Il panorama musicale italiano, senza essere troppo autoreferenziali, si arricchisce ogni giorno di nuove uscite, nuovi successi, nuovi cantanti. Nel vortice di tutte le novità, c’è spazio anche per chi si rinnova e lo fa con stile, distinguendosi per qualità e non per genere. È il caso dei Mosaico, band milanese formata da Giorgio Colnaghi voce, autore testi e melodie vocali, Mattia Viganò chitarre, compositore musiche e Claudio Crippa tastiere, compositore musiche che a giugno sono usciti con un nuovo singolo, Taxi, poi diventato video e presentato sul sito di Repubblica. Galeotto fu l’incontro con Livio Magnini, Bluvertigo, che ha fatto ordine e pulizia ma soprattutto ha fatto da trainer.

Prima di essere parte del progetto Mosaico componevate I Grafite: cosa è cambiato?

Giorgio: Sicuramennte un po’ di consapevolezza, un po’ di attenzione in piú sul fatto di farsi capire e di arrivare alle persone attraverso le canzoni, non solo arrivare a capire fra noi tre. Questo è il percorso che cerchiamo di fare.

Come siete arrivati ai Mosaico?

Mattia: Noi già come “I Grafite” avevamo iniziato a scrivere pezzi nostri. Il grosso è stato passare da altre esperienze musicali, in cui piano piano impari a esprimerti attraverso la musica per poi passare a mettere cose tue in quella musica che suoni e crei tu, quindi non più in canzoni di altri. Quello è stato il primo gradino che abbiamo fatto insieme, poi il passaggio ai Mosaico è arrivato nel momento in cui abbiamo deciso di fare una cosa più consapevole anche un po’ più rivolta verso l’esterno. Una volta che abbiamo iniziato a scrivere, maturato il nostro modo di scrivere, abbiamo deciso di cambiare nome perché il progetto stava diventando una cosa più seria e quindi necessitava di una novità. Nell’ultimo anno abbiamo lavorato tanto su di noi, sul capire cosa di noi andava bene e cosa invece complicava le cose e rendeva difficile far arrivare alle persone che ti ascoltano, quello che volevamo esprimere.

Mosaico, un viaggio in ''Taxi'' verso il sole (INTERVISTA)

Qual è stata la cosa più difficile di questo passaggio?

G.: La cosa più difficile? Dire che questa cosa di me che mi piace tanto, non va poi così bene per creare canzoni che siano fruibili dagli ascoltatori, altri da noi tre, è stata una cosa impegnativa. Io personalmente posso avere dei pensieri veloci ma le sensazioni quelle più vere sono sicuramente lente e nelle canzoni ci sono dei pensieri ma ci sono anche delle sensazioni. Solitamente alle persone arrivano prima le sensazioni, poi magari si focalizzano, arrivano anche i pensieri e le idee. Io la cosa che trovo ancora più difficile in realtà è riuscire a mettere in due minuti e mezzo, tre minuti e mezzo di canzone delle sensazioni molto lente che possano arrivare alle persone che hanno fretta.

La domanda classica del “Che genere di musica suonate?” non ve la faccio. Allora vi chiedo, se ascolto “Taxi” dei Mosaico, cosa mi proporrebbero Genius o Spotify?

M. Ultimamente abbiamo cercato di voler essere pop nel senso di musica di facile fruibilità perché poi ti rendi conto che al di là delle qualità musicali che uno ha, quando tu vai dietro a delle idee spesso rischi di perderti in cose complicate che solo tu riesci a comprendere. La cosa brava di un musicista pop soprattutto è quella di fare delle canzoni che le altre persone possano condividere quindi i messaggi sono i tuoi, del tuo vissuto, delle tue idee, del tuo modo di vivere, del tuo modo di porti di fronte alle cose però il bello è che altra gente ritrovi una sfumatura del suo modo di vivere, del suo vissuto, all’interno di quello che tu scrivi.

G.: Qui ci sta bene una citazione: “Se una canzone dev’essere spiegata per essere capita, è una canzone che non funziona”. Ci ha dato fastidio fare i conti con questa cosa, però è una grande verità.

