Digitando su Google la parola ottimismo e incanalando la ricerca sulle immagini, i risultati non sono però quelli sperati. Una parola che ispira concetti di natura positiva, viene ormai associata a tutto quello che non è: ai problemi, alla fame nel mondo, alla guerra, alla precarietà, alla disoccupazione. Dov’è dunque l’ottimismo? Ha ancora ragione di esistere? L’ottimismo è come un’energia interiore che una volta attivata è in grado di contagiare e colorare il nostro modo di vedere la vita e di vivere i rapporti con le altre persone. Essere ottimisti non significa però ignorare i problemi della vita, ma affrontarli con una determinazione diversa, con la positività di chi sa che la soluzione c’è sempre e che in fondo basta cercarla. Non si tratta però solo di un luogo comune o una saggezza popolare infondata, in quanto le ricerche scientifiche eseguite sul rapporto mente e corpo hanno confermato l’azione benefica della visione positiva sulla salute. Non dimentichiamo che la mente e tutta l’azione cerebrale agisce in maniera incisiva non solo sulle azioni quotidiane ma anche sulla salute di tutti gli organi, influenzando quindi il percorso vitale di ognuno.

Coloro che hanno una personalità ottimista e guardano il lato positivo del mondo sembrano avere infatti una salute migliore. Lo rivela uno studio americano condotto all’Università dell’Illinois su oltre 5.100 adulti. La situazione cardiovascolare dei partecipanti – fra i 45 e gli 84 anni d’età – è stata valutata sulla base dei sette parametri chiave utilizzati dall’American Heart Association: pressione sanguigna, indice di massa corporea, livelli di glicemia e colesterolo, tipo di alimentazione, quantità di attività fisica svolta e vizio del fumo. In base a questi elementi è stato assegnato loro un punteggio, incrociato con i risultati dei questionari che sono stati fati compilare per valutare la predisposizione all’ottimismo e in generale la salute mentale. Alla fine si è scoperto che gli adulti ottimisti hanno il cuore più sano, mentre quelli più pessimisti hanno anche minori probabilità di guarire velocemente da una malattia o da un qualsiasi intervento chirurgico.

Nella palestra della felicità, l’ottimismo è uno degli attrezzi principali, da prendere in mano con forza e determinazione consapevoli dei possibili risultati che si possono ottenere con costanza ed esercizio. La forza e la determinazione sono però elementi interiori di un motore in grado di avviare un intero meccanismo, quello che ha come risultato il pensiero positivo. Ma se l’ottimismo arriva da dentro, è dunque necessario accrescerlo e coltivarlo con consapevolezza e comunicazione, in primis con la propria persona. Spesso accade però che sia più naturale, a causa dei ritmi frenetici a cui si è sottoposti, osservare tutto con gli occhi della razionalità, credendo di raggiungere una maggiore sicurezza, senza però assaporare la vera essenza della felicità.

Non è vero che uno più uno fa sempre due; una goccia più una goccia fa una goccia più grande.” diceva lo scrittore Tonino Guerra. In effetti l’ottimismo era per lui il profumo della vita, mentre per noi è sempre più difficile coltivarlo nella nostra quotidianità ricca di problemi, preoccupazioni, all’insegna della velocità. Non si ha tempo per niente e per nessuno, spesso nemmeno per se stessi. Zero momenti di riflessione, casa, lavoro e figli. Ci si limita a pensare che uno più uno fa sempre due e si segue questa logica, desiderosi di non sbagliare, seguendo una linea retta, dritta davanti a noi, aggrappati però con mani e piedi, a volte con i denti, perché in bilico su una linea sottile l’equilibrio si perde facilmente.

Non si arriva mai a pensare che una goccia più una goccia possa fare una goccia più grande, rifiutandosi dunque di vedere quel famoso bicchiere mezzo pieno, ma sempre mezzo vuoto. Una costruzione difatti mentale, una rappresentazione del conflitto tra pessimismo e ottimismo nell’immaginario comune, che può essere eliminato alla radice con una semplice constatazione: il bicchiere in realtà risulta essere pieno, metà acqua, metà aria. Una metà tangibile, l’altra un po’ meno ed è forse proprio lì il segreto del pensiero positivo. Andare al di là della concretezza, cambiare rotta e vivere non in maniera diversa, ma certamente migliore. Coltivare l’ottimismo significa cambiare filtro, proprio come si fa con una foto. Niente bianco e nero, sì alle sfumature, perché la vita in sé è una continua sorpresa, in una varietà infinita di colori.

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