Lo conosciamo tutti come Giovanni Rinaldi dei R.I.S. – Delitti Imperfetti e come Stefano di Un Medico in Famiglia. Tra cinema, tv, moda, gossip e amore per la sua Terra, la Puglia, ci porta all’interno di un meraviglioso viaggio alla (ri)scoperta di sapori, profumi e paesaggi, a volte, dimenticati. Michele Venitucci si racconta, in esclusiva, per Il Giornale Digitale.

Michele Venitucci. Ti va di presentarti ai nostri lettori? Un breve identikit: chi sei?

Sono Michele Venitucci, sono nato a Bari nel 19…e qualcosa! (ride)

Un Medico in Famiglia probabilmente ha dato lo slancio finale, decisivo, alla tua carriera. Com’è stato tornare in tv?

Dopo l’esperienza dei Ris e la serie su Moana Pozzi, avevo voglia di rifare televisione, anche se la tv nazionale, in generale, non mi appassiona molto come utente. Il Medico in Famiglia è un classico, ha un target molto più grande di quanto immaginassi. E ha avuto anche l’ardire di rinnovarsi, cambiando cast ma mantenendo sempre lo stesso format, con le due colonne portanti, Lino Banfi, pugliese come me, e Milena Vukotić; quest’anno c’è stato un cambiamento molto importante con l’introduzione di nuovi e giovani attori. L’esperienza di UMIF è stata per me una sorpresa: ho fatto parte di un progetto già consolidato da 16 anni, in cui ho ritrovato, forse per il cambiamento del gruppo, una freschezza entusiasmante. C’è chi lo segue perché è affezionato, c’è chi lo segue perché è uno dei classici-divertenti che non stancano mai, perché è leggero e fa appassionare.

Il pubblico ti stima molto e ti apprezza. Vuole seguirti sia nella vita privata sia nei tuoi progetti lavorativi. Qual è il tuo rapporto con i social network?

Adesso ti cercano online, sul web, non esistono più le classiche lettere che si mandavano alle agenzie di ogni attore, di ogni celebrità. Io sono attratto dalla rete, perché mi interessano linguaggi nuovi, nuove sperimentazioni. Ben vengano i social, la rete, per nuove esperienze, per conoscersi, comunicare, creare il contatto.

Teatro, cinema, tv: dove riesci a trovare la tua dimensione migliore?

Il teatro è stato il primo seme, che però non coltivo da un po’ di tempo. Visti i miei ultimi trascorsi mi considero di più un attore di cinema e tv. A teatro vorrei ritornare, sia come esperienza lavorativa sia come approccio al pubblico: il teatro è caratterizzato da uno spazio scenico che ha un inizio e una fine, una dimensione determinata e precisa, ha un’evoluzione molto più complessa. Si tratta di tecniche differenti, bisogna lavorare sul gesto e sulla voce, quindi su un altro tipo di espressività; il cinema lo reputo più intimo: la telecamera è una grande lente di ingrandimento che osserva le tue emozioni. Più sei asciutto nelle tue espressioni, più sei vero, più sei efficace. Bisogna raccontare storie. La televisione dovrebbe fare la stessa cosa, invece tende un po’ a vendere i prodotti. È una macchina più industriale, ti dà una formazione più pratica.

Un pugliese in giro per l’Italia e per il mondo. Qual è il rapporto con la tua terra?

Un uomo che viene dal sud, un sud qualsiasi del mondo. Io amo la Puglia ma non amo i campanilismi. Il nostro è un sud felice, anche se con ancora delle problematiche; dobbiamo essere uniti per sostenere i nostri talenti in maniera autonoma. Adesso si è costretti ad andare altrove, come una tendenza naturale: inizialmente è un disagio, poi una risorsa. Quelli che vanno via del sud, che si realizzano, sono spesso e volentieri delle persone brillanti, hanno bisogno di affermarsi, si vive l’appartenenza a più posti; quando ti vuoi depurare torni giù e respiri un’aria di casa. Sono andato via della mia terra quando aveva solo vent’anni. Questo mi ha insegnato a guardare il mio piccolo mondo con degli occhi più distaccati.

Secondo te c’è ancora nel pensiero comune popolare l’immagine nel tipico meridionale che, con la sua valigia di cartone, piena di sogni, obiettivi, va al nord per cercare una vita migliore?

L’immagine è cambiata perché è cambiato il mondo: adesso spostarsi è molto più facile, semplice. Io credo che ci siano ancora delle differenze sostanziali tra nord e sud, ma le persone sono cambiate molto. Credo che la gente del sud, adesso, ha un orgoglio che prima si tendeva nascondere: dialetti, espressioni, modi di dire, cadenza. Adesso molti migrano all’estero: è una migrazione diversa da quella del passato.

