La strategia del terrore perpetrata dall’Isis e scatenatasi in tutta la sua furia nei recenti e atroci attacchi di Venerdì 13 novembre, ha inevitabilmente scatenato una reazione emotiva prima ancora che politica; in un quadro più che mai incerto, in un contesto in cui i leader sono rimproverati di eccessiva cautela, salta fuori lo strano caso di Vladimir Putin, lo “zar” di Russia. Accusato da sempre di attuare una politica repressiva e autoritaria, diventa all’improvviso l’uomo immagine dell’occidente, il salvatore della democrazia messa in pericolo dalla barbarie jihadista. Difficile stabilire quanto nel suo recente operato sia dettato da reale convinzione personale, e quanto invece da un inevitabile opportunismo scaturito dall’indecisione degli altri leader occidentali, ma di sicuro le quotazioni del Presidente russo sono salite a dismisura, e anche in Italia non sono pochi i suoi estimatori.
Senza dubbio il contesto gli ha regalato le chiavi per avere d’ora in poi un peso decisionale maggiore a livello di ipotetiche coalizioni anti Isis, e più Obama continuerà a tergiversare, più Putin potrà trovare un inaspettato alleato nella paura di questi giorni. Ma da dove nasce questa sua strana metamorfosi?

La politica militare di Putin
Per conoscere la politica militare di Putin e la sua idea di ciò che la Russia debba rappresentare ancora, basterebbe andare a riprendere qualche giornale. Caposaldo dei suoi mandati è la ferma convinzione che il suo Paese sia tornato ad essere una grande potenza, e che inevitabilmente qualunque decisione debba passare anche da lui; le innumerevoli provocazioni lanciate, spesso in contesti di grande rilievo politico, agli altri leader davanti alle telecamere, sanciscono di fatto la sua personalissima e molto discussa strategia. Putin è tornato ad essere arbitro della questione orientale, interlocutore obbligatorio per poter risolvere questioni delicate come quelle georgiana e ucraina.
Non è tanto dunque il pericolo effettivo che Mosca voglia scatenare una guerra, quanto la capacità del leader russo di fare leva sui suoi colleghi occidentali sottolineando di continuo i pericoli che una politica avversa alla sua potrebbe causare. Tanto più il discorso diventa obbligatorio in questa fase, laddove la Russia di fatto rappresenta la superpotenza più vicina geograficamente alle zone controllate dall’Isis.

Quanto è coinvolta la Russia nella lotta all’Isis?
L’aggressività di Putin però non è dettata soltanto dalla strategia, senza dubbio l’attacco subito il 31 ottobre scorso da un aereo della “Metrojet”, caduto nella penisola del Sinai, in Egitto, e alla scomparsa di più di 200 persone, molte delle quali di nazionalità russa, pesa come un macigno sull’opinione pubblica del Paese e sul conseguente operato del governo. Se prima l’idea che si trattasse di un attentato fosse soltanto un’ipotesi, le conseguenti rivendicazioni dello Stato Islamico hanno lasciato pochi dubbi.
La Russia vuole catturare i colpevoli e Putin non fa nulla per nascondere il suo desiderio di vendetta; si fa portavoce perfetto di quell’istinto di rabbia scaturito dall’atrocità dei recenti attentati, e riesce a far sua quella volontà pubblica di porre fine il più presto possibile al clima di terrore che si è instaurato.

Il fascino di Putin sulla politica italiana
Anche in Italia non mancano gli estimatori per il Presidente russo; se da un lato Berlusconi non ha mai nascosto la sua amicizia personale con Vladimir Putin, ed ha sempre sottolineato durante i suoi governi il buon feeling diplomatico con la Russia, dall’altro non si può dire lo stesso per i politici che l’hanno seguito. Ma tra le file dei Partiti non manca chi tesse sue le lodi, Salvini e la Lega in primis. Il richiamo che Putin ha su una parte di elettorato di destra è innegabile; il ruolo di difensore della democrazia e della cultura cristiana, e di ultimo baluardo contro l'”invasione islamica”, fanno si che riceva apprezzamenti prima impensabili.
Se fino a qualche mese fa erano considerati casi sporadici ed isolati quelli che vedevano spuntare bandiere russe e striscioni pro Putin durante eventi politici, il corteo organizzato lo scorso 3 Ottobre è invece stato la conferma definitiva del fortissimo appeal che riesce ad avere su una parte dell’elettorato. La presenza non è stata delle più grandi, tra i pochi presenti si sono registrati oltre ad inevitabili animi variegati, in molti casi una forte confusione ed una forte forma di populismo incontrollata. Ma il “brand” Putin funziona, sui social network crescono a dismisura i numeri delle pagine che lo appoggiano, e senza dubbio sta riuscendo a legittimare una strana leadership trasversale in poche settimane laddove prima aveva in parte fallito. “Merito” della paura scatenata dall’Isis, ma anche di chi non si interroga, e forse non ha la minima intenzione di farlo, sul perchè della strana metamorfosi di Putin da “zar” a salvatore delle democrazia.