Milano città accessibile per l’Expo: un ottimo proclama che rischia di trasformarsi in una pessima figura se gli impegni non verranno rispettati a dovere. Ieri (domenica 1 giugno n.d.r) abbiamo deciso di fare un giro per la metropolitana del capoluogo lombardo: l’unico mezzo ad oggi in grado di garantire spostamenti rapidi per tutta la città a tutti i cittadini, quindi anche ai disabili.
Lo scenario che ci si trova davanti è un misto tra varie sensazioni che vanno dallo stupore allo sdegno più totale. Incominciando dalle note positive ci avventuriamo per le nuove gallerie della metropolitana automatica M5 che è stata inaugurata solo pochi mesi fa e, nell’arco di nove fermate, consente la piena accessibilità anche alle persone in carrozzella. La spiegazione la si trova subito: essendo stata finanziata anche da fondi europei questa linea è stata costruita in rispetto delle norme per l’accessibilità dettate dalle convenzioni internazionali per cui sono presenti ascensori su tutti i piani e, forse per la giovane età sono tutti funzionanti.
Il nostro viaggio parte dalla stazione di Bicocca e, come si può notare nella foto, anche sui treni è presente un alloggiamento per la carrozzella sicuro e confortevole con cintura di sicurezza e citofono per richiedere l’intervento del personale. Le cose si complicano quando decidiamo di scendere alla fermata Garibbaldi FS. Per i non milanesi la stazione Garibaldi è la seconda a Milano per traffico e dimensioni, da qui partono treni nazionali ed internazionali, compresi i servizi ad alta velocità. Ci si aspetterebbe che, almeno nella stazione della linea 2 (collegata alla linea 5), ci fosse la completa accessibilità per i disabili: magari anche turisti appena scesi da un treno. Fino alla “giurisdizione della lilla” tutto in ordine ma, appena arriviamo nella linea verde iniziano i guai: il montascale in direzione Abbiategrasso/ Assago Forum è segnalato come fuori servizio, dunque non c’è modo per un disabile motorio di recarsi in direzione sud, se non quella di allungare il viaggio di nuovo sulla linea 5 prendendo poi la 3, la 1 e finalmente la 2.
Proseguiamo allora il viaggio come se fossimo su una carrozzella e, una volta arrivati sulla linea 3 continuiamo a procedere senza intoppi. Anche le stazioni di questa linea (la gialla) sono dotate di ascensori funzionanti anche se, una volta entrati siamo costretti a tapparci il naso per frenare il nauseabondo olezzo di urina che ci assale. La spiegazione ci viene data dall’agente di stazione: in pratica gli ascensori vengono usati troppo spesso da sbandati e senzatetto come orinatoi e i servizi di pulizia sono superficiali al massimo, l’unica soluzione sarebbe quella di metterli fuori servizio ma alla fine si sopporta tutto pur di non cambiare stazione.
La stessa situazione a Cadorna, centro per gli spostamenti verso il nord della Lombardia, dove troviamo forse la scena più raccapricciante. Innanzitutto uno degli ascensori che servono la stazione è guasto e non si può quindi andare verso il Forum di Assago né verso Sesto San Giovanni (lo stesso ascensore serve più tratte). Successivamente notiamo che, come in molte altre stazioni, l’ascensore per recarsi a piano strada è alla fine di un cunicolo male illuminato e non video sorvegliato e davanti all’ingresso nauseati dall’odore troviamo niente di meno che escrementi umani di varia foggia e dimensione, che restano li nell’indifferenza del personale che ci congeda con un laconico “prima o poi puliranno“.
Il vero dramma arriva sulla linea 1: la più anziana di Milano che risale al 1964. Decidiamo di partire dal capolinea di Bisceglie, che è una delle sette stazioni (su quasi 40!) ad essere munita di ascensori che, a questo giro, funzionano. Da notare che l’accessibilità sulla rossa è limitatissima: tra Bisceglie e Pagano su otto stazioni solo quattro sono accessibili da parte dei disabili, e non sempre visto che come ci spiega l’addetto di stazione i montascale sono a dir poco datati e spesso anche se sembrano funzionare si fermano a metà strada. Altro scoglio è la salita sui treni: la linea è anziana e cinquant’anni fa non si sono curati di costruirla senza barriere; sta di fatto che per salire sui treni c’è uno scalino piuttosto importante che è difficilmente superabile da un disabile in carrozzella senza qualcuno che lo spinga. Ultima sorpresa gli agganci sul treno, costituiti da tre paletti con un “guinzaglio” da attaccare alla ruota. Il problema è che queste postazioni sono identiche anche sui treni di ultima generazione e sono in centro al passaggio, dunque a treno pieno per i disabili salire a bordo diventa solo un’utopia.
Una volta all’esterno ci auguriamo che la situazione migliori ma così non è: a Milano tutti gli autobus sono dotati di rampa per disabili, ma purtroppo in centro transitano quasi esclusivamente tram, dei quali solo il 30% è in grado di garantire salita e discesa delle carrozzelle. Inoltre i tram più datati hanno anche una serie di scalini difficili da superare anche per un anziano senza particolari problemi motori. Il problema in questo caso sta nel fatto che non ci sono linee miste: tutti i tram moderni circolano esclusivamente su quattro linee, quindi oggi non ci servirà a niente aspettare, sappiamo già che purtroppo i tram che arriveranno saranno tutti così.
Dopo questo viaggio ci rimane lo sconforto di aver capito che, se fossimo stati in carrozzella, probabilmente avremmo dovuto chiamare un taxi. Inoltre l’ATM (Azienda Trasporti Milanesi) chiede ai disabili di telefonare al loro centralino un’ora prima di mettersi in viaggio per avere informazioni sull’accessibilità della rete ma, provando, abbiamo scoperto che nella sala operativa non sanno se ascensori e montascale sono effettivamente in funzione. Arrivare a destinazione nella Milano di Expo, per alcuni, è ancora come fare un terno al Lotto; e non si può arrivare così nel 2015.