La società odierna deve fare i conti sempre più con l’influenza potenziale della cultura sullo sviluppo di atteggiamenti perfezionistici. Ovviamente appare chiaro che una buona dose di perfezionismo aiuta a raggiungere il successo e a realizzare i propri obbiettivi, ma cosa succede se il perfezionismo intacca e disturba la nostra vita?
Il problema forse più evidente dei perfezionisti è l’ansia dello “scegliere”: abbiamo infatti molte – a volte troppe – possibilità di scelta, e così succede che perdiamo tempo, energia e tranquillità nelle svariate opzioni che ci si parano davanti. E alla fine il risultato non è altro che un pensare e ripensare a cosa ci siamo persi, a cosa ci avrebbe potuto dare l’altra scelta, a quanto avremmo potuto avere di più. Questa è una teoria psicologica dello studioso americano Barry Schwartz, autore de “Il paradosso della scelta: perché avere di più significa avere di meno”.
Ma proviamo ad applicare questo “paradosso della scelta” anche per ciò che concerne la tavola. Vi siete mai trovati nella posizione in cui dovevate scegliere tra pasta alla carbonara o pasta all’amatriciana? O tra cheesecake e torta al cioccolato? Ecco, in questi casi, il nostro cervello si fa nervoso, e qualsiasi sia la nostra scelta, sarà sempre quella sbagliata: ci sentiremo infatti insoddisfatti, e ci convinceremo che l’alternativa, che l’altra scelta, sarebbe stata la migliore, e non aspettiamo che l’occasione per provarla perché non ci sentiamo soddisfatti. Ed ecco che, ovviamente, il numero della bilancia sotto i nostri piedi continua ad aumentare vertiginosamente.

E allora come fare per essere magri? Semplice, bisogna essere mediocri. Trovandoci in una sorta di “posizione di mezzo” che caratterizza gran parte della mediocrità, non ci si aspetta poi molto dal proprio pranzo o dalla cena, basta che sazi il nostro appetito e il nostro senso di fame. In definitiva, tutti i bocconi, tutti i pasti sono dei veri e propri successi: essendo bassa l’aspettativa, risultiamo pienamente soddisfatti semplicemente riempiendo lo stomaco. E il cervello.
Poi, una volta capito, il concetto è facilmente applicabile a tutto. Dalla comunicazione, all’amore, alle scelte più banali della vita quotidiana. Del resto il fatto che le nostre condizioni di vita continuino a migliorare, porta inevitabilmente una crescita – a volte esorbitante – delle nostre aspettative. Lampante è l’esempio che concerne il lavoro e la retribuzione: i nostri nonni sarebbero stati soddisfatti di portare a casa uno stipendio dignitoso, noi invece vogliamo lo stipendio sempre più alto; vogliamo cambiare il mondo, e anche che il mondo ce lo riconosca.
Se non è perfezionismo questo.
“I mediocri saranno sempre più felici e rilassati dei perfezionisti e, ripeto, saranno anche belli, in forma e magri, e dunque, di nuovo, felici”
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