Settimana socialmente impegnativa quella di apertura dell’Expo 2015 di Milano. Fibrillazione, ironia del web che fino all’ultimo gufava per la figuraccia (sadicamente godendone) che l’Italia intera avrebbe fatto in un giorno denso per altro di significati che di questi tempi lasciano a desiderare: si il Primo Maggio la Festa dei Lavoratori (se poi un lavorano non ce l’hai, festeggia lo stesso). E il Primo Maggio di cose ne sono successe a Milano: da un lato l’inaugurazione fuori città, dall’altro il caos nel centro. Una città messa a ferro e fuoco, violenza, lacrimogeni e chiaramente polemiche. Fra le tante al centro dell’attenzione quella scoppiata tra una certa sfera giornalistica italiana e due artisti rapper: J-Ax e Fedez.
L’espressione al tempo dei social network, la chiamavano. Tutto infatti nasce da un cinguettio twitteriano e successivamente un post facebookiano e da lì il vortice di risposte acide, di insulti, di ricerca continua di uno scontro che non si capisce se abbia l’intenzione di essere generazionale o di cervelli. Qualcuno lo definisce un modo per distrarre da alcune mancanze e non solo dall’oggetto anzi dalle manifestazioni del contendere. Fedez non ha mai nascosto il dissenso per Expo o meglio per la cattiva gestione di Expo, nominando infiltrazioni mafiose che poi sono state sotto gli occhi di tutti grazie al lavoro di chi teneva gli occhi bene aperti e le orecchie in ascolto delle intercettazioni.

Per essere il più chiari possibile, senza cadere nel vortice della facile polemica, c’è da sottolineare che quanto scatenatosi su Twitter sembra un vero accanimento. Il 30 aprile a Milano gli studenti hanno organizzato una manifestazione di protesta: semplice, pacifica con un momento che ne è poi diventato il simbolo. Due studenti saliti sull’edificio dell’Expo Gate stendono un telo pietoso su quanto protestano e Fedez twitta un semplice “Sono con voi”. Apriti cielo perché il Primo Maggio a Milano si scatena l’inferno che non c’è bisogno di menzionare analizzandone ciò che è già stato pienamente analizzato. Una serie di frasi racchiuse in un social network dove tutti possono esprimersi con la sola regola dei 140 caratteri, crea una rete in cui Fedez viene praticamente mummificato.
Ma quello che sorprende è vedere chi cerca in tutti i modi di saltare alla gola di chi poi ci mette la faccia perché sia Fedez che J-Ax esprimono un’opinione come farebbe qualsiasi altro cittadino, con la differenza unica di avere un certo successo, di lavorare, di fare sold out ai loro concerti. La chiamavano deontologia professionale: una serie di cinguettii al vetriolo che parte da Filippo Facci ma anche da Nicola Porro. Professionisti della parola e dell’informazione che forse esagerano: perché se è vero che anche i giornalisti possono esprimere un’opinione, non necessariamente in 140 caratteri possono giocare sulla sottile linea della ricerca di un capro espiatorio. Fedez ha peccato di leggerezza ma qualcun altro ha peccato di presunzione.

La presunzione nel saper interpretare a modo proprio quanto si leggeva su Twitter. Perché la polemica si è accesa, incendiata ed esplosa via via a colpi di accuse e offese soprattutto dopo un tweet del rapper milanese: “I danni dei #NoExpo sono poca cosa in confronto alle infiltrazioni mafiose e le speculazioni economiche di EXPO. Indignati a giorni alterni!” mentre Facci scriveva: “Non generalizziamo. Bisogna dividere i NoExpo pacifici da quelli violenti, e metterli in due galere diverse“. Chiosa poi Nicola Porro con un: “Secondo me se Fedez fosse nato in America, si sarebbe beccato la mamma di Baltimora. Quella che mena il figliolo incappucciato“, “È anche per gente come te, che oggi Milano è a ferro e fuoco. Quelle di oggi come le chiami? Chiedi scusa. E la prossima volta pensa“.
Non sono mancati nemmeno i commenti acidi di Luca Telese e di Giampiero Mughini. Ma a difendere la categoria dei giornalisti, per fortuna, c’è un insolito dolce Andrea Scanzi che fa notare quanto poi è palese. Quello che sembra essersi messo in moto sui social è praticamente una ricerca insostenibile di un capro espiatorio. Come se Fedez e J-Ax fossero i veri colpevoli di queste violenze messe in atto dai Black bloc che non sono necessariamente sinonimo di No Expo. Sembra che una certa parte del giornalismo italiano si sia dimenticata di un particolare minimo ma significativo: i due imputati non sono che cittadini con diritti di espressione pari ai loro. E allora cosa manca in questa visione miope della questione? Una controparte. Si perché Fedez e J-Ax non sono l’altra sponda della questione Expo.
Non ho bisogno di fare "marcia indietro" visto che non ho mai supportato la violenza. L'unica lotta è contro la mafia http://t.co/qeqeeMzfCM
— J-Ax (@jaxofficial) May 1, 2015
“Qua la tv sembra un centro di igiene mentale e la politica un centro di igiene dentale” canta Fedez in PopHoolista. Ma davvero si è arrivati a tanto? Nemmeno più a sparare nel mucchio ma a una rivisitazione del gioco “Acchiappa la talpa” picchiando il martello in testa a chi esce dalla tana per esprimere un pensiero? Che poi a ben vedere né Fedez né J-Ax hanno inneggiato alla violenza, anzi hanno sottolineato il loro no. E allora? Allora si è perso il senso di una polemica, si è perso fra i meandri di televisione, opinionisti che in questo caso ben se ne guardano dal dire la loro e social network che prontamente vengono messi in mezzo da un Sallusti dell’ultima ora che a Piazza Pulita farnetica di un certo Fedez che contesta il sistema ma che poi viene pagato milioni da Sky, multinazionale.
[Fonte cover foto: www.artspecialday.com]