Venerdì 9 ottobre è stata presentata Localler – startup che aiuta a far crescere le Pmi nel settore del turismo – ad Expo, in particolare al Vivaio delle Idee di Padiglione Italia, iniziativa che la Fondazione ItaliaCamp, il Padiglione Italia e il Ministero delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali hanno deciso di dedicare alle capacità dei giovani imprenditori italiani. Giovani che, però, il più delle volte, sono costretti ad andarsene via dal proprio paese per costruire qualcosa di serio e di concreto, a causa della burocrazia eccessiva e delle tasse troppo alte che non permettono di poter lavorare – e soprattutto vivere – in maniera dignitosa.

E anche il settore del turismo vive questa crisi: in Italia, le Pmi del settore, hanno perso la loro importanza agli occhi di tutti sia perché non hanno gli strumenti adatti per compiere operazioni sul web, sia perché non in grado di collegare tutti i prodotti affini. E i dati parlano molto chiaro, almeno secondo il Business Travel News: ben il 40% delle Pmi nel turismo non permette ai clienti di fare prenotazioni online e il 30%, invece, non ha proprio una pagina web. Fatto alquanto preoccupante, se si considera che al giorno d’oggi tutto passa attraverso internet, dalla prenotazione delle vacanze all’acquisto di vestiti. L’unica soluzione, quindi, è quella di rivolgersi a diversi canali di distribuzione, con la conseguenza di dover pagare commissioni per ogni prenotazione, arrivando anche al 30% dell’intero fatturato.
Tutto questo, inoltre, diminuisce il numero di prenotazioni perché se non si può fare online, molte persone decidono di rinunciarvi del tutto. Gli acquisti via web sono molto importanti, se si considera che nel 2013 circa il 45% delle vendite di prodotti turistici – secondo un sondaggio della rivista specializzata «Tnooz» – è avvenuto attraverso dispositivi mobili, come smartphone, tablet e pc.

Il settore del turismo ha quindi un grande potenziale che però non viene sfruttato in modo corretto. A pensare a come far ripartire il tutto, anche a livello europeo, sono stati due italiani trapiantati a Barcellona, Gianpaolo Vario e Giulia Nidasio che hanno creato la sopraccitata Localler, una startup turistica innovativa per le piccole e medie imprese del settore. Si tratta di una piattaforma che integra diversi servizi – promozione, gestione e distribuzione – in un solo punto d’accesso, per avere sotto controllo tutto ciò che un determinato territorio offre dal punto di vista turistico.
Per capire meglio di cosa si tratta abbiamo intervistato proprio Gianpaolo, CEO e founder di Localler, che ci racconta la sua storia di italiano che fa startup all’estero.

Credits: www.iocelhofatta.com
Credits: www.iocelhofatta.com

Come è nato Localler? Ci racconti il percorso di sviluppo della tua startup?

Io e l’altro founder (Giulia Nidasio N.d.R.) siamo professionisti nel settore del turismo: io ho lavorato per anni nella gestione e nella distribuzione di alloggi turistici e Giulia nel mondo digitale del reparto turistico. Grazie alla mia e alla sua esperienza abbiamo creato un bel blog, che è tanto digitale quanto gestionale.
Nei nostri viaggi – soprattutto in Italia, ma anche all’estero la situazione è simile – abbiamo scoperto che molti prodotti turistici sono locali. Abbiamo visto – e ci hanno confermato i professionisti della zona – che la loro clientela diventa tale solo quando arriva a destinazione: i servizi e i prodotti sono praticamente invisibili su internet. Anche perché le grandi compagnie di distribuzione – come, per esempio, Booking – che sono quelle che gestiscono e distribuiscono il prodotto online, non hanno grande interesse nel distribuire prodotti che sono disponibili solo in piccole destinazioni turistiche: a loro interessano città grandi – Roma, Firenze, Milano, Londra, Parigi – perché lì hanno una struttura e un business che già funzionano bene. Inoltre, molti di questi tour operator non hanno grande dimestichezza con internet e non hanno capito ancora la sua importanza; i pochi che lo hanno fatto non lo usano in modo corretto perché non hanno gli strumenti e nemmeno grandi risorse. Stiamo parlando di un prodotto turistico che se non viene valorizzato e non inizia adesso a fare un marketing di qualità, nel giro di pochi anni, rimarrà fuori dal mercato.
Proprio da questo problema serio, facendo delle interviste a vari professionisti in Spagna, Italia e Francia soprattutto, e usando la nostra esperienza, ci è venuta l’idea di creare Localler, una piattaforma per chi ha necessità di dare visibilità al prodotto turistico locale.

