La conoscenza di una lingua straniera non è solo un’abilità da archiviare all’interno del proprio curriculum vitae. Imparare almeno un’altra lingua sembrerebbe essere infatti un vero e proprio esercizio per la forma mentis, che apporterebbe dei vantaggi non indifferenti, sia per quanto riguarda l’attività cerebrale che lo sviluppo della personalità e del comportamento dell’individuo all’interno della società. Gli studi che hanno approfondito il tema del bilinguismo e gli effetti dello studio delle lingue straniere sugli individui lo dimostrano: il cervello di una persona che parla una sola lingua agisce diversamente rispetto a quello di un individuo multilingue.

Gli effetti benefici

L’Economist ha sempre promosso il fenomeno del bilinguismo, elencando i numerosi vantaggi che lo studio di una lingua straniera porterebbe agli individui. Le persone che parlano due lingue sono più flessibili perché possono applicare strategie diverse di pensiero e hanno anche più successo nel lavoro. I bambini bilingui, che hanno anche più facilità a imparare una lingua diversa da quella madre, risultano più precoci nel prendere decisioni e nel portare a termine compiti complessi. Il bilinguismo regala inoltre creatività, capacità di concentrazione, fiducia in se stessi, attitudine a capire gli altri e a prendere buone decisioni in tempi brevi e con sforzo minore. Secondo uno studio apparso negli Annals of Neurology, parlare più lingue aiuterebbe anche a contrastare gli effetti dell’età sul cervello. Nei bilingui il normale declino cognitivo legato all’età risulterebbe fortemente rallentato. I risultati sono emersi in seguito all’analisi degli effetti dell’invecchiamento su oltre 800 cittadini scozzesi, lungo un arco temporale di 60 anni. Inoltre, stando a una ricerca pubblicata su Neurology, sembra che conoscere due lingue allontani di quasi cinque anni il rischio di Alzheimer o di altre malattie degenerative, indipendentemente da ogni altra variabile come origini, sesso o età.

Cambiando lingua si cambia personalità

Imparare un’altra lingua, ma soprattutto esercitarla, parlandola attivamente porterebbe, secondo una tesi pubblicata su The Economist a variare addirittura la personalità, acquisendo una gamma comportamentale più ampia. Questo avviene perché restando a contatto con persone di cultura diversa si adottano automaticamente atteggiamenti diversi. La cultura e la lingua sono due aspetti che costituiscono un binomio indistruttibile, essendo la prima parte integrante del linguaggio che è usato/espresso in qualunque piccola o grande società. Dunque, le lingue hanno un impatto non indifferente sulla propria personalità – rendendo l’individuo più socievole e disposto al colloquio – dipendendo in gran parte anche dalle interazioni sociali e dalla gente con cui si pratica. Acquisire anche indirettamente la capacità di variare la propria personalità è un vantaggio non indifferente in quanto incrementa la facoltà di avere una prospettiva più ampia su persone, fatti e argomenti, acquisendo anche la capacità di adattarsi in maniera rapida ed efficiente attraverso la semplice comunicazione.

Italiani bocciati in lingue straniere

A giudicare dai risultati emersi dai diversi studi effettuati su vari individui sorge spontanea una domanda simile a quella riguardante il paradosso dell’uovo e della gallina. È nato prima uno o l’altro? Si è più intelligenti perché si imparano le lingue o si imparano le lingue perché si è più intelligenti? A giudicare dalla conoscenza delle lingue da parte degli Italiani, converrebbe lasciare ai posteri il beneficio del dubbio.

Per quanto riguarda la padronanza delle lingue straniere la stragrande maggioranza degli italiani si mantiene sempre nel gruppo di coda. Si tratta di un vero e proprio handicap nazionale in quanto tra gli adulti il 38.6% degli italiani ha dichiarato di non parlare nessuna lingua straniera. A livello di conoscenza dell’inglese su 63 paesi analizzati, l’Italia si colloca al 27esimo posto della classifica mondiale e secondo i dati di EF EPI le donne conoscono meglio la lingua straniera rispetto agli uomini. La fascia di età che registra il più alto livello di proficiency è quella tra i 18 e i 34 anni, dimostrando quindi un forte impegno dei giovani e una evidente difficoltà da parte degli adulti.

Eppure non è mai troppo tardi per iniziare a studiare una lingua straniera, anche perché gli effetti protettivi sembrano validi anche se la seconda lingua la si impara da adulti e una volta andati in pensione. È ben noto come il fatto di tenere il cervello in continuo allenamento aiuti a preservare le capacità cognitive, ma parlare due, tre o quattro lingue è un vantaggio non indifferente. Basta quindi giocare a sudoku o parole crociate. Meglio dedicarsi a un corso di francese. In fondo, non si smette mai di imparare.

Credits Cover: pinterest.com