In Italia, Paese familista per eccellenza, il matrimonio sembra essere sempre meno attraente. Se fino a qualche anno fa la creazione di un nucleo familiare stabile, attorno a cui concentrare la propria vita era una priorità, oggi ci si sposa meno e più tardi. Si preferisce la convivenza o addirittura si sceglie come terza alternativa, quella di rimanere ancorati il più a lungo possibile all’ambiente protettivo della propria famiglia. Della serie: amarsi sì, ma ognuno a casa sua.
I dati poi parlano chiaro, confermando quella che è ormai un’impressione generale. Con un Report sui matrimoni in Italia, l’Istat ha registrato infatti una diminuzione delle nozze, che sono anche sempre più tardive. L’età media al primo matrimonio degli uomini è pari a 34 anni, mentre quella delle donne è di 31 anni. I matrimoni celebrati sono stati 230mila nel 2009 e poco più di 217mila nel 2010. Circa 3 cerimonie ogni 1.000 abitanti e 30 mila celebrazioni in meno. Tra le regioni, il calo più marcato è quello di Lazio, Lombardia e Toscana. Il matrimonio è dunque in crisi e la tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel biennio 2009-2010 il calo è stato particolarmente accentuato. Aumentano notevolmente le convivenze, nonostante i numerosi impedimenti che queste coppie devono affrontare quotidianamente, non vedendosi riconoscere alcuni diritti proprio per non aver scelto il matrimonio.
In fatto di rapporti interpersonali, sposarsi o convivere sembra essere il vero e proprio dilemma del nuovo millennio. In passato il matrimonio era quasi una certezza, l’occasione per prendere in mano la propria vita e uscire di casa. La possibilità di sentirsi realizzata e sistemata per lei, l’occasione giusta per mettere la testa a posto per lui. Oggi invece le priorità sono ben altre e il matrimonio sopravvive laddove viene vissuto come una tradizione irrinunciabile o un evento singolare per gli eterni romantici. Una linea orizzontale di apparente stabilità, di volontà di dedicarsi completamente all’altro e la necessità di sottolineare un legame che già esiste.

La ricerca e il raggiungimento della sicurezza passano ormai per altri filtri, che non sono più necessariamente legati a un rapporto di coppia stabile. E se in alcuni casi c’è comunque il desiderio di creare un nucleo da cui dipendere in tutto e per tutto, le circostanze spesso non lo permettono e allora ci si adegua, aspettando il momento giusto. Quel momento giusto che è sempre più lontano e indefinito agli occhi di molte giovani coppie.
È sempre più difficile abbandonare una dimensione individuale, avventurandosi verso l’esperienza matrimoniale. La ricerca della realizzazione sul piano professionale, così come la crescita dal punto di vista personale sono le priorità. Priorità che la crisi economica ha reso sempre più difficili, alimentando il senso di precarietà. Si è precari anche nei sentimenti e la mancanza di certezze fa sì che si proceda in una relazione con i piedi di piombo, misurando bene le responsabilità, poiché se non è semplice gestire le difficoltà da soli, in due lo è ancora di più.
L’incertezza fa paura. Ma anche il matrimonio fa paura. E se non c’è in gioco la stabilità economica, subentra il timore di un carico di responsabilità non indifferente e un coinvolgimento eccessivo. C’è anche chi al fatidico sì associa la trappola dell’amore e il limite della propria libertà. Allora la convivenza sembra essere la soluzione più semplice e comoda, come prova prematrimoniale in vista di un’esperienza futura. Talvolta la convivenza diventa però una via di fuga davanti a scelte più convenienti o dinanzi alla mancata assunzione di vincoli e responsabilità.
Ma in questo panorama che sembra manipolare i rapporti di coppia in maniera burocratica ed economica, l’amore che ruolo ha? L’amore è la chiave, lo strumento principale che fa sì che convivenza e matrimonio persistano o falliscano nel tempo. Forse è proprio l’amore a fare la differenza in un’epoca in cui il “per sempre” come categoria temporale incute sempre più timore, sostituito dal più semplice “stare insieme, finché dura”.
Credits Cover: pinterest.com