M.: Sicuramente il passo dei Mosaico è stato fare un piccolo cambiamento cioè non solo voler fare e cercare di assomigliare a quello che poi è la musica che ci piace ma anche lì cercare che cosa potesse essere bello da proporre adesso. Quindi a me possono piacere i Led Zeppelin, i Queen ma è ovvio che sarei anacronistico nel tentare di fare una cosa del genere. E quindi oggi ti dico che siamo vicini ai Radiohead ai Wilco, abbiamo ascoltato molto Gotye, Bruno Mars, i Kasabian, dal punto di vista musicale. Quello che noi vogliamo riuscire a fare è legare uno stile musicale molto internazionale, a invece una parte di testo che è legata sia dal punto di vista melodico che dal punto di vista dei contenuti alla storia dei grandi cantautori italiani.

Mosaico, un viaggio in ''Taxi'' verso il sole (INTERVISTA)

Cos’è per voi “Taxi”?

M.: Sicuramente un inizio. E come inizio abbiamo scelto un mezzo di trasporto!

Dove nasce il sole dei Mosaico?

G.: Taxi è un viaggio che sai sicuramente da dove comincia, sai indicativamente la direzione di questo viaggio ma non sai esattamente dove arriva, ma non lo sa nessuno. Nessuno lo sa.
M.: Anche se io la cosa che ricordo di un sacco di biografie di musicisti che ho letto in questi anni è che poi tanti ti dicono che ovviamente il musicista è uno dei mestieri più difficili del mondo, altro che “Uno su mille ce la fa” però tanti dicono che se uno non ce la fa a focalizzare sin da subito dove vuole andare e cosa vuole fare, continuerà a girarci intorno all’infinito e poi farà fatica a realizzarsi. Devi visualizzare mentalmente la strada che devi percorrere. Noi per adesso abbiamo inquadrato, poi piano piano bisogna mettere la benzina.

Di “Taxi” si apprezza molto la musica, in alcuni punti è quasi più forte del testo.

G.: Noi ci siamo detti: “Facciamo in modo che la musica sia la cosa che apre le orecchie dell’ascoltatore” e una volta che lui è predisposto, in questo clima di ascolto vero, allora la musica farà strada alle parole che si cantano.

Che ruolo ha avuto Livio Magnini nel vostro lavoro?

M.: Avevamo bisogno di un trainer, qualcuno che riuscisse a sviscerare le buone idee che avevamo. Lui ha un modo di scrivere comunque particolare, interessante. Quello che abbiamo capito è che se tu scrivi anche un testo che è il migliore dell’universo ma sotto non hai una poltrona, un qualcosa di bello su cui poggia e che fa arrivare a chi ascolta che decide di ascoltare una canzone, non di leggere un libro, c’è poco da fare. La cosa più bella delle canzoni è che spesso capita che tu anche se consciamente non stai ascoltando e prendendo, in realtà dopo ti ricordi e alla fine ti rendi conto di aver imparato le parole.
G.: Livio è stato un setaccio. La versione più lucida della situazione poteva arrivare da una persona che veniva dall’esterno.
M.: Quando hai a che fare con una persona che ha alle spalle un vissuto da gruppo, conosce le dinamiche che ci sono in un gruppo, in un rapporto di tre persone che scrivono insieme, è stato un trainer sia dal punto musicale che dal punto di vista personale. È dalle scremature che vengono fuori i miglioramenti.

Come lo vedete il futuro dei Mosaico?

M. : Con Livio abbiamo cominciato a registrare dei pezzi con l’idea di fare poi un album, un cd completo, oggi non si sa più come chiamarlo! Il nostro obiettivo è quello, entro la primavera, di tornare in studio e completare con altri cinque, sei pezzi, quello che verrà, per avere un gruppo nutrito di canzoni per fare un cd.

Dei Grafite avete dovuto distruggere qualcosa per trovare le tessere del Mosaico?

Claudio: Sicuramente qualche passo indietro su alcune condizioni di scrittura c’è stato. La nostra ricetta è l’equilibrio. E abbiamo constatato che semplificare molte cose rende molto di più, anche negli ultimi pezzi che stiamo scrivendo. Come diceva Mattia, ormai ci sono alcune cose che vengono di getto e altre che vengono anche più velocemente senza essere troppo complicate.

Per i lettori del Giornale digitale i Mosaico hanno realizzato una versione tutta speciale di Taxi.

http://www.youtube.com/watch?v=c3Ng7RjKskI

[credits fotos: gentile concessione de I Mosaico]