Un tempo si diceva che le vacanze fossero un diritto, che almeno una settimana al mare in agosto fosse dovuta a qualsiasi lavoratore. Si pensava che ogni italiano, con i risparmi sulle buste paga, potesse e quasi dovesse incrociare le braccia per quei magici sette giorni facendosi ammaliare dall’odore della salsedine e delle fette di cocomero a ferragosto. Oggi purtroppo non è più così, ma non per la crisi, a Milano gli inquilini delle case popolari in zona San Siro non possono andare in vacanza neanche due giorni perché al ritorno troverebbero un nuovo occupante abusivo a chiudergli le amate mura domestiche.
Ma la questione non è certo nata oggi: ci troviamo nel quartiere che prende il nome dal celeberrimo Stadio Meazza: le palazzine non sono difficili da individuare, intonaci scrostati e una situazione di apparente (ma anche effettivo abbandono) fanno trasudare all’occhio dei passanti tutti i problemi di chi in quei posti ci abita. Il fenomeno dell’abusivismo è quantomai radicato: in alcune palazzine nelle zone più calde sono occupati irregolarmente fino all’80% degli alloggi, la situazione più disperata? Via Paravia 82: qui solamente un affittuario risulta in regola con i pagamenti. Oggi però parlano i condomini di via Mar Jonio 7, edificio completamente abbandonato dall’Aler, l’azienda che gestisce l’edilizia popolare a Milano.
Nelle tre palazzine a tre piani c’è una vera e propria guerra in corso: il problema? Le occupazioni abusive all’ordine del giorno. Da una parte gli inquilini regolari provano a contrastare il fenomeno e, dopo il fallimento dei canali istituzionali, è stato un folto gruppo di coraggiose anziane ad armarsi di mattarelli e cucchiai e ad assalire tutti quelli che provavano a sfondare le barre di ferro messe dalla Polizia a protezione degli alloggi sfitti. Dall’altra parte ci sono loro, per la maggior parte immigrati, che provano ad impadronirsi degli appartamenti, indipendentemente dalla loro situazione: che l’alloggio sia sfitto o il proprietario fuori casa poco importa, l’importante è avere un tetto sulla testa.
Tra questi cortili non si perde solo la dignità data dal vivere in un ambiente salubre: si perdono i diritti fondamentali alla casa e al possesso dei propri beni: non è giusto che delle persone che lavorano debbano ritrovarsi nella terribile situazione di dover “montar guardia” alla propria casa per evitare che qualcuno se ne impossessi con tutto ciò che c’è dentro. Da una parte in questa lotta ci sono i centri sociali: unici combattenti attivi che però applicano la regola dell’occupazione a tutti i costi: se da una parte è vero che gli alloggi sfitti devono essere assegnati rapidamente, non è possibile prendersi con la forza ciò che non è di nostra proprietà.
Sul piano puramente morale vince quindi la fazione di Forze dell’Ordine e Comune, che però si sono rivelati inermi combattenti di una battaglia data per persa: in alcune strade ci sono presidi della Polizia ma come dichiarano i cittadini stessi: “quelli chi li muove dai sedili delle pattuglie? Se stanno li a fare le belle statuine non fanno bene a nessuno”. Questo comportamento di disinteresse verso le case popolari porta i centri sociali ad essere quantomeno legittimati nel loro agire: dalle istituzioni non si muove niente, a Milano ci sono più di 10.000 alloggi vuoti e sfitti ma, se la situazione dovesse rimanere ferma così, a questo punto l’illegalità è l’unica mossa che porta a risultati soddisfacenti, almeno per quelle persone che si possono mettere un tetto sulla testa.