L’Europa, negli ultimi anni, ha visto crescere la percentuale di obesi tra il 10 e il 40%. L’Italia è il Paese che presenta il più basso indice di diffusione di obesità del continente, ma purtroppo lo sviluppo di questa malattia avanza anche nella Penisola. Il dato più preoccupante, però, riguarda i bambini. 4 milioni e 700 mila individui, circa il 10% risulta obeso.
Dietro l’obesità di ognuno c’è la propria storia, una storia differente che ci ha portato ad essere quel che siamo. E, nella maggior parte dei casi, quel che siamo non piace a nessuno, a noi per primi. In una società fondata su canoni di bellezza che non superino la taglia 40, in cui ciò che conta è l’apparenza anzichè la sostanza, non è difficile immaginare che chiunque abbia un qualche difetto – e tutti ne abbiamo – si senta un pesce fuor d’acqua. Se a questo si aggiungono problemi fisici, conseguenti all’obesità, oltre che psicologici, il pensiero di un’operazione che promette la salvezza fa sempre più capolino.
Per ricorrere alla chirurgia è necessario avere determinati requisiti. Di operazioni e trattamenti ce ne sono tanti. La sleeve, tra tutte, è forse la più drastica. La Sleeve Gastrectomy Laparoscopica (SGL) è un intervento di tipo restrittivo in cui lo stomaco viene tubulizzato. L’ intervento è eseguibile con tecnica laparoscopica e prevede l’asportazione di una gran parte dello stomaco tramite una resezione, realizzata con l’ausilio di suturatrici meccaniche. La parte di stomaco rimanente ha un aspetto tubulariforme di volume drasticamente ridotto, con una capacità di circa 100/150 ml. Questa procedura non è reversibile in quanto una parte dello stomaco viene asportata.
Abbiamo raggiunto una donna, che coraggiosamente ha optato per questa soluzione, nonostante tutto ciò che comporta, conseguenze dolorose dopo ogni pasto, ma che indubbiamente è un punto di partenza che rappresenta solo una cosa: la rinascita.
Sara, nome di fantasia per rispettare l’esigenza di anonimato dell’intervistata, è una madre di famiglia che ha scelto la sleeve per ricominciare a vivere, senza il peso di quei chili di troppo. La strada è lunga e tutta in salita, ma dalla vetta la vista sarà magnifica.
Sara, partiamo dal principio, ci racconti la tua storia, e la motivazione che ti ha spinta a optare per l’operazione?
Non sono mai stata magra, ma con un po’ di sacrificio riuscivo a mantenere il mio normo-peso. Con la gravidanza presi trenta chili, e da allora ho iniziato la mia guerra personale contro le disfunzioni ormonali: gli ormoni erano completamente impazziti, mi ritrovai in un circolo vizioso da cui non si riusciva a venire a capo di nulla.
Per curare alcuni tipi di ormoni dovevo necessariamente prendere una pillola molto forte, ma anche questa faceva mettere chili; col corso del tempo anche la tiroide smise di funzionare, e ovviamente anche questo mi fece mettere chili. Inoltre, negli ultimi anni ho sofferto di emorragie che potevo interrompere solo con l’assunzione di progesterone, indovina? Questo farmaco fa ingrassare. Mi trovavo in una via senza uscita, non vedevo soluzione per il mio problema.
Nella mia vita ho fatto centinaia di diete, ma furono continui fallimenti: anche dopo 20 giorni di insalata scondita, la bilancia segnava un chilo di più, così decisi di ricoverarmi in endocrinologia per trovare la causa di questa situazione, ma i medici dissero che non avevo alcuna chance, che il mio metabolismo lottava contro me stessa. Naturalmente andando avanti con l’età e con il peso anche le analisi cominciavano a non essere perfette: colesterolo, trigliceridi, glicemia e pressione, tutto era troppo alto, i miei valori completamente sballati.
La mia decisione di operarmi non è stata una scelta di estetica, ma di salute e, al contrario di tanti altri, non l’ho vissuta come una rinascita felice ma come una costrizione che, però, mi dovevo per stare bene. Ero terrorizzata all’idea di andare sotto i ferri, in quanto l’intervento non è una passeggiata e ci sono molti rischi ma ero consapevole che anche continuare ad ingrassare era molto rischioso.
La vita prima e dopo l’operazione. La prima cosa che ti viene in mente
La mia vita prima dell’operazione era ormai in uno stato di rassegnazione, subivo il mio metabolismo e basta. Oggi posso dire di avere avuto un mezzo per provarci, e se anche i risultati non dovessero eccellere io ho la consapevolezza di aver fatto il massimo per me stessa.
L’operazione, la sleeve nel tuo caso, è solo il punto di partenza. La strada è lunga e in salita ma la consiglieresti?
Ovviamente la sleeve è solo un punto di partenza, una rinascita che va comunque conquistata giorno dopo giorno: i sacrifici sono tanti, ma i risultati sono l’incentivo per non mollare. Il brutto, oltre alla degenza post-operatoria in ospedale, è che ora dopo un pasto avverto dei forti dolori allo stomaco, che spesso mi provocano nausea e svenimenti. Ma questa è la mia storia, perché ogni corpo, ogni persona, reagisce all’operazione in modo diverso. Nessuna storia è uguale all’altra, e io sto pian piano smettendo di avere questi dolori e ormai non svengo quasi più, perché l’organismo si sta finalmente abituando a questo radicale cambiamento. Ad oggi, dopo nemmeno tre mesi, ho perso venti chili, le analisi sono perfette e mi muovo molto meglio. Consiglio vivamente la sleeve a tutte le persone che hanno il mio stesso problema, perché dobbiamo volerci bene ed abbiamo la possibilità di darci un’opportunità, dobbiamo assolutamente farlo per noi stessi.
Che rapporto hanno gli obesi con la bilancia? E con il cibo? Cambia qualcosa con l’intervento?
Il rapporto con la bilancia varia da persona a persona. Nel mio caso evitavo di salirci, mi faceva stare male e quindi non lo facevo affatto per non subire altro dolore, che poi avrei probabilmente sfogato mangiando un dolcetto, anche perché non mangiarlo non mi avrebbe ripagata con alcun risultato. Dopo la sleeve (resezione dello stomaco dell’80%) cambia tutto, ci si deve alimentare come i neonati, si segue un vero e proprio svezzamento per riabilitare lo stomaco ad assumere cibo. Pian pianino si riassume tutto, ma le quantità restano irrisorie ed è proprio questo che permette un calo ponderale importante e continuo. Ora mi peso più volte al giorno, perché vedere i risultati mi ripaga di ogni sofferenza.
Come ti immagini tra 5 anni?
Tra cinque anni spero di aver risolto definitivamente questo problema, fortunatamente il mio grado di obesità non era di quelli eccezionali per cui, se tutto andrà bene, potrei raggiungere il mio traguardo già tra qualche mese. La mia rinascita, fisica e psicologica, è in atto.
Vivere e sopravvivere sono due cose molto diverse. Vivere significa volersi bene, non arrendersi agli ostacoli che la vita ci pone davanti, non rassegnarsi mai. Sara è l’esempio per molte persone che temono l’operazione. Ma è anche la rappresentanza di chi, invece, ci ha creduto fino in fondo e ci crede ogni giorno, nonostante le difficoltà, nonostante i dolori, nonostante le rinunce. Perché per volersi bene serve coraggio.
[Credits Cover: Peter Bernik]