Le Monde si interroga sul paradosso di una società che va sempre, costantemente, di corsa ma è disposta anche ad aspettare in coda ore e ore per una mostra, un evento o anche solo una baguette.
“È il fenomeno della coda ‘chic'”, spiega Richard Larson, professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT), che studia la psicologia delle file dal 1977.
“Questo tipo di codeaggiunge lo studioso citato da Le Mondevengono vissute come esperienze collettive, un evento da raccontare che conserveremo nella memoria”.
Insomma solo per poter dire “io c’ero” si è disposti a lunghissimi tempi di attesa. Secondo uno studio realizzato dall’Ipsos nel 2007, l’80% dei francesi spende in media un’ora a settimana ad aspettare. E i dati sono in costante crescita. Non importa che faccia freddo da neve o siano 40 gradi all’ombra, attendere in coda sembra essere diventata un’esperienza imperdibile, che ci fa sentire partecipi ad eventi memorabili. Anche se spesso si esagera e si perde di vista la razionalità.
Vada quindi svegliarsi all’alba per acquistare il primo numero di Charlie Hebdo dopo gli attentati jihadisti perché si voleva soprattutto comprare un pezzo di storia, vada anche per la fila di ben 6 ore al Grand Palais alla retrospettiva su Claude Monet del 2010 e vada anche per le 4 ore spese ad attendere di visitare la mostra dedicata al pittore americano Edward Hopper, nel 2013.

credits photo www.que.es
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Ma forse iniziare la mattinata già in fila alla boulangerie, dove ognuno aspetta pazientemente il proprio turno per recuperare la sacrosanta baguette è un po’ esagerato.

Sembra che a Parigi, soprattutto, le file siano diventate parte dell’arredamento urbano, davanti al cinema, ai locali, alle discoteche, ovunque. L’anno scorso addirittura, per la riapertura del Burger King, c’è chi ha aspettato anche un’ora per un panino, una contraddizione visto che si tratta proprio di un “fast food”.

credits photo www.ansa.it
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Ma probabilmente in fondo a questa “tendenza” può esserci una motivazione più profonda, un bisogno di staccare dalla routine, di fermarsi e assentarsi dalla continua corsa a cui sono abituati i parigini. Una società in costante movimento che non ti lascia neanche il tempo di pensare, di prendere fiato. Ma il discorso vale anche per il resto della società occidentale. Siamo sempre così di corsa che a volte ci dimentichiamo anche di mangiare, di sentire al telefono una persona cara o di rilassarci un attimo. Viviamo in un mondo in continuo mutamento e cerchiamo di tenere il passo e a volte proviamo anche a ingannare il tempo. 24 ore al giorno son sempre poche, per noi che abbiamo troppe cose da fare, il tempo scorre troppo velocemente e noi cerchiamo di raggiungerlo, ma chiaramente rimaniamo sempre indietro. La coda per un museo o un ristorante che sia potrebbe significare molto più di quel che sembra. Una stanchezza insita nell’uomo, francese e non solo, di un via vai che non si regge più. Un bisogno impellente che serve per stemperare lo stress innato della società odierna. Fermarsi in coda permette anche di fare nuove conoscenze o coltivare le vecchie, anche semplicemente parlando e discutendo, come non potremmo fare in nessun altra situazione perché troppo impegnati. Rimanere fermi in fila ci “costringe” a fermare il cervello, anche se solo per poco, e rilassarci, in attesa di fare quel che più ci piace, che sia visitare una mostra oppure semplicemente mangiarsi una buona pizza con amici. E poi è chic, ormai, fare la fila.

[Credit Cover: chiesaviaggi.it]