Non datemi del pubblicitario. Mi offendo‘. Tuona così Oliviero Toscani ai nostri microfoni.
Dopo la partecipazione al Forum delle Eccellenze di Milano lo scorso 21 e 22 Novembre, lo abbiamo raggiunto per riprendere alcune dichiarazioni provocatorie rilasciate all’evento, in linea con il suo schieramento estremo contro una contemporaneità vittima delle ‘masturbazioni sociali’.
Determinato nella sua posizione contro i social network. Incisivo nel prendere le distanze dal mondo della pubblicità moderna, dagli ingessamenti delle agenzie pubblicitarie e dagli abusati appellativi inglesizzati che rifugge in nome di una più dignitosa e anti-provinciale nazionalità.
Un autore. Un poeta. Un fotografo che ha catturato l’emozione di migliaia di soggetti dietro il suo esigente obiettivo per rinomate campagne pubblicitarie, o per meglio dire di ‘sensibilizzazione’.
Più che note le campagne anticonformiste firmate da Toscani per media e brand internazionali, ‘Amore verginale’ del 1991, ‘HIV positive’ del 1993, ‘No Anorexia’ del 2007 con la modella Isabelle Caro, per ricordarne alcune, senza dimenticare il pluriennale impegno con Benetton e i lavori con Andy Warhol e artisti di fama internazionale, icone dell’arte, della moda e dello stile. Il suo ‘shockvertising‘ è stato esposto nelle gallerie museali del mondo e pluripremiato. Ora contro il razzismo, ora contro l’omofobia, ora contro la pena di morte, talvolta troppo estremo nelle allusioni, ma sempre vero, autentico, avanguardista.

Ha dichiarato qualche giorno fa in occasione de ‘Il gioco serio dell’arte’: “La fotografia è la memoria storica dell’umanità. Da quando esiste ci siamo resi conto della violenza dell’uomo sull’uomo, che nella pittura, invece, non ci colpiva tanto”. C’è ancora poesia nella fotografia o il realismo in tutta la sua contemporanea crudezza ha annichilito il romanticismo di uno scatto?

Il realismo può essere molto poetico. C’è sempre poesia, dappertutto. La quantità di immagini non aumenta la qualità della poesia. Ormai la fotografia è diventata più reale della realtà. Viviamo di immagini, di comunicazione. Ma gli autori, i poeti, ci sono sempre.

Oggi i media e la stampa sono accusati di speculare sui fatti di cronaca attraverso titoli sensazionalisti e provocatori ed immagini crude e forti. Quando per lei una fotografia in prima pagina su un giornale supera il limite dell’informazione – se lo supera – e diventa oltraggio, violazione del pudore, violenza visiva?

La fotografia non può essere violazione del pudore. Esiste la violazione del pudore che può essere documentata dalla fotografia, invece. Pensiamo che basta non guardare una fotografia per risolvere un problema. Il problema invece è lì, ma noi non lo vogliamo vedere. Ecco perché la fotografia è diventata più vera della realtà.

Qual è la foto più difficile da scattare per un fotografo? Quale è stata la sua?

Il mio autoritratto da morto.

Credits: Oliviero Toscani - Benetton
Credits: Oliviero Toscani – Benetton

Instagram, dopo il suo avvento e l’ascesa virale si sono scoperti tutti fotografi. Può un social tool svilire l’arte della fotografia o ha pur sempre una sua dignità ed è giusto riconoscerne un valore ed un’utilità sociale?

Non è che tutti quelli che sanno scrivere sono scrittori. Oggi si pensa che chiunque fotografa sia un fotografo. Un fotografo è un autore. Esiste una fotografia che è poesia, ed esiste una fotografia che è come la scrittura di cui sopra. Finiamola con queste c****e. Tutti sono fotografi? Sì, se si parla di saper maneggiare una fotocamera nel telefonino. Ma non tutti sono poeti. Non tutti hanno il talento e la sensibilità. Se non c’è il talento non c’è arte, diventa solo il risultato della tecnologia del mezzo. Io non so nemmeno come si entra su Instagram. Sono tutte masturbazioni di gente che non ha talento e perde il tempo davanti ai social network. L’unica cosa positiva dei social network è aver messo tutti questi imbecilli in ordine alfabetico.

