Volto storico di MTV, Italia Uno e La7, giornalista dalla vasta cultura musicale – non a caso soprannominata “Wikipaola” – e conduttrice radiofonica per Virgin Radio, attualmente con il programma “Longplaying stories”, Paola Maugeri conduce una rivoluzione alimentare, ma prima ancora culturale, girando l’Italia come paladina dell’alimentazione coscienziosa. Ultimo tassello aggiunto alla campagna a favore di uno stile di vita dal ridotto impatto ambientale porta il nome di Las Vegans. Il libro, pubblicato da Mondadori lo scorso 18 Marzo, sta percorrendo l’Italia per seminare la sensibilità in cucina senza confini geografici. Dal Piemonte alla Sicilia, Paola fa tappa nelle principali città del Paese sdoganando la cucina vegana e insegnando che “veggie è bello”.

Dedico questo libro alla sensibilità dei tacchini; alla saggezza, umiltà e dignità degli asini; all’istinto materno delle scrofe; all’allegria delle capre; alla forza delle mucche; alla pazienza e naturale eleganza dei cavalli; alla forza e dolcezza dei cervi; alla memoria e l’istinto vigile dei Pesci […] al regno vegetale che lavora incessantemente per produrre ciò che alimenta noi e gli animali […]“.
Sfogliando l’ultimo libro di Paola Maugeri, Las Vegans, l’esordio sprigiona sensibilità e rispetto, trasmettendo un messaggio rivoluzionario: rock non è solo un genere musicale, rock non è solo uno stile di vita, rock è rispettare la natura e tutti gli esseri che ne sono essenza vitale.

In occasione della presentazione di Las Vegans a Catania, Paola Maugeri ha rilasciato un’intervista da noi ripresa.

Che insegnamento ti ha lasciato l’anno di vita a impatto zero che hai condotto e cosa ti consente oggi di trasmettere agli altri attraverso l’opera di sensibilizzazione che conduci?

Paola: “Nel mio anno di vita a impatto zero vissuto a Milano insieme a mio figlio – allora di tre anni – e mio padre, ho scoperto un mondo nuovo. Non è stato staccare il contatore e vivere senza elettricità a farmi capire la ricaduta delle nostre azioni sull’ambiente. Ciò che ho capito essere determinante nel causare danni alla natura che ci circonda è – più di ogni altra cosa – ciò che noi mangiamo tre volte al giorno.
Sin da bambina ero abituata a far la spesa con mia madre e apprezzare la freschezza dei prodotti di stagione forniti dal rivenditore di fiducia. Oggi la genuinità e la consapevolezza nell’atto di fare la spesa si è persa. Abbiamo perso il senso della filiera alimentare e ci siamo ridotti a non avere idea di quando fiorisca un broccolo o una zucchina. Eppure abbiamo master, usiamo il computer, viaggiamo in giro per il mondo, ma abbiamo perso la cosa più basica: il contatto con la natura. Siamo ignoranti nell’epoca della libera informazione, ma è la stessa libera informazione che ci dà i mezzi per poter cambiare”.

Continua Paola:

“Noi siamo il 20% della popolazione che sfrutta l’80% delle risorse. Siamo noi con le nostre scelte alimentari che affamiamo la restante parte della popolazione. Da consumatori dovremmo trasformarci in consumattori. Iniziamo da quello che mettiamo sulla nostra tavola. Siamo sempre più sazi, ma sempre meno nutriti. Fermiamoci un attimo e capiamo che adesso abbiamo il dovere di informarci, capendo che possiamo fare una bella vita senza nutrirci di nulla di origine animale, conducendo una pacifica – la più pacifica – rivoluzione: a tavola”.

La cultura vegana ha radici filosofiche. Tu in merito hai letto e studiato molto. Spesso si ignora la lunga tradizione dietro quella che oggi è da alcuni vista quasi come una moda

Paola: “Con Las Vegans non ho voluto realizzare solo un libro di ricette, bensì un libro volto ad acquisire una consapevolezza alimentare. Questa consapevolezza si porta dietro un lungo percorso che inizia al tempo dei pitagorici, quando il termine vegetariano ancora non esisteva. Sulla dieta vegetariana è stato scritto tantissimo, da Pitagora a Platone a Leonardo. Oggi sorrido quando leggo dell’ultimo studio pubblicato in Austria o altrove, come se si trattasse di una cultura recente e ancora da scoprire. Nel mondo occidentale possiamo fare la differenza perché abbiamo questa cultura a disposizione, abbiamo l’informazione e la possibilità di scelta” – e aggiunge Paola – “Mi rendo conto che se vivessi in Bolivia a 3000 metri forse non mi potrei permettere di essere vegana”.

Come sei diventata così sensibile alle problematiche ambientali, per poi scegliere di dare una svolta alla tua vita e diventare vegana?

Paola: “C’è stata una giornalista catanese che una volta mi ha detto: ‘Probabilmente sei diventata ambientalista per reazione‘. John Lennon dice nella canzone A Beautiful Boy: ‘La vera vita è ciò che succede mentre noi siamo occupati a pensare ad altro‘. Forse le corse di cavalli clandestini che c’erano tutte le notti sotto casa hanno determinato qualcosa dentro di me, magari le percepivo come innaturali. Sono cresciuta a Catania, abituata a questa realtà e forse in questi casi hai solo due scelte: o mangi le polpette di carne di cavallo o ti chiedi perché non devi mangiare il cavallo”.

