A Milano non ci sono fiumi oltre al naviglio. Questa è la frase che sentirete dire anche da molti residenti, ma che rappresenta una falsità incredibile: infatti negli anni nel capoluogo lombardo sono stati modificati o nascosti alla vista i fiumi Lambro e Olona, e svariati canali. Proprio il Lambro costituisce ormai da anni la pietra dello scandalo per una città che, come Milano, si ritiene organizzata impeccabilmente; nel tempo infatti si sono succeduti svariati anni in cui, per una pioggia più forte del solito, il Lambro è esondato causando gravi disagi ma soprattutto milioni di euro in danni per residenti e non.

Per parlare del problema però bisogna permettere che il fiume Lambro a Milano scorre per la maggior parte del suo corso alla luce del sole, ma il suo letto è stato cementificato e impermeabilizzato per garantire che non ci fossero infiltrazioni nei terreni circostanti: e fin qui niente da obiettare. Peccato che il Lambro abbia degli sbalzi di portata enormi in caso di pioggia e che nessuno abbia pensato di adattare gli argini in modo che potessero contenere anche le piene che si verificano numerose durante l’anno. Sta di fatto che ad oggi tale fiume è troppo “stretto” e causa continui disagi alla cittadinanza.

Ma arriviamo a questa settimana: più precisamente dopo le piogge di lunedì e martedì. Chiunque fosse arrivato in quel momento al Quartiere Lambrate avrebbe pensato tutto, tutto tranne di trovarsi nella città che tra poco più di otto mesi ospiterà l’Esposizione Universale del 2015. Fango per le strade e nelle cantine, un’enormità di oggetti e di mobili distrutti dalla furia delle ondate di piena, macchine che non partono più o nella migliore delle ipotesi riescono a malapena a raggiungere l’officina. Un disastro. Per strada si incontrano i residenti che, tra rabbia e rassegnazione, provano a salvare il salvabile. Tutto sembra fermo, tutto sembra tranquillo, ma solo chi ha vissuto le scene della notte precedente può capire quanto sia successo nella moderna Milano.

Siamo al Quartiere Bicocca, in via Arbe: il tratto stradale non è propriamente vicino al corso naturale del Lambro, ma le acque di piena non ci mettono neanche dieci minuti ad invadere le corsie di una delle direttrici verso il nord della città.

Il Lambro in via Arbe

Ma per rendere appieno la gravità della situazione ci dobbiamo spostare in Viale Forlanini, la grande arteria che porta in pochi minuti all’Aeroporto di Linate. Anzi, la strada porterebbe in pochi minuti all’aeroporto se essa non fosse allagata come tutta la viabilità nel raggio di parecchi chilometri.

Il Lambro in Viale Forlanini

Immagini impressionanti sono state scattate anche nelle vie che coprono il corso del torrente, ma l’impeto della piena non ha risparmiato nessuno e ha fatto funzionare al contrario tombini e canali di scolo per svariati minuti, riversando sul piano stradale la furia di un corso d’acqua costretto tra muri di cemento a stare sottoterra.

La furia del Lambro

E non va neanche meglio alle aiuole nei viali, che nascondono le griglie di sfogo per il fiume stesso.

Il Lambro esce dai tombini dei giardini pubblici

Dopo questo giro del terrore in una notte buia e quantomai tempestosa, c’è spazio per lo sconcerto del giorno dopo. Tra negozianti infuriati per la perdita degli incassi e la tristezza degli inquilini delle case popolari, costretti a vivere in quelle vie. A Lambrate la situazione è ancora disperata alle 10 di mattina, e riesce a normalizzarsi solo alle 16, ma per la pulizia delle strade c’è ancora da aspettare: le prime strade sono state ripulite giovedì, mentre per le ultime i residenti si infangheranno fino a domenica.

Niguarda

Una riflessione in questo caso viene spontanea: quanto può essere credibile un comune che presenta come progetto principe di Expo un delirante reticolo di nuove vie d’acqua se poi non riesce a tenere a bada quelle che già ne attraversano il territorio? Per Expo c’è ancora molto da fare e gli interventi sul Lambro non sono neanche in programma, ci resta quindi solo da sperare che il 2015 sia un anno molto, ma davvero molto secco.