Con il suo vero nome, Ricardo Eliezer Neftalí Reyes Basoalto, probabilmente pochi saprebbero dire di chi si tratta perché per tutto il mondo è solo Pablo Neruda, nome d’arte che il celebre poeta cileno si è voluto dare (anche legalmente) in onore dello scrittore e poeta cecoslovacco Jan Neruda. Oggi avrebbe compiuto 110 anni, ma una morte misteriosa lo ha portato via nel 1973.
Cileno, ma uomo di mondo che accolse con favore i numerosi viaggi che gli impegni diplomatici per il suo Paese gli imponevano; conobbe l’Europa e in particolar modo la Spagna (dove fu Console) e la Francia (dove si trovavano ai tempi di Francisco Franco più di duemila esiliati spagnoli che Neruda aiutò ad emigrare in Cile).
Comunista convinto, guardò fin dall’inizio con favore all’Unione Sovietica che aveva contribuito ad abbattere il nazismo e il fascismo; per questo guardava invece con orrore alla dittatura franchista in Spagna durante la sua permanenza. Un orrore che andò ampliandosi quando seppe dell’uccisione del suo caro amico Federico Garcia Lorca.
Non fu però mai accecato dall’ideologia; per quanto infatti fosse un convinto sostenitore delle teorie comuniste non ebbe nessun rimorso a rinnegare la sua ammirazione per la figura di Stalin dopo il discorso di Chruscev sulla presa di coscienza delle purghe staliniane e del culto della personalità del dittatore sovietico.
Premio Nobel per la letteratura nel 1971, Neruda è considerato una delle voci più autorevoli della letteratura contemporanea latino americana, per la sua sensibilità acuta ma non preziosa, ricchissima d’immagini ma non complicata. La sua opera poetica comprende un’impressionante antologia di testi fra i più alti della poesia moderna di lingua spagnola, sostenuti da un prodigioso dono di “canto” che si articola nelle strutture musicali più disparate, con una costante sperimentazione linguistica e metrica, sui temi congeniali dell’amore, del paesaggio natale e delle speranze collettive.
[Fonte Cover: ASCA]