Sempre più spesso si sente parlare, anche a sproposito, di cashless society (società senza contante) e di un futuro ormai prossimo in cui non utilizzeremo più il denaro contante. In effetti il mondo dei pagamenti digitali sta attraversando un periodo di grande fermento, le tecnologie applicate alle transazioni finanziarie sono sempre più accessibili e anche i cittadini italiani, tradizionalmente legati all’utilizzo dei contanti, mostrano meno diffidenza verso novità apparentemente rivoluzionarie. I numeri recentemente pubblicati dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano non lasciano spazio a molte interpretazioni: nel 2015, infatti, sono state effettuate transazioni con carte di credito e sistemi digitali per una cifra vicina ai 164 miliardi di euro. E se consideriamo solo il new digital payment, che comprende le soluzioni di pagamento fortemente innovative come e-payment, e-commerce in mobilità, carte contactless, si registra un incremento di oltre il 20% rispetto all’anno precedente. Dati impressionanti e destinati a crescere ulteriormente grazie alla fortissima propensione, da parte degli utenti, ad utilizzare smartphone e tablet per gli acquisti online di beni e servizi. Per gli operatori del settore, è evidente, si tratta di un momento epocale di svolta. Senza dimenticare che la capillare diffusione dei nuovi pagamenti digitali, se supportata da contestuali azioni del mondo politico, potrebbe presto portare ad una significativa riduzione delle frodi e dell’evasione. Tanto da farci immaginare il digital payment, più sostenibile e meno oneroso per le casse statali, come un’efficace forma di lotta all’economia sommersa, capace di rilanciare i consumi e la competitività del nostro Paese.
Di questo e di tanto altro abbiamo parlato con uno dei massimi esperti in materia: il Prof. Maurizio Pimpinella, Presidente dell’Associazione Italiana Istituti di Pagamento e di Moneta Elettronica (A.I.I.P.), docente per l’insegnamento “La moneta Elettronica” del corso di laurea triennale in Scienze Economiche delle Organizzazioni presso l’Università degli Studi Internazionali di Roma UNINT e Direttore del Centro Ricerche Nuove Tecnologie e Processi di Pagamento.
Quali sono le attività e le finalità dell’A.I.I.P.? A chi si rivolge?
L’A.I.I.P. è nata per rispondere alle esigenze di una variegata platea di operatori interessati ad intervenire nell’area dei pagamenti, quali società finanziarie, imprese della GDO, operatori del turismo, dei trasporti e delle telecomunicazioni ecc. La normativa consente un ampio ventaglio di operatività: si spazia dalle semplici rimesse di denaro alla gestione di conti di pagamento, fino all’emissione e acquisizione di strumenti di pagamento, tradizionali ed innovativi. Le aziende che hanno presentato istanza di autorizzazione appartengono a settori molto diversi tra loro e si riscontra un interesse anche da parte di enti locali.
Come sta cambiando il mondo dei pagamenti digitali?
I trend internazionali e comunitari vedono sempre nuovi player avvicinarsi all’industria dei pagamenti. Molte aziende, operanti nel campo dell’informatica, sono impegnate nello sviluppo di soluzioni di pagamento da abbinare all’offerta di servizi commerciali, in modo da incrementare ancora di più la sinergia tra l’offerta di servizi tecnologici e servizi finanziari. Con l’emanazione della PSD 2 (Payment Services Directive, la nuova normativa europea sui pagamenti) tale scenario è diventato ancora più evidente. La spinta alla concorrenza, indotta dall’intervento del legislatore comunitario, lascia presagire alcuni segnali di cambiamento: la capacità di investimento e la forza innovativa dei potenziali nuovi attori possono determinare profonde e repentine trasformazioni del mercato, e gli operatori esistenti dovranno essere in grado di prevedere e fronteggiare questa evoluzione e riposizionare coerentemente il proprio modello di business. Le Autorità di vigilanza sono chiamate a valutare l’adeguatezza dell’impianto di regole e controlli agli eventuali nuovi rischi emergenti. Affinché le rilevanti potenzialità del mercato dei servizi di pagamento possano svilupparsi in modo virtuoso, è necessario che gli stimoli concorrenziali, specificamente quelli indotti dall’ingresso di nuovi operatori e da soluzioni tecnologiche fortemente innovative, si accompagnino al perseguimento di obiettivi di integrità dei circuiti finanziari e di tutela degli utilizzatori finali, ai quali deve essere assicurata in ogni momento una piena trasparenza e consapevolezza in ordine ai rischi assunti.
