Per cultura sportiva personale non ho mai dato, e mai darò, la colpa agli arbitri. E non lo farò nemmeno questa volta perché l’Italia è uscita da questo mondiale per propri demeriti. E credo che alla fine del girone siano passate, per tecnica e grinta, le due squadre che meritavano: il Costarica e l’Uruguay. Parliamoci chiaro: l’arbitro ha commesso degli errori, ma non mi soffermerei sull’espulsione di Marchisio, discutibile ma non assurda, né sul morso di Suarez, deprecabile ma difficile da vedere, se non impossibile. Nessuno ha parlato di un rigore clamoroso negato a Cavani con espulsione di Bonucci per chiara occasione da rete. Pensavamo tutti fosse in fuorigioco, in realtà non lo era. Ma questo episodio è passato in cavalleria, non ci fa gioco parlarne. Eppure si poteva strappare questo pareggio, vero? Sarebbe stato da Italia resistere e poi chissà. Sapete quante volte siamo passati ai gironi così, in maniera fortunosa, e poi piano piano abbiamo costruito le nostre fortune? Ma l’Italia si è persa.
Il problema è un altro quindi: questa Italia ha tirato in porte 3 volte in tutto il Mondiale e tutte nella prima partita. In pratica non vediamo l’ombra di un tiro da 10 giorni 10. Contro il Costarica e l’Uruguay non si è degnata nemmeno di scaldare i guanti dei portieri. Altra curiosità: i nostri attaccanti sono finiti in fuorigioco come mai nella nostra storia, conseguenza di stanchezza, poca mobilità e soluzioni tattiche sbagliate. Si sono visti pochi inserimenti , dettati più dal genio di Pirlo che dalla mobilità dei centrocampisti. Si sa che vincere in Sudamerica è di per sé un’impresa, infatti non è mai riuscito ad una squadra Europea. Ci andò vicina l’Olanda nel 1978 e qualcosa mi fa pensare che sarà così anche questa volta. L’Italia ha trovato due squadre Americane, e non è un caso che siano passate proprio loro. Per vincere lì, a casa loro, devi avere qualcosa in più e noi, questo qualcosa, non lo abbiamo.
La Nazionale è lo specchio di un movimento in declino. Per la seconda volta di fila usciamo nei gironi, eliminati e superati da squadre come Nuova Zelanda e Costarica. Questo dovrebbe bastarci a non dare la colpa al Moreno di turno e tutto sommato nemmeno a Prandelli. Cesare ha fatto ciò che poteva. Forse ha sbagliato a lasciare a casa Rossi e Destro, ma soprattutto Florenzi (quanto mancava un corridore in mezzo al campo, quanto mancava un Gattuso a questo giro), ma non credo che altre convocazioni avrebbero cambiato più di tanto il corso delle cose. Siamo quello che vediamo la domenica negli stadi vuoti e il mercoledì quando le nostre squadre le prendono di santa ragione in tutta Europa. Siamo lo specchio di un campionato con troppi stranieri, pochi giovani e nessun maestro di calcio. L’ultimo, Zeman, l’abbiamo trattato a pesci in faccia. Se abbiamo ancora qualche talento, Verratti in primis, lo dobbiamo a lui.
Siamo riusciti nell’impresa di non sfruttare l’ultimo grande Mondiale di Buffon e Pirlo. Un Pirlo che, a costo di ripetermi, sarebbe titolare in tutte le squadre di questo Mondiale. Un giocatore immenso che avrebbe meritato un altro addio. Inutile prendersela con Balotelli, aveva ragione Mourinho quando diceva 5 anni fa “tra cinque anni saremo ancora qui a chiederci quando crescerà“. Mario è questo, prendere o lasciare. Se l’80 per cento delle partite le gioca così vuol dire che il giocatore è questo. Piuttosto mi ha deluso molto Cassano. Mi aspettavo un altro Mondiale da lui, ma non ha sfruttato le occasioni e stavolta il treno non ripasserà più. I campioni sono fatti di un’altra pasta. Se i senatori se la prendono con i giovani vuol dire che comunque qualcosa è andato storto nella costruzione del gruppo. Ma capisco che ad un Buffon che ha vinto tutto faccia girare le scatole, e non poco, vedere un Balotelli indolente. O un Cassano insolente.
Prandelli ha scelto di dimettersi, il che in Italia è già un notizia, perché è un uomo cosciente. Sa di aver fallito, perché la sua Nazionale gli ottavi li doveva raggiungere, eppure io non credo si potesse andare molto oltre. Non mi ha mai entusiasmato la sua nazionale eppure non mi sento di dargli particolari colpe. Bisogna rifondare dall’alto, ripartire dai vivai, dai maestri di calcio, prendersi qualche anno sabbatico e magari rinunciare ad arrivare competitivi agli europei per puntare su un blocco di giovani che devono crescere insieme onde evitare che si arrivi ad una settimana dal mondiale a fare esperimenti. Bearzot vinse perché puntò su un gruppo per 4 anni di fila. E così fu per Lippi. Di Pozzo non ricordo ma se volete vi racconto di Vicini che arrivò in semifinale facendoci godere il più bel Mondiale di sempre. Era una vita fa. Ora bisogna ripartire. Ma possiamo farlo solo se guardiamo ai nostri errori e non a quelli di un Moreno qualunque. L’Italia si è persa, ma si può sempre ricominciare.
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