Avrei potuto parlare di un Cagliari che dopo ben 11 anni abbandona matematicamente la Serie A, dell’amara sensazione dei presenti al Sant’Elia ieri, e invece no, preferisco raccontarvi un’altra cosa, preferisco raccontarvi una favola, perché a me le storie con il lieto fine son sempre piaciute di più. Per farlo partirò da qui, da Frosinone, o “Frusenone” come si dice nel dialetto della zona. Una città di appena 46714 abitanti, considerata però capoluogo della Ciociaria, una “regione” all’interno della regione, situata nella parte meridionale del Lazio. Tra una camminata e l’altra, decido di entrare in un’osteria, e mentre mi abbuffo con tonnarelli alla ciociara, fagioli con le cotiche e abbacchio allo scottadito, mi faccio una chiacchierata con il proprietario. Una cosa mi è rimasta impressa, oltre all’odore e al gusto squisito di quei piatti. Una frase del signore dietro di me, che esclamò: “A Frusinone sono due le cose che amiamo di più: il calcio e la cucina”.

Il calcio. Eppure del Frosinone non avevo mai sentito parlare in ambito sportivo. Mi informai, come faccio ogni volta che non so qualcosa. Nato nel 1912, ma rifondato nel 1959 e nel 1990. Qualche partecipazione in Serie C, poi tanto dilettantismo. Tutto questo accadeva ben 12 anni fa. In dodici anni tante cose son cambiate. Il Frosinone nel 2005/2006 è stato promosso per la prima volta nella sua storia in Serie B. Nella serie cadetta è rimasto per cinque stagioni consecutive, e tra le sue file hanno giocato calciatori come Lodi ed Eder. Il 2013/2014 è invece l’anno della svolta. I canarini adesso in Lega Pro Prima Divisione, affrontano sotto la guida di Stellone i play off, ed eliminano la Salernitana, il Pisa, e infine il Lecce, tornando inaspettatamente in Serie B. Arriviamo quindi a quest’anno, una cavalcata incredibile che classifica il Frosinone, dopo una sfida bellissima contro Bologna e Vicenza, al secondo posto in classifica con una giornata di anticipo. Secondo posto che vuol dire Serie A, secondo posto che vuol dire storia, perché i frusinati la massima serie finora, l’avevano vista solo su Sky e Mediaset Premium.

foto di roma.corriere.it
foto di roma.corriere.it

Al fischio finale della partita vinta contro il Crotone per 3-1, grazie ad un goal di Ciofani e ad una doppietta di Dionisi, la prima cosa a cui ho pensato è stato quell’anziano signore dietro di me nell’osteria che mi aveva ospitato. Chissà quanto era felice in quel momento. Magari nonostante l’età, non aveva voluto perdersi quest’evento, ed era lì, allo stadio Matusa di Frosinone, una struttura che può contenere fino a 9680 persone, ma solo dal 2006, perché prima i posti disponibili erano poco più della metà, e che il prossimo anno potrebbe lasciare il testimone a metà stagione, al nuovo stadio Casaleno, in costruzione dal 1972. Povero Crotone ho pensato, e poveri i 48 tifosi venuti dalla Calabria, capitati in una festa involontariamente, ma a cui sono invitati lo stesso. A nulla sono valsi gli annunci degli speaker per evitare l’invasione di campo dei tifosi gialloblu della Curva Nord. Ma forse era impossibile placare quelle emozioni mai vissute prima. La multa arriverà, ma probabilmente sarà la più dolce, e il presidente Maurizio Stirpe non si rifiuterà di pagarla con il sorriso sulla bocca.

E povero Lotito, forse lui doppiamente, perché oltre alla questione diritti televisivi, lui alla festa frusinate non è invitato. Cori e magliette contro di lui sono di routine ormai a Frosinone. Eppure un piccolo ringraziamento la città lo dovrebbe anche al presidente della Lazio. La cavalcata del Frosinone infatti, che fino ad allora navigava a metà classifica, o a ridosso della zona play off, ha avuto inizio proprio in quel giorno di metà febbraio, in cui le frasi dette da Lotito in una conversazione telefonica privata, vennero sbattute sulle prime pagine dei quotidiani. “Non sanno manco che esistono, chi lo comprerà i diritti televisivi se salgono in A?”, le parole di Lotito riferendosi a Carpi e Frosinone. Parole sacrosante, ma dette nel modo sbagliato. Perché si sa che quello che in termini economici ti garantisce una grande piazza, è superiore a quanto può invece una piccola realtà, ma caro Lotito, vuoi mettere una favola così, a qualche spicciolo in più?