anno, che l’anno passato è stata un’edizione al massacro, quest’anno mi aspetto l’Armageddon. E noi fumettisti in cima alle mura, brandendo le matite per respingere gli assalti dei cosplayer.

America e Giappone, quali nuove tendenze dobbiamo aspettarci dai cugini internazionali?

Non ne ho idea. Mi pare che in Giappone ci si stia un po’ rifacendo alle stesse cose, che dopo 20 anni mostrano solo delle esasperazioni in alcuni settori, come in quello splatter, ma c’è sempre, fortunatamente, un titolo interessante dietro l’angolo. In America si sta andando moltissimo sui progetti “creator-owned”, in cui gli autori, liberi dai gioghi MARVEL/DC si stanno sempre più lanciando verso prodotti autoriali e interessanti. Anche nel campo del fumetto “mainstream” ci sono piacevoli sperimentazioni narrative, come “Occhio di Falco”, che potrebbero lanciare una moda, anche se non tutti siamo Matt Fraction (autore di Hawkeye), e la serie della Vedova Nera non ha lo stesso mordente. Pollicione in su per Ed Brubaker, autore di Criminals e Fatale (quest’ultima serie un po’ più involuta).

Credita: Leo Ortolani Official Facebook Fanpage
Credita: Leo Ortolani Official Facebook Fanpage

La tua è una comicità grottesca. Tra i politici, il mondo dell’imprenditoria, o lo star-system italiano, quale tra questi potrebbe essere ideale soggetto per una parodia al centro di un tuo prossimo numero?

Nessuno dei tre. Resto sui soggetti di tutti i giorni. Gente comune, quella che conosco meglio. Le contraddizioni sono anche qui. E sono assolutamente fresche e non abusate come negli altri settori che mi hai citato.

Ma poi questa nona arte, il fumetto, secondo te è realmente bistrattata come si dice?

La verità è che sì, ancora siamo “quelli che fanno i pupazzetti”. Ci diciamo che no, che il fumetto è un’arte, ma ce lo diciamo tra di noi. In generale non si sa molto di questo settore. Anche l’altra sera ho incontrato una persona che quando ha saputo che ero un fumettista mi ha chiesto se disegno tutto a mano. Ma per fortuna qualcuno un giorno disse: “se nessuno vi sta guardando, approfittatene! Fate quello che volete, con questo mezzo! Perché il giorno in cui sarete sotto i riflettori, non sarete più così liberi”.

Quali sono i tuoi piani futuri? Ispirandoci a quella che per il Direttore della nostra testata è una delle tue più geniali vignette, come Piccettino anche tu hai un piano, no?

Ce l’avevo. Poi me l’ha rubato Piccettino.

Credits: Leo Ortolani - Panini Comics
Credits: Leo Ortolani – Panini Comics