É iniziato tutto con un bambino dalla “faccia facciosa”, accompagnato da un cagnolino bianco: vignette umoristiche pubblicate sul quotidiano ‘St. Paul Pioneer Press’ dal 1947: erano i Li’l Folks, personcine. Ma è il 2 ottobre 1950, quando Charles Monroe Schulz è notato dalla ‘United Feature Syndicate’, che nascono i Peanuts, bambini protagonisti di strisce filosofiche e divertenti, che hanno ancora successo dopo 65 anni.

Un vero fenomeno editoriale che è al centro della mostra Il fantastico mondo dei Peanuts, in esposizione al Museo del Fumetto, dell’Illustrazione e dell’Immagine Animata di Milano, dal 17 ottobre al 10 gennaio 2016. Un’esposizione che tocca il cuore degli appassionati e promette di avvicinare i più piccoli, con rare tavole originali, gigantesche statue dei teneri personaggi, seguendo anche un itinerario tra i grandi temi che coinvolgono Snoopy e amici. La partita di baseball, gli amori difficili, come quello tra Charlie Brown e la ragazzina dai capelli rossi o tra Lucy e Schroeder, la copertina di Linus, l’arrostitura dei marshmallows, l’infinito romanzo scritto da Snoopy, e tante altre situazioni che sono diventate un vero culto nel mondo del fumetto.

Abbiamo raggiunto Alberto Brambilla, uno dei curatori della mostra, per parlare con lui di questo apprezzatissimo fenomeno globale, del successo legato a semplici bambini e a un cane intellettuale.

Credits www.peanutsmovie.com
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Perché una mostra sui Peanuts? Quanto si collega al film?

Da tempo c’era l’idea di organizzare una mostra simile, perché il lavoro di Schulz è fondamentale nella storia del fumetto. I Peanuts, nella loro forma di striscia quotidiana ed umoristica, sono i precursori di un genere che coinvolge Mafalda di Quino e Calvin & Hobbes di Bill Watterson. Abbiamo aspettato il sessantacinquesimo anniversario proprio per sfruttare il nuovo interesse veicolato dal film, in uscita il prossimo 5 novembre.

Non solo strisce a fumetti, ma una vera filosofia di vita. Qual è il messaggio trasmesso?

La base di questo mondo è l’intelligenza di Schulz: il disegno è espressivo, ma non si tratta di un elemento eccezionale. Sono i testi ad essere brillanti e a coinvolgere il lettore. Il successo di questo mondo è dato dai bambini che pensano come adulti, pur collocati in attività quotidiane tipiche dei ragazzini.

Credits www.peanutsmovie.com
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Un fumetto come questo potrebbe mai passare di moda?

In realtà penso che i Peanuts non siano mai stati veramente di moda. In 65 anni sono stati sempre letti e apprezzati, ma non c’è mai stata una vera esplosione, un fenomeno globale.

Pensa che il lavoro di Schulz debba essere modernizzato? Se potesse cambiare o aggiungere qualcosa, cosa sarebbe?

Non credo che le strisce debbano essere adattate: in tutti questi anni di pubblicazione si è sempre mantenuta una certa freschezza e originalità. Forse solo i fumetti degli ultimi venti anni non sono agli stessi livelli dei precedenti, ma in così tanti anni di lavoro penso che sia normale e che non sia una vera decadenza. Per quanto riguarda i cambiamenti, io non sarei in grado di apportarne, e comunque non ne farei.

Questa non è una semplice mostra, ma racchiude una serie di eventi e proposte per ogni età. Può farci qualche esempio?

Per i bambini abbiamo pensato a diversi laboratori di disegno e a un concorso di storie paurose in occasione di Halloween, la Festa del Grande Cocomero. Il concorso prevedeva la scrittura di un racconto di paura che avesse per protagonisti i personaggi creati da Schulz: la premiazione è avvenuta ovviamente durante una festa in maschera, il 31 ottobre. Per i fan di vecchia data abbiamo invece organizzato una giornata di scambio di figurine, quelle uscite nel 1977 insieme alla rivista Linus. Molto significativa è poi la collaborazione con MediCinema Italia Onlus: il 4 novembre abbiamo proiettato in anteprima il film Snoopy & Friends. Il ricavato è stato devoluto alla realizzazione di sale cinematografiche nelle strutture ospedaliere, secondo i criteri della film therapy.

Credits www.peanutsmovie.com
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Qual è il suo personaggio preferito e perché?

Charlie Brown, e credo che sia il personaggio preferito di molti altri. Mi piace perché mi ci identifico molto, è eroico e tragico allo stesso tempo. Ha un sogno e vuole realizzarlo, e continua a crederci nonostante le prese in giro degli amici e le varie difficoltà di percorso. Non è un perdente, e Schulz non era d’accordo con questa definizione: per l’autore un perdente è chi si arrende, e non è certamente il caso di Charlie Brown, che riuscirà dopo tanti sforzi a giocare una buona partita di baseball.