Almeno una volta nella vostra vita avrete sentito parlare di Maccio Capatonda. Ma si, attraverso youtube, canali tv e post sui tanti social network. Lui è, per chi non lo conoscesse veramente, un attore, regista e comico italiano. Persone così, secondo il mio modestissimo parere, fanno bene al nostro Paese sempre più martoriato da episodi deprecabili e non solo. Marcello Macchia, questo il suo vero nome, è nato a Vasto il 2 agosto del 1978. Una cosa che, molto probabilmente, a nessuno fregherà, ma a me piace sottolineare la sua giovane età in una Nazione spesso apostrofata come “vecchia”.
Maccio ha iniziato i suoi lavori dopo aver coltivato la passione per i video, grazie a un regalo donato dal nonno: una videocamera. Già dall’età di 9 anni, così, spinto dalla curiosità di un bambino, il giovane si recò a vedere “Ritorno al futuro” e da lì, l’amore verso il cinema, verso i cameo aumentò a dismisura. Dopodiché, vari sketch prodotti e montati da lui stesso per Rete A, fino a quando la Gialappa’s, colpita dalla sua “stoffa”, non lo chiama per “mostrare” i suoi lavori a “Mai Dire Gol”. Un colpo di fortuna meritatissimo per Maccio, capace di intrattenere il pubblico a casa con divertentissimi video della durata di pochi minuti.
Adesso, il sottoscritto, non vuole parlare della sua vita, della sua ascesa, anche perché se ne occuperanno altri, ma i complimenti sono d’obbligo per una persona che ha fatto del suo talento la ragione di vita. Maccio Capatonda è capace di raccontare l’Italia in una maniera unica, straordinariamente ironica, strappando sorrisi da nord a sud, da est a ovest. Se dovessi paragonarlo a un personaggio famoso dello “stivale”, scomoderei il grande Paolo Villaggio, anche lui protagonista con la saga “Fantozzi” che ebbe tanto successo. Non ho timore a scrivere questo, ma Maccio Capatonda è il futuro della televisione italiana e non perché si rende protagonista in parodie dei vari TG nazionali e non solo, come sta avvenendo in “Mario”. Lui è vero, bipolare e contento. E questo, almeno a me, basta per sorridere anche in quelle giornate da bollino nero e fastidiose come i calzini bianchi indossati con un paio di infradito.
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