Più di tre milioni di persone, il 15% della popolazione attiva. Numeri appetibili se vogliamo dirla alla politichese. È questo il celebre popolo delle partite Iva, una moltitudine di liberi professionisti in costante crescita, complice il precariato giovanile, la disoccupazione e la voglia di crearsi un lavoro a tutti i costi. Aumentano, infatti, le persone che aprono una partita Iva per pura necessità, più che per desiderio di indipendenza o perché svolgono davvero una professione autonoma. Ma addentrarsi nella moltitudine di norme su fisco e previdenza e nella montagna di documenti da presentare e scontrini da conservare non è affatto facile. Dall’altra parte, quella di chi governa, nessun cenno, nessuna manovra. Si parla di abolizione della tassa sulla casa ma non una sola parola sulle partite Iva.

Caro Matteo Renzi, permettimi di darti qualche consiglio. Partiamo dal principio. Freelance, per te che ami tanto l’inglese, è una parola coniata da Walter Scott nel suo famoso romanzo storico Ivanhoe per descrivere avventurosi cavalieri al servizio del miglior offerente nei tornei medievali, libere lance per dirla alla nostra maniera. Oggi, quello spirito avventuroso esiste ancora in tutti quei liberi professionisti al servizio del mercato. Informatici, consulenti, traduttori, pubblicitari, formatori, comunicatori, creativi, giornalisti, operatori del web. E l’elenco sarebbe ancora lungo. Sono grandi protagonisti della dinamica del lavoro contemporaneo. E attraversano difficoltà che i dipendenti non si sognano neppure, relegati così come sono in un posto della società dimenticato da tutti.

Le partite Iva sono una legione sociale che nessuno sta considerando, caro Matteo. Una barca lasciata in mare aperto in balia delle onde del fisco e degli oneri contributivi cui nessuna vedetta invia soccorso. Gente dai venti ai cinquant’anni. Non per ultimo, un popolo elettorale, forse quello più avvelenato contro le tue misure o, meglio, non-misure, forse quello che non ti voterà, forse quello che si dimenticherà di te visto che tu ti sei dimenticato di loro. Ricordati che qualcuno con le partite Iva ci ha vinto le elezioni (il primo Berlusconi del 1994 insegna). E ora ne sono molte più che allora. Pensa a tutti quei giovani, professionisti qualificati, che alla ricerca di un lavoro decidono di intraprendere questo percorso tortuoso. Magari ancora inconsapevoli di tutti gli oneri e gli adempimenti che in teoria conoscono benissimo ma che si abbatteranno su di loro come una mannaia, forgiando una classe di uomini e donne che avrà difficoltà ad accendere un mutuo se non facendo acrobazie, e la cui scelta di avere un figlio rappresenterà un tuffo nel buio con la paura di un domani più che incerto.

Se vuoi un segnale forte, Matteo, un segnale che arrivi diretto e preciso, ce l’hai pronto su un piatto d’argento. Le partite Iva non aspettano che una mano tesa che le tiri fuori da questo vuoto in cui sono da troppo tempo. Capisco che sia più facile e fa più rumore l’eliminazione della tassa sulla casa. Vero, Berlusconi ci vinse le elezioni nel 2008, ma erano altri tempi, altro clima, altri umori. Non sono quei cento-duecento euro sugli immobili a far scattare la molla dell’economia e, permettimi, nemmeno del consenso. Ci sono altri segnali che si potrebbero dare per un’Italia che cambi davvero la sua direzione, una svolta verso una società che punti concretamente sulla qualità, che parli consapevolmente di start up, di nuove imprese, di giovani che fanno gli imprenditori, di una società che sceglie il nuovo. Ecco, ci sono milioni di italiani, giovani e un po’ meno giovani, che il fisco vessa e tratta da evasori, obbligandoli a cose turche, senza ferie pagate, malattia, maternità, congedi parentali e infortuni. È questo il nodo cruciale di un popolo che soffre e che in cambio porta in dote coraggio, fiducia, creatività, cultura, resilienza, ottimismo, vitalità e bravura. Tutte cose di cui questo triste ed estenuato Paese ha un estremo e urgentissimo bisogno.

Quindi, Matteo, è necessario muoversi ora, fare qualcosa per le partite Iva, subito o anche prima. Lascia stare le lucciole berlusconiane (leggi tassa sugli immobili, non altro per carità), brillano per poco e poi si spengono. Fatti raccontare dai tuoi consulenti giovani e preparati cosa significa essere un libero professionista, quali imprese, nel senso di peripezie, bisogna affrontare per rimanere a galla. Dai un segnale vero di cambiamento: da una parte ti permetterà di acquisire nuovi consensi, dall’altra farai il bene del Paese. Un’equazione che funziona e te lo dice uno che in matematica è sempre stato ferrato. Non permettere, anche tu, che il martirio quotidiano delle partite Iva continui imperterrito nell’indifferenza generale. Sono più di tre milioni e votano, anche loro. Matteo, per una volta accetta il consiglio.

[Cover credits: film “Fantozzi contro tutti”]