Pellegrini di Puglia: viaggio alla scoperta del tacco d’Italia. Che cos’è questo progetto e come nasce?

Pellegrini di Puglia è il mio primo vero progetto autoriale a cui sono molto legato. È iniziato un po’ per gioco: si parlava, con un mio amico, dei grandi e nuovissimi investimenti che si stanno facendo sulla nostra regione. In questo momento c’è un’attenzione particolare alla Puglia da parte di tutto il mondo. A cena, con un amico che aveva girato per lavoro tutti i comuni, abbiamo pensato a questa collaborazione: per GQ scrivo una specie di diario di viaggio, di promozione, di nuovi racconti fatti da noi. Raccontare la Puglia era difficile: i tempi erano stretti e la geografia non ci aiutava, “stretta e lunga” era difficile da vedere tutta. Abbiamo deciso di iniziare questo viaggio dal nord estremo, i laghi di Lesina e Varano, al sud, a Leuca con un vecchio Maggiolone: per descrivere questo nostro viaggio abbiamo deciso di utilizzare i social. L’idea era di dare vita ad un viaggio avventuroso, in cui perderci, in un posto che pensavamo di conoscere – ma che abbiamo imparato a conoscere meglio, abbiamo scoperto posti e paesaggi nuovi. Il social è molto veloce: le foto dei paesaggi venivano viste, apprezzate, al massimo con un “like”. Serviva di più, servivano piccoli racconti, descrizioni, per portare il lettore a soffermarsi un po’ di più, come se fossero tutti frammenti di un racconto lungo, che porta alla foto successiva, e alla storia successiva, e così via. Abbiamo ospitato alcune persone, miei amici.

Continua Michele:
quest’anno inviterò sei amici: ospiti stranieri, italiani, del nord, pugliesi (ci sarà, come ospite, anche Valentina Corti – Sara di Un Medico in Famiglia). Faremo vari viaggi con mezzi diversi: bicicletta, moto, macchina, a piedi, una volta per quattro giorni ciascuno. Io raccoglierò tutti frammenti, le tracce, come una specie di diario, sempre utilizzando Instagram, la pagina di Pellegrini di Puglia. Lanceremo anche un contest di foto del nostro territorio; ho pensato anche ad un logo tutto nuovo.
Quando sono andato via ho scoperto anche luoghi che non conoscevo. È un invito, rivolto a tutti coloro che se ne vanno, a riscoprire il territorio, perché spesso siamo attratti dall’altrove, quello che c’è dall’altra parte e non apprezziamo quello che abbiamo vicino. Dobbiamo vedere, dal nostro piccolo, quello che funziona attorno a noi, valorizzare il territorio, riscoprirlo. Andare via, imparare cose nuove, fare nuove esperienze, ma poi tornare a casa, per portare nella nostra terra ciò che noi abbiamo conosciuto, creare scambi nuovi, arricchire.

Qual è il tuo rapporto con il gossip e i paparazzi?
È stato un percorso graduale, mai eccessivamente invasivo: anche questo boom di UMIF era inaspettato. Fa parte un po’ del gioco, quando ci si espone così tanto il personaggio stesso crea il suo pubblico.

Moda: come definiresti il tuo stile?

Sono molto attratto dalla moda, è una cosa divertente se viene presa con leggerezza. Mi piacerebbe vestirmi sempre fresco, leggero, in modo semplice, e solo un po’ più elegante in occasione di eventi. Mi piace giocare molto con i dettagli, soprattutto occhiali e cappelli. Si potrebbe osare un po’ di più, anche nel mio mondo.

Spesso e volentieri hai parlato di una (NEO)grafia di un attore – invece di “biografia”. Pensi che ci sia qualche tuo tratto particolare che giustifichi il grande successo tra le donne?

(Ride) Non è una cosa su cui focalizzo molto la mia attenzione, col tempo sono più consapevole di me stesso.
È vero, da piccolino avevo il “complesso del neo”, un approccio più timido anche con le donne, e forse è rimasta ancora quella timidezza, quella più vera e autentica. Forse sì, la mia può essere una “bellezza suggerita”. Non ho paura della bellezza, nel paese in cui questa viene celebrata molti ne sono impauriti. Si deve unire, sicuramente, la bellezza anche, e soprattutto, all’intelligenza, simpatia e maturità. La bellezza non è tutto.

Un Medico in Famiglia 10: ci sarai?

Il mio personaggio è stato molto amato, anche in maniera inaspettata. C’è un’eventualità, ma non è sicuro. Se me lo proporranno, temo che la 10ª sarà l’ultima, e ci saranno le condizioni, perché no?!