È utopistico pensare ad una cashless society nel futuro?
È stato calcolato che a settembre del 2015 in Europa circolavano circa 8 miliardi di banconote da 50 euro e 114 miliardi di monete per un valore di quasi 25 miliardi di euro, talmente tante che, se messe una sopra l’altra, formerebbero una pila lunga 4 volte la circonferenza della Terra. L’utilizzo delle carte di pagamento invece varia molto da paese a paese. Ad oggi In Europa si utilizza in media la carta 86 volte all’anno e le nazioni più virtuose sono quelle nordiche: la Svezia guida la classifica con 250 operazioni l’anno pro capite, mentre il fanalino di coda è la Bulgaria con 7 operazioni l’anno. L’Italia in questa classifica non si piazza bene con sole 30 operazioni l’anno. (Statistical Data Warehouse, BCE).
Uno studio della Banca Centrale Europea ha inoltre evidenziato che ogni anno l’Europa spende oltre lo 0,46% del suo PIL (60 miliardi di euro) per la gestione del contante. E in Italia, dove è molto più diffuso che nel resto d’Europa, i costi ammontano a più 10 miliardi di euro, circa 200€ per cittadino all’anno, spesi per pagare il personale, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza e le assicurazioni. Tutti questi dati servono a dire che una cashless society sarebbe una benedizione per l’economia tutta, anche senza valutare gli enormi vantaggi in termini di sicurezza e legalità che apporterebbe. Purtroppo, però, perché ciò avvenga servirebbe un cambio di mentalità ed è per questo che da anni l’associazione si impegna nella diffusione della cultura del digitale, in particolar modo tra i giovani, grazie a corsi universitari in cui io stesso sono impegnato come docente e in numerose attività formative sviluppate in partnership con licei e con le associazioni delle piccole e medie imprese.
Davvero Mastercard permetterà di pagare con un selfie?
Sì, Mastercard ha annunciato in occasione del Mobile World Congress (MWC) di Barcellona questo nuovo sistema di autenticazione che dovrebbe essere lanciato sul mercato già questa estate. Ma è la biometrica in generale (ovvero l’utilizzo del corpo umano per l’identificazione degli utenti) ad attrarre sempre più l’industria tecnologica che infatti lancia sempre nuove sperimentazioni. Queste soluzioni che spaziano dalla ormai “classica” lettura dell’impronta digitale alla scansione della voce e alla lettura dell’iride rappresentano delle valide alternative alle password per le quali il più delle volte finiamo per scegliere parole facili da ricordare, ma altrettanto facili da indovinare e per questo poco sicure.
Wearable Visa permetterà di trasformare ogni oggetto in uno strumento di pagamento?
Visa con questa operazione non punta solo al mobile payment ma si apre al mondo dell’Internet of Things e a tutti i nuovi devices che possono o potranno diventare strumenti di pagamento. Un simile sviluppo tecnologico è la vera leva della diffusione dei pagamenti digitali. In un futuro molto vicino potremo tranquillamente uscire di casa senza portafoglio e pagare tutto tramite un braccialetto, un orologio o magari un paio di occhiali da sole!
Come si stanno muovendo i colossi Apple, Android, Samsung, Facebook?
Il nostro mercato suscita grande interesse e sicuramente, a seguito di autorizzazione ad operare da parte delle autorità UE, vedremo questi intermediari finanziari attivi anche all’interno dei confini dell’Unione. D’altronde sono attivi già da tempo negli USA: Google sta sperimentando un programma fedeltà per lanciare Android Pay, la piattaforma Apple non riesce a decollare e Samsung punta a rendere compatibili i propri sistemi per 30 milioni di POS. A loro si aggiunge un sistema di pagamento elaborato dal consorzio Merchant Customer Exchange (MCX), basato su QR Code a cui hanno aderito circa quaranta retailer tra cui il noto Wallmart che, a sua volta, ha sviluppato un servizio di pagamento integrato nella propria Mobile App a cui hanno aderito ben 22 milioni di persone.
