L’Italia è una penisola ricca di tradizioni culinarie, un lungo itinerario gastronomico dove, durante le feste, ognuno porta a tavola una cosa diversa. Infatti, pranzi e cenoni natalizi rappresentano per milioni di famiglie italiane oltre all’occasione ideale per ritrovarsi con amici e parenti intorno alla tavola, quella di assaporare prodotti tipici di stagione e riscoprire le specialità tipiche locali, a cui siamo tanto affezionati.
Sono tantissimi i piatti della nostra bella Italia, quasi tutti provenienti da una “cucina povera“, che magicamente, in onore delle festività, rivive sulle nostre tavole. I dolci senza i quali davvero non sarebbe Natale sono tantissimi e quasi ovunque è presente la frutta secca e quella di stagione.
Inizio dalla mia amata Sicilia, la mia terra dove non c’è cena della vigilia senza la pasta con le sarde. A Palermo, lo sfincione (pizza tipica a base di cipolla) si mangia anche a Natale insieme ai cardi in pastella e alla gallina in brodo. Baccalà, falsomagro (tipico arrosto siciliano), scacciate con verdure o ricotta, e poi come dimenticare i mille dolci, tra buccellati, cassate e cannoli, mustazzoli con mandorle e cannella e la cubbaita, un torrone di miele con nocciole e mandorle o pistacchi e i tozzetti, biscotti con cioccolato e mandorle.
In Calabria, dove tradizione vuole che si mangi pesce per il cenone della Vigilia, trionfa il capitone. Il peperoncino, non manca mai, come sugli spaghetti con mollica di pane e alici. I dolci, tanti, sono solitamente i turdilli o cannaricoli, gnocchi di pasta fritti e passati nel mosto cotto e nel miele, le scaliddre, un dolce accompagnato da glassa zuccherata o cioccolato fondente.
In Sardegna, per il pranzo di Natale si consumano un numero consistente di antipasti: carciofi con la bottarga, coratella di agnello, la “cordula” (intestino di agnello avvolto su se stesso e cotto in tegame, assoluto o con i piselli). Tra i secondi di carne spiccano agnello e porceddu al forno. Ma tra tutti, il piatto più popolare rimangono i malloreddus piccoli gnocchi di semola, ruvidi al tatto e dalle varie forme e nomi a seconda del paese. Infine, la fregula, cuscus cotto nel brodo di gallina, mentre tra i dolci, ricordiamo le seadas al miele, dolci fritti al formaggio.
In Campania la tavola avrà per protagonista il pesce, ingrediente base di ogni portata, accompagnato da contorno di broccoli, olive di Gaeta o acciughe salate. Il dolce tipico di Natale sono gli struffoli, di origine antichissima, e i raffioli. E poi ancora insalata di rinforzo con cavolfiore bollito, scarola riccia e il capitone. Il pranzo del 25 prevede invece la minestra maritata.
La tradizione culinaria natalizia della Puglia prevede pasta fatta in casa, come i raschiatelli e le vermicide, frutti di mare crudi, dalle cozze agli allievi. Tra i secondi, ecco i fritti di pesce, l’agnello e il tacchino. Non mancheranno le pettole o pittule, frittelle di pasta lievitata, arricchite di pomodoro, capperi, olive o ricotta, salame, baccalà e lampascioni. Tra i dolci troviamo le cartellate, dolci fritti con miele o mosto.
Nel periodo natalizio in Basilicata vi è la consuetudine di preparare le scarpedde: sfoglie di pasta fritta e coperte di miele. Per il Natale si ricorre a sughi preparati con polli e conigli ruspanti imbottiti. A pranzo si usa mangiare pasta fatta in casa a forma di cilindri, gli strascinari, conditi con ragù di carne mista.
Arrivando in Lazio, troveremo sulle tavole imbandite per le feste primi come i cappelletti in brodo e secondi a base di pesci di acqua dolce. Tra i secondi, il tradizionale cappone, tacchino ripieno e baccalà in umido con pinoli e zibibbo. Tra i dolci, da gustare il pangiallo, a base di frutta secca, canditi, miele e cioccolato.
Rinomata in Molise è la zuppa di cardi e tra i secondi troviamo il baccalà condito con prezzemolo, origano e uva passa, da accompagnare con il rosso di Trebbiano. Ci sono pure le sagne in brodo, pregiato timballo di lasagne cotte nel brodo di gallina ed imbottite con uova, pecorino e scamorza, la carne della gallina a tocchetti, il tutto ben innaffiato di brodo e messo in forno.