Mi aggancio a quello che ha appena detto per ricordare che al Forum delle Eccellenze 2015 di Milano ha dichiarato infatti:”State attenti a Facebook: il posto in cui ci sono tutti i cretini in ordine alfabetico”. Una dichiarazione vicina alla provocazione lanciata da Umberto Eco e tanto criticata dalla rete

Sì, ma Eco parla di Bar Sport. Al Bar Sport la gente si guarda in faccia, si tocca, litiga, si vive, magari si picchia anche. Sui social network sono tutti vigliacchi che tirano i sassi e si nascondono sotto falso nome, non firmano e insultano. E’ perfetto per ogni tipo di vigliaccheria. Poi per me i social in realtà sono ‘dissocial’. Che poi ‘social’ cosa significa? Chiamiamole ‘reti sociali’. Usare questi nomini è provinciale. Una roba da Renzi.

Lei è un artista, un trasgressivo. Oggi la vera trasgressione qual è?

Non c’è una regola. La trasgressione è un segno di intelligenza.

Credits: Oliviero Toscani - Elle
Credits: Oliviero Toscani – Elle

La fotografia mai scattata che vorrebbe non mancasse nel suo portfolio?

Non si racconta la fotografia per telefono. La fotografia è fatta per essere guardata. E non gliela faccio vedere perché lei sverrebbe (ride, ndr.)

Cosa ne pensa degli scivoloni pubblicitari degli ultimi mesi, da Melegatti con lo spot omofobo a Barilla accusato della stessa omofobia, a tanti altri? Un problema di scarsa professionalità e competenza nei talenti moderni o cos’altro?

Le agenzie sono inutili. Una banda di poveretti che non hanno più capacità. Vivono davanti a un monitor tutto il giorno e non hanno più immaginazione. Sono drenati, non hanno un cuore. Sono una banda di buzzurri. E poi si fanno chiamare Direttori Artistici. Io non ho mai lavorato in un’agenzia. Avrei fatto un pessimo lavoro. Ma lo sanno anche loro che sono degli alienati.

Il fotografo delle censure. Le campagne contro l’anoressia o l’omofobia o le foto dei condannati a morte sulla sedia elettrica o i malati di aids per la campagna Benetton. Tante azioni aggressive quanto efficaci con al cuore le sue foto. Per scuotere le coscienze occorre ‘schiaffeggiarle’? Osare per comunicare? Scioccare per aiutare a capire?

Uno fa una cosa per farla guardare. C’è chi la guarda e si offende perché non vuole muoversi dai propri credi e posizioni. Non esiste solo la reazione negativa. Io non cerco il consenso, soprattutto quello degli imbecilli. Se mi da ragione un imbecille mi sento offeso.

Credits: Oliviero Toscani
Credits: Oliviero Toscani

Si rimprovera qualcosa nei suoi lavori? C’è qualche errore che oggi non avrebbe voluto commettere? Nemmeno al tempo della campagna accusata di ‘sessismo’ ‘he who loves me follows me’ e le dichiarazioni sul femminicidio che scossero la rete nel 2013?

Di non aver fatto lavori ancora più estremi.

Un artista che ancora oggi ricorda di fronte al suo obiettivo. Quell’emozione dietro la lente interpretata dai suoi occhi?

Tanti. Migliaia. Non potrei dirlo perché sono tanti e per signorilità non sarebbe giusto. Sarebbe come dire ‘quale delle tue mogli è stata la migliore‘, ‘quale persona con cui sei andato a letto è stata la migliore‘. Non saprei nemmeno dirlo.

La fotografia e la pubblicità hanno ancora qualcosa da imparare?

Tutto il tempo c’è da imparare. Non ci sarebbe sviluppo. Non si finisce mai.