Matera, la città dei Sassi sarà la Capitale della Cultura europea per il 2019. Un riconoscimento prestigioso, orgoglio per tutto il paese, ma soprattutto per una realtà, quella del Mezzogiorno, che si scopre protagonista in Europa per la sua bellezza e per il suo ricco panorama culturale. Una realtà che si apre all’Europa con il suo intreccio di fili che da una parte si allacciano a un passato importante, stendendosi dall’altra verso il futuro con coraggio e intraprendenza, per risorgere e creare nuove opportunità. Una scommessa per Matera e per la sua gente, che ha partecipato attivamente per far emergere un territorio sconosciuto ai più. Ma come cambierà la città e quali saranno le novità protagoniste di questo lungo percorso? Ce lo ha raccontato il sindaco di Matera Salvatore Adduce.

L’elezione da parte della Commissione è stata sicuramente una non usuale e coraggiosa, sia rispetto alle altre città concorrenti, sia per aver identificato Matera tutta – e non solo i Sassi – come organismo edilizio pregevole. Perché è stata scelta proprio Matera?

La giuria ha trovato nel dossier di candidatura un progetto particolarmente interessante per la parte relativa al capovolgimento del paradigma di un Mezzogiorno che viene narrato quasi sempre a colori foschi, con l’incapacità di prendere sulle spalle il proprio destino e indicare obiettivi di cambiamento e di modificazione delle condizioni nelle quali si vive. Il nostro dossier ha indicato proprio questo: la possibilità di fare leva sulle forze locali e sulle energie delle persone per poter rappresentare un’altra vicenda, anche attingendo alle altre esperienze che la cittadina ha fatto nel passato e che hanno dimostrato che si può farcela proprio puntando ad una visione di grande respiro, di grande dimensione. Non ho dubbi che la giuria abbia anche voluto incoraggiare una’area non immediatamente riconoscibile a livello mondiale e che può proprio grazie a questo progetto avere successo, cosa che era meno evidente e meno possibile per le altre città candidate.

Quanti progetti sono stati sviluppati verso la vittoria e quali sono i più importanti?

I progetti che sono stati presentati sono un centinaio, nei quali vi sono indicazioni forti per quello che riguarda le infrastrutture culturali. Il programma culturale Matera 2019, elaborato sulla base di un lavoro effettuato dal direttore artistico Joseph Grima, è uno molto robusto, con iniziative che riguardano eventi che si svilupperanno negli anni a venire. Il percorso che porterà al 2019 è però piuttosto lungo e anche articolato. Prevede per esempio la messa in funzione di un Istituto Demo-etno-antropologico, denominato proprio I-Dea, teso alla realizzazione di una struttura espositiva dei Sassi e alla digitalizzazione degli archivi presenti nel territorio, che saranno messi in rete per allargarne a dismisura la fruizione. Si tratta quindi di una delle proposte portanti, che si fonda sul grande patrimonio dei Sassi della cittadina. L’Open design School (una scuola per i desginer della nuova generazione) è la seconda grande proposta, un tema che si collega direttamente all’attività produttiva, che trova in questo territorio un luogo straordinariamente fertile anche se in grande difficoltà economica, perchè la crisi ha in parte travolto anche questo settore. Proprio per questo lo presentiamo come una sorta di risposta alla crisi economica. È in programma anche la realizzazione della scuola di alta formazione e studio dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro. Vogliamo tenere insieme una proposta culturale forte anche con eventi e festival che si sviluperanno negli anni a venire e avranno il loro culmine nel 2019, insieme alle infrastrutture culturali solide, che rimangono nel tempo.

Matera è una città sconosciuta ai più, soprattutto per la mancanza di infrastrutture e a causa della scarsa comunicazione. Quanto lo stimolo della vittoria influenzerà nuove politiche per la crescita di tutto il territorio della Basilicata?

Una delle leve su cui abbiamo appoggiato l’iniziativa è stata quella di staccarci da un passato abbastanza recente, in cui la nostra città – come anche il resto del Mezzogiorno – si è dibattuta. Problemi di rivendicazione, che pure essendo pertinenti, hanno presentato la nostra terra come un luogo inaccessibile, cosa in realtà non vera. Basti pensare all’aeroporto barese, alla stazione ferrovia o al porto che collegano la città con le altre regioni. L’idea su cui ci siamo mossi è quella di un territorio che va considerato nella sua interezza. Non ci siamo fatti prendere la mano dal pregiudizio che vede le regioni come realtà staccate le une dalle altre. Noi abbiamo pensato a infrastrutture che entrino all’interno di una rete intelligente, ecco perchè spingiamo molto sull’idea di mettere in piedi una relazione positiva tra i territori. Vogliamo farci riconoscere non soltanto come un luogo difficile del Mezzogiorno, come il malleolo dello Stivale, ma come un luogo a cui vogliamo invece far svolgere una funzione dinamica, di attrattore intelligente. Una funzione a favore del Sud.

Qual è il legame antico-futuro e come verrà preservato questo connubio, senza minacciare l’autenticità che caratterizza il luogo?

Il dossier è denominato Open Future e uno dei claim più importanti è proprio il futuro remoto. Abbiamo associato sempre, costantemente, il tema dell’identità, delle radici delle origini a quello del futuro. Non vogliamo crogiolarci nel brodo primordiale delle vicende straordinarie che abbiamo alle spalle, che vanno comunque conservate e rilanciate, ma fare uno sforzo di proiezione verso il futuro, attraverso un percorso non offensivo e pericoloso per quello che abbiamo. Una delle questioni più importanti che affronteremo sarà quella di non provocare un uragano di tipo turistico. Vogliamo selezionare i visitatori affidando loro la possibilità di diventare per qualche giorno abitanti temporanei di Matera, affinchè si facciano carico esattamente come noi, delle peculiarità di questo luogo, ma anche della sua vulnerabilità. Puntiamo ad avere un visitatore diverso. Non vogliamo una Rimini, ma un luogo dove farsi affascinare dal patrimonio e dalle novità prorompenti che verranno fuori attraverso i vari progetti che svilupperemo. Teniamo insieme i due poli, cercando di coordinarli, senza farci del male.

Per molti Matera non è un paese per giovani. La città potrebbe trasformarsi in opportunità per loro e in che modo?

Sono cambiate molte cose negli ultimi anni. La città si presenta con un volto diverso, ma soprattutto con un clima decisamente diverso. Negli ultimi anni stanno arrivando messaggi straordinariamente interessanti e importanti da parte dei giovani, materani e non solo, che desiderano venire a vivere qui. Matera deve diventare una città per i giovani. A tal proposito stiamo lavorando anche con le scuole e con i bambini, con i quali discutiamo della rigenerazione urbana, perchè sono loro in primis a esprimere le loro necessità. Vogliamo quindi creare una città non solo per i giovani, ma soprattutto per i bambini, progetto ancora più complesso, ma anche più importante.

(Crediti Foto: Rocco Verrastro)