Avete scelto – tu e la tua socia Giulia – la Spagna. Perché proprio questo paese? Cosa c’è di diverso dal nostro?

Siamo venuti qui prima di pensare di montare la startup, viviamo in Spagna da dieci anni e Localler è solamente l’ultima delle nostre esperienze. Abbiamo scelto Barcellona per altri motivi, che hanno a che fare con il lavoro ma non con la startup: io sono venuto semplicemente per trovare fortuna perché in Italia non ci sono grandi opportunità. L’altro founder è venuto in Spagna qualche mese prima di me, ma non ci conoscevamo prima di questa avventura.
Cosa c’è di diverso dall’Italia? Meritocrazia, opportunità e rispetto per il lavoratore. Qui non importa se sei inglese, spagnolo, tedesco o norvegese, l’importante è che lavori bene. In Italia questo non esiste: la filosofia è sfrutta il tuo prossimo prima che lui sfrutti te. Almeno questo è quello che ho visto io perché le ultime due offerte di lavoro che ho avuto in Italia erano al limite del ridicolo e dell’illegale: me ne sono andato perché non si poteva andare avanti così.
Qui ho trovato lavoro nel giro di una settimana. Erano anche altri tempi, adesso non penso che funzioni così anche perché, a livello di documenti, è un po’ più difficile. Le opportunità continuano ad esserci, ma bisogna essere specializzati: se vieni qui a fare il pizzaiolo o il cameriere non troverai niente, ma se sei un professionista – ingegnere, avvocato, dottore, dentista, ingegnere informatico – troverai lavoro in poco tempo. Almeno a tutti gli amici che ho qui, italiani e professionisti, non manca il lavoro e nessuno prende mille euro, te lo posso assicurare.

Avete creato una piattaforma “Open Product Platform”, che vantaggi offre agli utenti?

Abbiamo creato una piattaforma che offre tutti i servizi di cui può avere bisogno una persona che lavora nel turismo, come gli strumenti per gestire il prodotto, i clienti e la visibilità su internet. Per quanto riguarda la pagina web, molte piccole e medie imprese ne hanno una vecchia, che si vede male e che non si adatta agli attuali standard del mercato: per questo offriamo uno strumento per crearne una professionale, che risponde a tutti i requisiti del 2.0 e anche del 3.0 e con seo aggiornata alle nuove richieste del mercato, oltre agli strumenti basici per distribuire il prodotto nelle principali piattaforme di marketing turistico – abbiamo circa 14/15 canali di distribuzione.
Un professionista, attraverso la nostra piattaforma, può gestire in maniera integrata tutti i suoi prodotti: non solo alloggi o solo attività, ma insieme alloggi, attività, tour ed esperienze. Tutto questo lo abbiamo fatto su esplicita richiesta di moltissimi professionisti che ci hanno detto che per vendere un determinato prodotto hanno bisogno di altri prodotti collaterali e, per averli, si fanno aiutare da persone della zona che li forniscono. In base a questo abbiamo pensato di vendere le due cose insieme, il prodotto di tipo alloggio e quello di tipo attività, e ora stiamo sviluppando anche altri servizi per permettere di mescolare sempre di più questi prodotti. Credo che questo sia uno dei principali valori aggiunti della piattaforma: utilizzare un prodotto affine a quello che c’è già per vendere l’altro.
La piattaforma è una specie di gestionale e sarà la base di molte altre cose. Noi offriamo servizi basici ma professionali per la gestione di tutti gli aspetti del prodotto turistico – distribuzione, gestione, vendita, visibilità, clienti e quant’altro. Il nostro vero scopo, però, è quello di far collaborare, attraverso la “Open Product Platform” gratuita, tutte le persone che lavorano o che gestiscono il prodotto turistico nella stessa zona: con Localler puoi invitare altre persone vicine a te ad utilizzare il tuo prodotto e viceversa. In questo modo puoi aumentare la tua sfera turistica e la possibilità di vendere in maniera indiretta il tuo prodotto.
Questo chiaramente ti dà moltissimi vantaggi. Il primo è che aumenti, senza nessuno sforzo, i tuoi canali di vendita perché tutte le persone della tua area possono vendere il tuo prodotto – ed è molto più economico che farlo attraverso booking o un’altra piattaforma che richiede fino al 30% di commissioni. Il secondo è che puoi aumentare la tua disponibilità di prodotto: offrendo una serie di prodotti che possono essere di interesse per il tuo cliente, aumenti la possibilità che visitino la tua pagina web, il valore del tuo prodotto e la possibilità di guadagnare una commissione sulla vendita di altri prodotti. Questo funziona se fatto in maniera coordinata: se tutti collaborano per aumentare il posizionamento della destinazione turistica e non solo del singolo prodotto.

