Non si può morire per i Campionati Mondiali di calcio. Polvere,camion,betoniere,deserto. E tutto intorno montagne di pietre,sabbia grigia,cantieri. Scheletri giganti di cemento e acciaio fino all’orizzonte. Gru di ferro come stormi che salgono a sfiorare il cielo, nel buio tabelloni luminosi e la data di fine lavori.
E nel buio rimarranno a breve, anche gli oltre 400 lavoratori migranti nepalesi morti in Qatar, sulla maggior parte dei cantieri degli stadi dove si giocherà la Coppa del Mondo di calcio del 2022. La cifra arriva dal Pravasi Nepali Coorditation Committee, un’organizzazione per il rispetto dei diritti umani, che in questi giorni raccoglie gli elenchi dei morti utilizzando fonti ufficiali a Doha, ed è stata rilanciata dal periodico britannico The Observer. I documenti pongono la questione di come molti lavoratori migranti siano morti da quando al paese del Golfo sono stati assegnati i Mondiali: dal 2010 i nepalesi costituiscono infatti il 20% della forza lavoro nei cantieri. E il numero di decessi, sempre più in crescita, mette pressione sulle autorità del Qatar e sul governo mondiale del calcio, la Fifa, tanto che anche Theo Zwanziger, presidente della Federcalcio tedesca, ha pubblicamente criticato la decisione di assegnare il torneo al Qatar. Come risposta le autorità dell’emirato hanno recentemente pubblicato linee guida dettagliate sulle leggi da applicare ai lavoratori che vengono dall’estero.
Alla rassegna iridata qatariota mancano ancora otto anni e già si contano centinaia di vittime. La situazione che preoccupa di più, vista l’imminenza dell’evento in programma il giugno prossimo, è però quella brasiliana, dove si stanno registrando gravi episodi di incidenti sui cantieri e oltretutto ci sono ritardi nella costruzione degli impianti. Fabio Hamilton da Cruz è l’ultimo nome, in ordine di tempo, che verrà dimenticato tra quasi due mesi ad oggi, insieme agli altri operai, morti sulle impalcature degli stadi che ospiteranno i mondiali 2014.
Sempre che nel frattempo non succeda qualche altro incidente. Le cause della sua scomparsa vengono attribuite alla fatalità, anche stavolta; ma il Brasile viaggia a un ritmo troppo frenetico verso la competizione, e le scadenze ormai sono troppo vicine per poter rimandare i lavori. I cantieri restano aperti 24 ore su 24 ed è normale che alla fine qualcosa vada storto. L’operaio brasiliano è deceduto dopo un volo di quasi dieci metri mentre stava lavorando sull’impalcatura della futura tribuna dello stadio Arena Corinthians che ospiterà Brasile-Croazia la gara inaugurale di Rio 2014.
Questa è la terza vittima all’interno della struttura, ma comunque non parliamo dello stadio principe di questa vergognosa classifica. Durante la costruzione dell’Arena Amazonia di Manaus,infatti, hanno perso la vita ben quattro lavoratori. Manaus sarà lo stadio del debutto azzurro, il 15 giugno contro l’Inghilterra. Fabio è la seconda vittima degli ultimi quattro mesi, un altro incidente si era infatti verificato a Brasilia a Dicembre. I Mondiali sono un momento di coesione tra nazioni e di unione tra popoli oltre che un motivo di divertimento, questi Mondiali brasiliani si stanno macchiando di un’onta di sangue che sarà difficile dimenticare col gioco.
In Qatar, i lavoratori migranti nepalesi, sono sottopagati (appena 5 euro al giorno) e vivono in condizioni desolanti: alloggi sovraffollati, privi di aria condizionata e sistemi di depurazione, per di più senza acqua corrente. I valori che lo sport ci insegna sono competitività, lealtà, rispetto, perseveranza, coraggio, fatica, amore per quello che si fa, divertimento. E divertimento dei potenti non può e non deve essere la tomba della povera gente. E’ inconcepibile.