McDonald’s, è crisi nera: il re del fast food ha perso il 2,2% nel mondo, raggiungendo il 4,6% solo negli Stati Uniti, il peggior risultato degli ultimi 14 anni. Quali sono le motivazioni alla base di un calo così evidente? Gli utili netti dell’icona degli hamburger nel terzo trimestre sono scesi del 30% a 1,07 miliardi di dollari, le vendite globali arretravano del 3,3%. Quest’estate uno scandalo mondiale ha mandato in fallimento il tutto: il fornitore Osi è stato accusato di avere consegnato carne avariata alle catene di fast food, falsificando le date di scadenza e mettendo a dura prova il colosso McDonald’s.
Oltre 35.000 fast food in più di 100 Paesi, la crisi si fa sentire in tutto il paese: proteste da parte dei consumatori, concorrenza di qualità e prezzo in continuo aumento. È la terribile panoramica di uno dei punti di maggior riferimento del fast food, ormai sempre più verso il basso.
“Non stiamo cambiando abbastanza in fretta per venire incontro alle aspettative dei nostri clienti”, ha confessato il ceo Don Thompson. “I venti contrari interni ed esterni si sono dimostrati più forti del previsto e continueranno nel quarto trimestre. Queste sfide significative richiedono cambiamenti altrettanto significativi: dobbiamo dimostrare ai nostri consumatori che capiamo i problemi che ci stiamo ritrovando ad affrontare e che stiamo assumendo misure per modificare radicalmente il nostro approccio”. Il vero dramma di McDonald’s è – stato, e sarà ancora per molto, se non si corre ai ripari – quello di non “aggiornarsi” nei gusti, prodotti, offerte con l’innovazione tecnologica e i desideri dei ragazzi (infatti il calo maggiore si riscontra nei clienti dai 20 ai 30 anni): l’azienda non è riuscita a proporre soluzioni nuove e allettanti per i palati più esigenti del pianeta.
Burger King, Old Wild West, Five Guys, Chipotle o Shake Shack: una concorrenza più che accanita in tutto il mondo. Il loro segreto? Sicuramente maggiore qualità: c’è chi punta su ingredienti migliori, super scelti e dal prezzo leggermente superiore, chi è attento all’estetica, alla cottura, agli strumenti. E chi offre addirittura prodotti tipici – ma tipici sul serio, non imitazioni venute male – e l’opportunità di scegliere digitalmente il proprio pasto, personalizzandolo come più si desidera.
Non solo McDonald’s sotto l’occhio del ciclone: la crisi, infatti, avrebbe colpito anche Coca Cola. A mettere a dura prova le multinazionali sarebbe anche un problema a livello d’immagine: secondo l’ultima inchiesta portata avanti da “Eurobrand” il marchio mondiale che vale di più è Apple, con un crescente Google che è riuscito a scavalcare Coca-Cola dal secondo posto. McDonald’s è arrivato al sesto posto, dietro Microsoft e Ibm.
Pechino, Tokio, anche la crescente Dubai. Chiusure di ristoranti in Russia per accuse di condizioni sanitarie inadeguate e discesa repentina anche in Germania: la crisi McDonald’s supera anche i confini europei e si sviluppa nei paesi più giovani, economicamente prestazioni e in ascesa.
Anche in borsa è “Giovedì nero”: ad oggi, le azioni perdono 1%, ma nell’ultimo anno sono scivolate complessivamente del 3,2%.
Come fare per riportare in alto il titolo McDonald’s? Anche a Wall Street sta perdendo punti e prendendo colpi a destra e a manca. Sono lontani i tempi del mitico e rivoluzionario cheeseburger?