Il brutto risultato dell’Italia ai Mondiali di calcio è ormai acqua passata. Si deve guardare avanti, alle soddisfazioni che gli altri sport, anche quelli meno conosciuti, ma molto più significativi anche dal punto di vista umano, stanno dando al popolo tricolore. La Nazionale azzurra di rugby in carrozzina ha disputato la “FriulAdria Six Nations Cup”, il più famoso “Sei Nazioni”, con ottimi risultati. Un importante quarto posto, al cospetto di squadre forti come Repubblica Ceca, Austria, Russia, Ungheria e Svizzera, che hanno faticato contro la compagine di Alessandro Turetta, capace di inanellare ben due vittorie contro elvetici e magiari, perdendo di un punto il quasi decisivo confronto contro la Russia. Il torneo è stato vinto dalla Repubblica Ceca, seguita da Austria e Russia. Nonostante il podio fosse vicino, l’Italia ha saputo soffrire, colpire nel momento opportuno, subendo però il ko di misura più per inesperienza che per altro.
Soddisfazione da parte di Sandro Porru, presidente FISPES (Federazione Italiana Sport Paralimpici E Sperimentali). che ha sottolineato i due successi conseguiti, guardando anche più in la, agli Europei del 2018, un appuntamento da onorare, magari con qualche vittoria prestigiosa. Proprio su questo tema, Porru si “augura di poter ammirare l’Italia in gare internazionali, in modo da far crescere l’esperienza che, le altre nazionali già possiedono”. Non bisogna dimenticare che, nel 2020 ci saranno anche le Paralimpidi a Tokyo alle quali, ironia della sorte, potranno partecipare solo le nazionali che ben figureranno, soprattutto in termini di risultati, ai precedenti campionati europei. Ma, per pensare a questo c’è tempo. Il “Munderball”, chiamato anche così, è nato nel 1977 in Canada, grazie a dei ragazzi con evidenti problemi motori, in difficoltà a giocare a basket in carrozzina. Da lì in poi, presero una palla ovale, inventarono delle regole, avendo a disposizione uno sport tra i più seguiti alle Paralimpiadi.
Nel nostro Paese, solo nel 2011 la FISPES introdusse il rugby in carrozzina e il primo campionato a squadre fu giocato due anni dopo, nel settembre 2013. Proprio per questo, poc’anzi, parlavamo di inesperienza dei nostri atleti, impegnati da poco meno di un anno in competizioni ufficiali, a differenza delle altre nazionali. Il “Wheelchair Rugby”, così come viene soprannominato negli Stati Uniti, annovera tra le sue fila tanti ragazzi iscritti che, malgrado i gravi problemi, hanno deciso di giocare, di lottare andare avanti, come se nulla fosse. Grazie a un cuore grande.
Foto: Rugbyclub.it