Sorrentino, Garrone, Moretti: les italiens a Cannes. Tutti e tre a contendersi la Palma d’oro come non accadeva da più di vent’anni. L’ultima invasione tricolore c’era stata nel 1994 e allora i titoli erano addirittura quattro in gara: «Caro Diario» di Moretti, «Una pura formalità» di Tornatore, «Le buttane» di Aurelio Grimaldi e «Barnabo delle montagne» di Mario Brenta. E della truppa italiana al 68esimo Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio prossimi, fa parte pure Roberto Minervini che porta il suo «Louisiana – The Other Side» nell’Un certain regard. Insomma, un trionfo, almeno sulla carta, al di là di ogni auspicabile risultato. La selezione di quest’anno sarà «bella e rischiosa». Parola direttore generale Thierry Frémaux. I nostri portabandiera se la vedranno con una nutrita presenza francese, gli immancabili autori orientali, i blasonati americani Todd Haynes e Gus Van Sant, e qualche interessante novità (Justin Kurzel, con la rivisitazione del «Macbeth» di Shakespeare). In tutto saranno venti i titoli in concorso, che verranno giudicati dalla giuria presieduta dai fratelli Coen. Una presidenza condivisa, per la prima volta nella storia della kermesse. Un omaggio non troppo velato ad altri due celebri fratelli, Auguste e Louis Lumière, che 120 anni diedero vita alla settima arte.

Credit Photo: Festival de Cannes
Credit: Festival de Cannes

Un’arte di cui Moretti, Sorrentino e Garrone sono la punta di diamante, almeno se la guardiamo dalla prospettiva tutta italiana. La sorte ha voluto che i lavori dei nostri autori fossero pronti giusto in tempo per calcare insieme il red carpet della Croisette. E per suggellare la fortunata coincidenza, posano abbracciati e sorridenti in uno scatto di gruppo destinato a fare la storia. «Siamo orgogliosi di rappresentare l’Italia in concorso al prossimo Festival di Cannes. Siamo consapevoli che è una grande occasione per noi e per tutto il cinema italiano». Una dichiarazione congiunta, firmata dal dream team italiano, che sottolinea ulteriormente l’importanza del momento che si appresta a vivere il nostro cinema.

Credit Photo: Ansa
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In mezzo, nella foto, c’è Nanni Moretti, Palma d’oro nel 2001 con «La stanza del figlio», che al Festival porterà «Mia madre» (in sala dal 16 aprile), racconto struggente e intimo di un evento cruciale nella vita di ogni figlio che sta per perdere il proprio genitore. Al centro della pellicola, Margherita Buy, alter-ego morettiano, che sullo schermo è una regista in crisi divisa tra il set di un film che sta girando con un attore italoamericano ingestibile (John Turturro) e il capezzale della madre morente (l’attrice di Strehler e Ronconi Giulia Lazzarini). Accanto a Moretti, a destra e sinistra, Sorrentino e Garrone. Tre anni dopo «Reality», il regista romano porta a Cannes «Il racconto dei racconti» (in uscita il 14 maggio), una produzione internazionale con un cast del calibro di Salma Hayek, Vincent Cassel, Toby Jones e John C. Reilly. Tre storie diverse ispirate dal celebre “Lo Cunto de li cunti” di Giambattista Basile, che si intrecciano tra loro, descrivendo un mondo a metà tra reale e fantastico che si prestano particolarmente al gusto artistico di questo autore. E poi c’è Paolo Sorrentino che, a poco più di un anno dall’Oscar per «La grande bellezza», ritorna sulla Croisette con «Youth – La giovinezza» che, a dispetto del titolo, parla invece della vecchiaia. Straordinari mattatori, sullo sfondo di un lussuoso resort immerso nelle Alpi, Michael Caine e Harvey Keitel, rispettivamente nei ruoli di due vecchi amici, entrambi vicini ad 80 anni. Uno è un direttore d’orchestra ormai in pensione, l’altro un regista impegnato a scrivere quello che, probabilmente, sarà il suo ultimo film.

Credit Photo: Bartosch Salmanski/Flickr
Credit: Bartosch Salmanski/Flickr

In Francia qualcuno ha storto il naso, quasi inorridito da film italiani girati in lingua inglese (quelli di Sorrentino e Garrone), in patria invece l’entusiasmo è alle stelle. E, tra i cinefili, l’orgoglio per questa tripletta di Cannes è lo stesso dei calciofili durante la finale di coppa del mondo. Perché l’invasione degli italiens a Cannes dovrebbe essere il segno che il nostro cinema è vivo o come dichiara l’Anica, «la prova della maturazione di un’industria che è nuovamente al centro dell’attenzione internazionale grazie all’esportazione forte di film e serie tv». Ma è davvero tutto oro quello che luccica? Bastano i film di Moretti, Sorrentino e Garrone a Cannes, che pure ci auspichiamo avranno successo, a segnare il “new deal” dell’industria cinematografica italiana? Il quadro che emerge dal rapporto “Tutti i numeri del cinema italiano – Anno 2014” diffuso da Anica e Mibact, non è roseo: nel 2014 si sono prodotti più film rispetto all’anno precedente (201 contro 167) è vero, ma il volume di investimenti nel settore è diminuito, le coproduzioni sono calate e il budget medio dei film è sempre più basso. E dal punto di vista degli incassi la situazione non è migliore. Il pubblico al cinema ci va sempre meno. Già l’anno scorso si era perso il 6% di presenze in sala rispetto al 2013, quando al top si era piazzato «Sole a catinelle» con i suoi 50 milioni di incasso; nei primi tre mesi del 2015 si registra già un preoccupante – 8%.

[Credit Cover: AFP/Chopard]