Per un movimento che parte dal basso, che punta a spingersi sempre più in alto, la parola d’ordine dev’essere rinnovamento. Ecco che allora, a maggior ragione dopo l’insuccesso (lo si può chiamare così, no?) alle elezioni europee, il Movimento 5 stelle ci riprova e lo fa appunto rinnovandosi. A fine maggio era uscito un documento mea culpa dell’ufficio stampa: apriti cielo. Parole importanti, discussioni, mal di pancia dei due leader sia Grillo (con il suo Maalox) che Casaleggio. Un documento reso pubblico e che sviscera tutta la campagna elettorale. Un effetto potente l’ha avuto: i cambi ai vertici del settore comunicazione.

Tutto sembra gravitare intorno a quell’hashtag che agli scaramantici non è mai piaciuto: #vinciamonoi. Per Nicola Biondo questo è stato un errore e lo ha detto apertamente nel documento citato sopra. L’hashtag dall’effetto perverso. Come del resto dargli torto? Perché il naufragio c’è stato. È stato un’arma a doppio taglio: certo, puoi mostrarti sicuro ma forse risulti spavaldo, azzardato, saccente. Anzi in questo caso, come è lo stesso ufficio comunicazione ad affermare, si è scatenata una sorta di “chiamata alle armi” degli avversari: reazione di orgoglio, diciamo. E poi ci sono stati probabilmente quelli che hanno pensato di avere già la vittoria in tasca e non sono andati a votare.

In soldoni l’energia suscitata dal #vinciamonoi è stata distruttiva, ansiosa e si è scontrata con quella rassicurante e serena di Renzi. Nonostante tutti gli scandali che hanno coinvolto il PD, Renzi ne è uscito con una credibilità che arriva dall’idea di rottamare la vecchia guardia, dal suo presentarsi sì come appartenente al Partito Democratico, ma anche portatore di un rinnovamento che nulla ha a che fare con il passato spesso apatico, insito nei candidati democratici. La colpa forse non è quindi tutta nel masochismo e autolesionismo degli italiani, come ha affermato Dario Fo.

http://www.youtube.com/watch?v=Wbg0J0knYeM

Nasce perciò l’esigenza del restyling anche nel Movimento 5 Stelle che attua cambi ai vertici di sezioni importanti: la ruota gira nel settore comunicazione. Claudio Messora va a Bruxelles, Rocco Casalino al Senato e Nicola Biondo alla Camera che, dopo essere stato bocciato, viene affiancato da Ilaria Loquenzi. Un tridente un po’ modificato. La Loquenzi suona come una garanzia: attivista, presente da tempo al I Municipio, sezione romana del movimento, piace a molti. Già assistente di Paola Taverna, si fa notare ma per lo stile moderato. Ecco la chiave, nuova, con la quale Grillo e Casaleggio intendono aprire la porta di un risultato vincente, il 51% alle prossime elezioni. Toni e metodo di comunicazione diversi, più pacati che non significa necessariamente più pacifici.

La Loquenzi non è una giornalista. Su questo elemento bisogna focalizzarsi bene. Perché? Presto detto. Non appena si è iniziato a riflettere sulla sconfitta elettorale, una delle reazioni che ha guidato la maggioranza è stata quella di avvicinarsi di più ai cittadini, tralasciando l’intercessione dei giornalisti. Rapporti quindi più diretti. Biondo è un giornalista e lo era all’Unità. Si capisce come, allora, una figura importante debba essere temperata da una presenza, come quelle della Loquenzi, che consiglia ai grillini di non rispondere alle domande dei giornalisti circa le espulsioni ma di girare il tutto a proprio vantaggio parlando di quello che si fa sul proprio territorio: “Spesso il miglior modo per nascondere è esibire“.

http://www.youtube.com/watch?v=L3iMhVrY9yc

Ma anche ai piani più alti la comunicazione sembra aver funzionato poco. L’ufficio ha messo in evidenza una mancata strategia compatta e una vera mancanza di comunicazione fra i produttori di notizie: quello alla Camera, al Senato e il blog di Beppe Grillo. Non si è insinuato poi che l’uso dei social non sia stato sufficientemente massiccio. Qualcosa di positivo c’è stato. Però dalla relazione viene fuori che se si vuole davvero rompere il muro della vecchia guardia bisogna usare tutti i mezzi. Si dice che in amore e in guerra tutto è lecito. Forse non per il Movimento 5 stelle?

In particolare nel documento della vergogna pubblicato dallo staff chiacchierone, si è fatto riferimento a un tesoretto che non è stato usato: il budget del primo anno che ammonta a un milione e 700mila euro, che il gruppo parlamentare alla Camera possiede ma che non ha ancora utilizzato. Se si punta al 51% è necessario osare, perfino in televisione, spalmarsi su più canali comunicativi. Grillo ha dato la colpa dell’insuccesso anche ai pensionati che non vogliono cambiare. Si, però devi anche avvicinarti a questa fetta importante dell’elettorato. E chiaro che se non lo fai massicciamente anche in televisione, l’appoggio è difficile che ti arrivi.

In tutto questo probabilmente la strategia vincente è quella di Rocco Casalino. Senza fare riferimenti al passato televisivo, è chiaro che in questo momento la linea “giornalistica” di Biondo debba lasciare il posto a quella social e “prestante”, pacata, moderata e personale. Bisogna insomma metterci la faccia e questo la Loquenzi lo sa molto bene e l’ha già fatto capire a tutti gli attivisti. Parlare come macchinette, firmare le liberatorie, dimostrare competenza e farsi avanti di persona con la propria faccia e la propria voce. Non solo televisivamente ma presentarsi nelle università, tornare capillarmente a incendiare le piazze meno battute. La sconfitta non sarà mica tutta colpa degli italiani che si fanno comprare, come dice Travaglio.

Un M5s 2.0 che però non può ignorare totalmente quella fetta del mercato elettorale non sempre raggiungibile. Ciò non significa rinnegare il passato ma giocarlo a proprio vantaggio e tentare davvero l’impresa. Grillo e Casaleggio non possono permettersi altri insuccessi e c’è da credere che d’ora in poi il messaggio comunicato dai due sarà univoco e ripetuto: “Il M5s deve assumere una figura di forza di Governo responsabile e moderata nei toni, pur rimanendo inflessibile nei suoi principi e nell’adesione al programma per cui è stato votato”. Riusciranno i nostri eroi?

[Fonte cover: www.smartweek.it]