Credits: tyba.com
Credits: tyba.com

Cosa manca alle pmi italiane turistiche per poter raggiungere alti livelli?

L’Italia è destinazione turistica da sempre, però, quello del turismo è un mercato che non ha saputo aggiornarsi e nemmeno approfittare delle opportunità che ha dato internet. Il vero problema è che chi gestisce il turismo al giorno d’oggi lo fa in maniera scorretta: infatti, la prima cosa che manca, in Italia, è la formazione. Il turismo si sta ancora facendo con carta e penna o con Excel, mentre i dirigenti dovrebbero essere istruiti a fare cose in maniera digitale perché solo così si farà qualcosa di completamente distinto.
Ho parlato anche con altri dirigenti in Italia e questo è un problema tangibile e serio: non c’è una formazione tesa a creare professionisti che gestiscano il prodotto turistico in visione digitale e con strategia.

Consigli a chi vuole aprire una propria impresa come avete fatto voi?

Una startup non è un’impresa, è più uno sforzo: è qualcosa che vuoi che in tre anni scoppi. Se non provi a farla diventare qualcosa di grosso diventerà una piccola e media impresa, però, se in un anno non ha fatto il botto, non vale la pena tirare avanti la baracca di qualcosa che è pesante e non si muove: generare due mila euro per tre persone non è il mio scopo che, invece, è quello di averne 500 mila.
Se anche quello è il vostro obiettivo scappate dall’Italia perché lì non ci riuscirete mai: o avete raccomandazioni, o è impossibile. Se volete fare qualcosa di serio andate negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Francia o – per assurdo – in Spagna. Quest’ultima è un posto strano perché creare l’impresa è facile, attrarre investimento, invece, è un po’ più complicato: noi ora cerchiamo investimenti all’estero perché qui non c’è quello di cui avrebbe bisogno un’impresa per crescere rapidamente.
Poi, in Italia la tassazione è allucinante, arriva al di sopra del 50%. Qui in Spagna siamo fermi al 37%, ma ci sono posti come Malta, Regno Unito e Francia che danno molti benefici alle piccole e medie imprese.
L’idea è sempre quella, purtroppo: se volete fare qualcosa di serio dovete lasciare il vostro paese. Ovviamente questa è la mia esperienza, poi magari c’è gente che mi dirà che sono un pazzo e che tutto questo non è vero, ma io sono la dimostrazione del contrario.

Credits: www.snapitaly.it
Credits: www.snapitaly.it

Avete progetti per il futuro?

Stiamo provando a far crescere l’impresa collaborando con altre startup del settore, soprattutto in Italia e in Spagna. Adesso come adesso non riesco a vedere più in là di uno/due mesi perché stiamo analizzando giorno per giorno cosa succede e che risposte ci dà il mercato. Il nostro progetto per il futuro è crescere ed aumentare senza limiti la nostra visibilità e i nostri clienti. Per questo stiamo facendo l’impossibile e, se non dovesse andare bene, ci sarà un’altra impresa.