Maurizio Riccitelli è il Selezionatore Tecnico della Nazionale italiana di UltraMaratona. Oggi in esclusiva per “Il Giornale Digitale” racconta la sua vita sportiva prima da atleta, poi come allenatore, culminata con il prestigioso incarico di selezionatore azzurro.
Riccitelli e i suoi atleti hanno ottenuto numerosi successi: Mondiali maschili, femminili e prove iridate a squadre.

Iniziamo con un breve excursus biografico. Quando e come nasce la tua passione per l’atletica?

La mia passione per l’ atletica, per assurdo nasce da una grande delusione, quella per il calcio, avevo circa 20 anni, ho scaricato tutta la mia rabbia con la corsa, la proposta oscena me la fece mio padre vedendomi correre senza sosta nelle partite che disputavo.

Quali sono state le tue specialità da atleta e con quale società sei stato tesserato?

Ho iniziato con le gare su strada ma ben presto mi sono cimentato nelle distanze dai 1500 mt per finire con la maratona. le mie società di appartenenza sono state: Uisp l’Aquila, Aterno Pescara.

Quando hai intrapreso la carriera da Coach?

Ho iniziato la carriera da tecnico allenatore Fidal nel 1994, abilitazione ottenuta al corso di Formia.

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A quando risale l’approdo in Nazionale da Direttore Tecnico dell’UltraMarathon?

L’incarico di selezionatore tecnico della nazionale 100 km mi è stato conferito nel 2004, dopo il doppio titolo iridato sui 100 km conquistato da Fattore Mario nel 2002 in Belgio e nel 2003 a Taiwan.

Coach Riccitelli, qual è l’essenza del lavoro di allenatore?

A mio avviso la prerogativa principale per noi tecnici, oltre ad esaltare le qualità psicofisiche dell’atleta, deve essere quella di fungere da educatori sociali, dal rispetto per l’avversario, creare con gli stessi momenti di condivisioni attraverso la gioia per una vittoria ma anche le amarezze dopo una sconfitta. Io dico sempre che un giorno il successo, la gloria, tutto questo finirà e ciò che resterà sarà l’uomo.

E quella dell’atletica?

È strettamente correlata con la precedente, posso aggiungere che l’ atletica è una disciplina di fatica, di sacrificio, come la vita di tutti i giorni. Pertanto ti plasma il carattere, ti insegna a non mollare mai.

Segue molti atleti in fase di preparazione e programmazione della stagione agonistica. Quali sono stati i risultati più lusinghieri nel 2014?

Il 2014 deve ancora terminare, comunque sia ho avuto grande soddisfazione dal maratoneta Carmine Buccilli in quel di Berlino, dove si è concesso un personal best di 2h16’45”. Tra qualche giorno si parte per il Qatar per disputare il campionato del mondo di ultramaratona, spero di chiudere l’anno in bellezza.

La vittoria più bella ed emozionante dei suoi Azzurri?

Dal 2004 ho avuto la conduzione tecnica di circa 20 atleti appartenenti al team della nazionale 100 km. Di ricordi indelebili ce ne sono tanti, ma se devo sceglierne uno direi che il primo amore non si scorda mai. Il doppio successo iridato di Mario Fattore, nel 2002 in Belgio e nel 2003 in Taiwan. Poi come dimenticare il mondiale vinto da Monica Casiraghi, quello stravinto da Mario Ardemagni in Olanda nel 2004, oppure i due titoli mondiali maschile a squadre conquistati nel 2008 e nel 2012 in Italia.

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Per un Responsabile Tecnico di una Nazionale, quanto è difficile diramare le convocazioni e comunicare a un atleta la sua esclusione?

Premesso che ho avuto da sempre un ottimo rapporto con tutti gli atleti, fatto di reciproca stima e fiducia. Tuttavia le convocazioni vengono redatte in base a dei criteri di selezione in termini prestativi, pertanto vige la meritocrazia, comunque dispiace comunicare l’avversità delle scelte.

Su quali aspetti si focalizza la preparazione di un ultramaratoneta? Quali sono gli allenamenti-tipo?

Gli aspetti di una programmazione per l’ultramaratona sono abbastanza ampi, e si basano in primis sulle forti motivazioni nel perseguire un risultato. Di conseguenza viene l’ aspetto atletico con l’allenamento, un buono stato di salute, l’ incremento dei gradienti di forza, l’aspetto mentale, per finire con l’ alimentazione, ecco questi sono a mio avviso i parametri da seguire. L’allenamento specifico sta certamente nell’incremento del volume di lavoro, pertanto un adattamento psicofisico che va da 50 km a 80 km nell’arco di tutta la preparazione. Correlato a ciò c’è un lavoro di supporto altrettanto importante.

staff tecnico Nazionale

Giorgio Calcaterra è una “leggenda” di questo sport. In proiezione futura, Coach Riccitelli vede eredi in grado di dominare la scena alla pari del campione romano?

Di questo straordinario atleta si potrebbe parlare per giorni. Giorgio Calcaterra ha fatto la storia di questo sport, profonda riconoscenza per questo atleta, uomo che ha saputo conquistare ben 3 titoli mondiali individuali, senza nessuna ombra di dubbio. All’orizzonte qualcosa si muove, staremo a vedere.

A chiudere, una tua considerazione sugli ultimi avvenimenti che hanno accostato il doping all’atletica. Soprattutto tra gli amatori è una pratica molto diffusa. Bastano i controlli o c’è bisogno di un cambiamento culturale? Cosa si sente di dire a un giovane che oggi sceglie di “fare sacrifici” su una pista o macinare chilometri sulla strada? È possibile emergere senza scorciatoie cullando il sogno di vestire un giorno la maglia azzurra?

L’argomento del doping è una materia molto vasta e complessa. Una cosa è certa, per debellare questo fenomeno debbono cambiare le regole del gioco e questo lo possono fare gli organi competenti con leggi severissime pena l’interdizione a vita. A mio avviso c è bisogno anche di un cambiamento culturale, il doping scuote le coscienze di chi lo pratica oltre a compromettere la sua salute. È possibile arrivare ad indossare la maglia azzurra contando solo sulle proprie forze, praticando lo sport pulito, il lavoro e i sacrifici pagano sempre. La mia esperienza è testimone che tanti ragazzi che ho allenato ce l’hanno fatta, con l’abnegazione all’allenamento e la forte motivazione di arrivare.