In cosa consiste il progetto Cashless City Bergamo? Pensa che verrà applicato in altre città?
Cashless City è un progetto promosso da CartaSi con la collaborazione dei partner del mercato bancario Mastercard, Visa, PagoBancomat e con il supporto dell’amministrazione comunale di Bergamo, un’iniziativa di sensibilizzazione e familiarizzazione con i pagamenti elettronici che nasce dalla volontà di dimostrare che il gap italiano nella diffusione dei pagamenti evoluti è colmabile. I cittadini coinvolti hanno potuto pagare in alcuni negozi solo con carte e bancomat e in cambio concorrevano all’estrazione di premi giornalieri e mensili sotto forma di buoni sconto. L’operazione ha dato ottimi risultati: +3,5% di introiti per il commercio, transazioni con carte di credito aumentate del 10% e soprattutto più comodità, sicurezza e tracciabilità. Mi auguro, quindi, che il programma sia esteso anche ad altre città. Sarebbe interessantissimo, infatti, vedere quali risultati una simile operazione porterebbe al sud, dove la media di utilizzo del contante è statisticamente molto più alta.
Qual è la situazione dei pagamenti verso la Pubblica Amministrazione?
Gestire in modo efficiente i pagamenti verso la PA significa semplificare la vita dei cittadini specie considerando che circa il 50% dei pagamenti avviene a favore della pubblica amministrazione. Adottare standard omogenei e snellire procedure spesso farraginose è una priorità dell’intero comparto pubblico: in quest’ottica, l’impiego del digitale è imprescindibile. Basti pensare all’introduzione, dal 31 dicembre 2015, dell’obbligo di collegamento al Nodo dei Pagamenti dell’Agenzia per l’Italia Digitale da parte di tutte le Pubbliche Amministrazioni, per il pagamento di tributi e servizi da parte dei cittadini: le informazioni entrano in un sistema di condivisione, generando risparmi salienti grazie alla rendicontazione e alle operazioni di riconciliazione automatica di quanto ricevuto dalle PA. Il processo, ovviamente, non deve e non può fermarsi qui: è stata prevista, infatti, la possibilità di accesso al Nodo dei Pagamenti da parte di tutti gli operatori privati interessati. Nello specifico immaginate un flusso continuo in condivisione, uno sharing di informazione tra PA, banche, istituti di pagamento e di moneta elettronica. Un vero circolo virtuoso di semplificazione, trasparenza e sicurezza per i cittadini.
Il livello di sicurezza nelle transazioni con queste nuove tipologie di pagamento è accettabile?
Il discorso va affrontato al contrario, a passo di gambero. Molto spesso, risentendo di lacune in materia di educazione finanziaria, c’è diffidenza verso sistemi di pagamento che coinvolgano moneta elettronica: vuoi perché non si conosce propriamente il flusso delle informazioni legate alle transazioni, vuoi per una visione del web e di tutto ciò che non è fisico come poco sicuro, ci si rifugia sempre nel contante. L’errore non è di poco conto: con ingenti somme di contante (a dire il vero, anche con poco) ci si espone a furti, al rischio di banconote false, alla frequente impossibilità di stabilirne la provenienza (proprio perché non olet). Dunque, ecco la rivoluzione copernicana: le transazioni elettroniche sono tracciabili, eseguite tramite tecnologie di avanguardia con sistemi di criptaggio estremamente avanzati, verificate da professionisti, circuitate dai massimi esperti su scala mondiale, ad ogni latitudine. Per quanto mi riguarda, quindi, la sicurezza di questi strumenti è assodata.
Quanto è indietro l’Italia rispetto agli altri paesi europei e mondiali?
Dal punto di vista dei pagamenti digitali abbiamo ancora molta strada da fare. Purtroppo, nonostante il numero di carte procapite in Italia sia tra i più alti d’Europa, finché non diminuirà l’attrazione nei confronti del contante e non cambieranno le abitudini di acquisto, magari anche grazie alla spinta di incentivi statali o iniziative vincenti come quella di Bergamo, l’Italia continuerà ad essere il fanalino di coda europeo. Sono però certo che attivando sufficienti programmi di alfabetizzazione digitale, come quelli da noi già proposti e con la diffusione delle nuove tecnologie a supporto dei pagamenti, riusciremo presto a colmare questo gap.