Con Las Vegans cosa proponi ai tuoi lettori?

Paola: “Las Vegans è un libro che cerca di dare una risposta alla domanda ‘sappiamo quello che mangiamo?‘. Ma è anche un libro bello, colorato, realizzato con tanto amore dalle persone che hanno lavorato al progetto. Ho usato carta riciclata per le pagine. Ogni ricetta è accompagnata da un suggerimento musicale, perché la cucina è anche musica e la cucina vegana è gustosa e rock, come la musica che amo. Educa a una vita di scelta: chi voglio essere, da chi voglio comprare, cosa voglio mangiare”.

Ci sono tanti luoghi comuni sulla cucina vegana. Come rispondi a chi ne rimane imprigionato?

Paola: “Una critica comune è che molti degli alimenti che la cucina vegana usa non sono facili da reperire, ma arrivano da culture lontane e distanti geograficamente. Questo sembra andare contro la filosofia del cibo a kilometro zero che io stessa sostengo fortemente. Faccio notare che neanche la polenta o i pomodori facevano parte della nostra cultura. Ci sono entrati nel tempo. Io non compro un tofu che viene prodotto in Giappone. Ne compro uno prodotto in Italia. Viviamo nell’era della globalizzazione e il vantaggio in cucina è indubbio. Bello che possiamo approvvigionarci di tutto, ma dobbiamo essere abili nella scelta.”

Continua Paola:

“Un’altra critica è che il cibo vegano è per ricchi. Non c’è nulla di esoso in una pezzo di seytan rispetto una fetta di carne, o nella frutta di stagione. Certo se pensiamo al Kg di carne di maiale che costa 39 centesimi al supermercato, chiediamoci che carne è. O il latte di mucca che troviamo a basso costo. Chiediamoci cosa c’è dentro al latte di una bestia continuamente ingravidata per produrre latte, spanciata per terra ed esausta. Il basso prezzo non è indice di qualità e salute”.

Hai detto che pochi sappiamo come mangiare e ancora meno sappiamo cosa stiamo mangiando

Paola: “Assolutamente. Viviamo sempre più in un mondo pieno di imballaggi, asettico. Ci fidiamo, ma nessuno di noi vuole veramente vederci chiaro. Ad esempio, quando mettiamo le uova nelle torte dei nostri figli ci siamo chiesti come stanno le galline che li hanno deposti? A me non sta bene di mangiare uova di galline che muoiono di depressione o consunzione. Una gallina potrebbe vivere 25 anni – è uno degli animali più longevi – invece muore dopo sei mesi. Io le uova di quella gallina non le voglio […] Io invito a mangiare meno, cibi di stagione, sani, economici. Gran parte di quello che abbiamo nei nostri frigoriferi non ci serve”.

Potresti stilare una sorta di decalogo delle buone regole in cucina e – di riflesso – di vita?

Paola: “La prima regola è mangiare secondo un regime vegetariano-vegano. La seconda è mangiare cibo integrale nella sua integralità, quindi non raffinato. Ancora, mangiare poco, il giusto necessario a saziarsi. Mangiare secondo la stagionalità e conoscere quello che mangiamo, ponendoci delle domande. Questo insieme può cambiare la nostra vita.

Continua Paola:

“Ippocrate diceva: ‘che il cibo sia la tua medicina‘. Il nostro corpo ci invia dei segnali di benessere o di malessere e nell’ultimo capitolo del libro spiego come sia importante imparare ad ascoltarli per stare bene; questo a partire dalla sana alimentazione”.

Qual è la parte più significativa contenuta nel tuo libro?

Paola: “Credo un’intuizione che ho avuto sul finale. Mi sono chiesta perché noi donne non vogliamo invecchiare e ho usato una metafora per spiegare la mia riflessione. Ho pensato che noi nei supermercati compriamo solo gli ortaggi belli, lucidi. Melanzane lucide anche a novembre, quando sono fuori stagione. Nessuno compra sedano-rapa o il topinambur, perché sono bruttini. Questo è il ritratto della figura femminile che per tutta la vita rincorre uomini belli – come la melanzana di novembre – invece di scoprire il classico topinambur accanto a ogni donna, bruttino e anonimo. Dopo anni di delusioni, ci accorgiamo della dolcezza del topinambur, lo cuciniamo, ci innamoriamo e siamo le donne più felici del mondo. Ecco, una metafora per chiedersi: come possiamo pensare di invecchiare bene se non rispettiamo la stagionalità?.”

Ti senti un po’ Chef?

Paola: “No. Sono una donna, una mamma, una moglie vegana, che cucina così da quindici anni per la propria famiglia”.

E’ difficile essere vegani? Per i lettori che si avvicinano per la prima volta alla cultura vegana, ci sono delle difficoltà?

Paola: “Occorre studiare. Occorre imparare per superare i luoghi comuni”.

[Credits photo: Gentile concessione di Paola Maugeri]