Ci sono luoghi speciali, quelli che hanno un odore speciale, che non potrai mai dimenticare. Tutti coloro che sono entrati in un oratorio non ne potranno scordare mai le emozioni, i sorrisi e le delusioni lasciate in quel posto.

Negli ultimi dieci anni, la gioia dell’oratorio è andata via via svanendo. Pochissimi ragazzi hanno fatto questa esperienza ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: molti crescono per strada e sono facilmente malleabili anche da gente pericolosa. Purtroppo realtà come le criminalità organizzate non aspettano altro per riuscire ad espandersi in maniera esponenziale. Ma oltre che nelle periferie, ci sono problemi da affrontare anche nelle realtà quotidiane: la mancanza di valori fa sì che i ragagazzi crescano in balìa di modelli superficiali forniti dalla società dell’effimero.

L’oratorio nasce proprio per questo: allontanare giovani disagiati dai rischi della strada e della criminalità. L’idea di Don Bosco si dimostrò straordinariamente rivoluzionaria ed efficace. Egli si prefiggeva di formare degli “onesti cittadini e dei buoni cristiani” grazie all’aiuto del gioco e dello sport. Ovviamente anche la fede rappresentava un modello ma la commistione del modello cristiano e del gioco creava una miscela perfetta ed esplosiva per ciascun ragazzo impegnato nelle attività oratoriali

La convinzione del prete torinese era che se i giovani avessero assimilato alla perfezione le regole dello sport e del gioco, avrebbero potuto costruirsi un futuro diverso, onesto e denso di consapevolezza di poter affrontare le difficoltà della vita da adulti. La favola dell’oratorio è durata fino a qualche anno fa, tra giochi all’aperto, educatori con grande spirito d’iniziativa e sacerdoti sorridenti e disponibili ma soprattutto grazie a giovani che non avevano tutte le distrazioni odierne.

Non è un caso che alcuni campioni dello sport siano nati e cresciuti in questi fantastici luoghi di aggregazione: l’attuale commissario tecnico della nazionale Cesare Prandelli ha cominciato la sua carriera nell’oratorio di Orzinuovi. Non possiamo non ricordare il compianto Giacinto Facchetti, nativo di Treviglio, ma anche calciatori di epoca recente come Demetrio Albertini, Francesco Toldo e Franco Baresi.

Come detto, sarà difficile ripopolarli, ma la speranza è sempre l’ultima a morire. Ad oggi, gli oratori molto attivi sono pochi, alcuni sono ormai fatiscenti e aspettano che qualcuno si attivi per farli traboccare di giovani come ai bei tempi. E allora forse si ricomincerà a sentire quel profumo di giorni ormai andati, con attività più fresche ma sempre divertenti: laboratori teatrali e musicali con il solito pallone che conquista ancora i giovanissimi….se solo si potesse tornare ragazzi.

Dalla buona o cattiva educazione della gioventù dipende un buon o triste avvenire della società (Don Bosco)