Nelle Marche il venerdì di magro era in passato una ghiotta occasione per mangiare pesce e il pranzo natalizio rispecchiava in tutto per tutto quello dei matrimoni e vedeva protagonisti i cappelletti in brodo, seguiti dal bollito con verdura cotta o cardi e dalla carne arrosto. Tra i dolci ricordiamo la pizza de Natà, un impasto a base di pane con frutta secca, uvetta, cioccolato in polvere e fichi.
Il più famoso piatto natalizio dell’Abruzzo è quello chiamato “Le virtù”: un minestrone a base di sette ingredienti per sette, tra cui legumi freschi e secchi, verdure nuove, carne e pasta. A Lanciano la vigilia di Natale è preceduta dall’antivigilia, una cena di magro in cui le portate sono ben 13, a indicare Gesù e i dodici apostoli.
Piatti tipici dell’Umbria: bottarga trinciata, le tartarette di mangiar bianco, le trote marinate e pasticci di ostriche calde.
In Emilia Romagna dominano i primi piatti della tradizione, gli spaghetti al tonno o alle sarde e i tortelli di zucca al burro. A Bologna, in particolare i pasti natalizi non possono non concludersi con il celebre pan speziale o Certosino, dolce di origine medievale, la cui ricetta era custodita dai monaci della Certosa.
Nella bella Toscana si intonano canti intorno al fuoco e si beve vin brûlé. In particolare va ricordata la tradizione di Londa, nei pressi di Firenze, dove dopo la mezzanotte, viene cotto sulla brace del falò il bardiccio, la tradizionale salsiccia di maiale al finocchio.
In Liguria troviamo di nuovo pasta fresca, come i maccheroni in brodo e i ravioli alla genovese. Tra i secondi troviamo invece gli stecchi fritti, spiedini di rigaglie di pollo con funghi freschi, e il cappone.
In Veneto il pranzo di Natale ha inizio con un antipasto di salumi, come soppressa e la salsiccia luganega, seguito da gnocchi al sugo d’anatra, e, tra i secondi, polenta e baccalà o lesso di manzo “al cren”. Il dolce tipico è la sbrisolona, dolce alle mandorle, e, naturalmente, il Pandoro di Verona.
Piatto simbolo del Natale in Lombardia è da sempre l’anguilla, cotta in un fondo di robusto Barbera sul Ticino, in cartoccio con timo e limone sul lago d’Iseo e infine “cont i faseu” sui Navigli Milanesi. Inoltre, si mangerà pasta fresca, come i tortelli di zucca o gli gnocchetti agli spinaci, cappone ripieno con Mostarda di Cremona e spiedini di pollo. Tra i dolci, ricordiamo il famoso torrone lombardo e il classico panettone.
Sulla tavola del Piemonte trionfano antipasti tradizionali quali il “bastoa”, la “finanziera”, i “capunet”, il vitel tonné, mentre tra i primi non possono mancare zuppiere fumanti di agnolotti e ravioli. Per il pranzo del 25 dicembre sono protagonisti i capponi e il gran bollito, accompagnati sempre da un’insalatina di sarset. Tra i dolci, sono rinomati la torta di nocciole, le mousse di mele rosse e soprattutto il torrone d’Alba.
In Trentino Alto Adige, nel rispetto della tradizione tirolese, le famiglie sono solite mangiare la carne con i crauti. Non possono mancare, oltre alla polenta, i Canederli, grandi gnocchi a base di pane raffermo, speck, pancetta e salame, gustati con burro e parmigiano o anche in brodo e tra i dolci, lo Strudel e lo Zelten, dolce a base di frutta secca e canditi.
La tavola natalizia tradizionale in Friuli Venezia Giulia è composta da una serie di pesci denominati in dialetto “fritura, sardele, segui, sgombri, bisate e masonite”. Per la cena della vigilia, i triestini considerano quasi d’obbligo il “risoto coi caperzoli”, mentre per il pranzo del 25 invece non può mancare il maialino al forno, accompagnato dal cosiddetto pane di Cristo.
In Val d’Aosta, il pranzo di Natale vede in tavola la classica carbonade, strisce di carne macerate in vino e aromi, accompagnate dalla polenta. Famosa anche la zuppa alla Valpellinentze, a base di cavolo, verza, fontina, brodo, cannella, con fette di pane raffermo. Tra i dolci, è rinomato il dolce di sciroppo di pere.
A Natale a tavola, oltre alla tradizione, trionfano gusto e voglia di ritrovarsi insieme, perché in fondo, nonostante le differenze, c’è sempre qualcosa che accomuna un po’ tutti.
Buon Natale e buone feste a tutti!