Una situazione debitoria pazzesca, fuori da qualunque normalità economica e calcistica. E il Parma rischia di scomparire. E di retrocedere, intanto. Perché la situazione di classifica del club ducale piange allo stesso modo di quella finanziaria, complice anche tutto quello che è derivato da un ambiente che ancora aspetta l’assegno di Manenti mentre lui scappa dal retro. Da film, quasi. Ma per qualcuno ci si può ricamare sopra un reality. E Sky ci prova.

Caressa assicura: “Non sarà un reality, né un talent show”. Ma qualcosa che gli assomiglia, sicuramente. E Sky avrà una fascia quotidiana nella quale raccontare la vita dei calciatori del Parma, che nel frattempo sarebbero retribuiti direttamente dall’emittente satellitare, visto che la società Parma ancora tarda a versare le cifre pattuite per questa stagione sportiva. Sky Sport ha pronto il progetto, da presentare alla società (mentre qualche calciatore storce il naso) e alla Lega Serie A. Il Parma come un reality, o qualcosa del genere. Cancellando di fatto uno dei dogmi che esiste da quando il calcio è sport: “Lo spogliatoio è sacro”.

E ci avevano già provato, a Mediaset. Ma l’esperimento era miseramente fallito, e “Campioni, il sogno” era naufragato come quel Cervia di cui aveva raccontato le imprese per due anni. Un reality, questa volta autentico, su una squadra di calcio militante in Eccellenza (massima serie regionale) e poi in Serie D. Un esperimento sociale, oltre che sportivo, nel quale la gente da casa poteva scegliere tre calciatori che l’allenatore (Ciccio Graziani, ricordato più per le bestemmie che per il modo di giocare del Cervia) avrebbe dovuto schierare per forza la Domenica. Che poi sarebbe, più o meno, l’incubo di ogni allenatore. Ilaria D’Amico conduceva il programma, e faceva entrare i telespettatori negli spogliatoi del Cervia, con tanto di diretta anche degli allenamenti. Spesso divertenti, ma lontano da quello che una squadra di calcio dovrebbe fare durante la settimana. Era una trasmissione quasi “laboratorio”, per capire se il pubblico potesse apprezzare il talent in formato calcio. E all’inizio ebbe un discreto successo, poi però via via anche l’attenzione mediatica andò scemando. E dopo due stagioni il Cervia tornò ad essere una squadra tifata “solo” dalla propria popolazione. I contratti con Adidas (sponsor tecnico) e Vodafone (main sponsor) sono diventati un piacevole ricordo e il Cervia ha perso prima la Serie D e poi anche l’Eccellenza, stabilizzandosi attualmente in Promozione. Ma questa è una storia che è rimasta lontana dalle telecamere, e quindi magari non è nemmeno così importante.

Il tentativo del “calcio reality” è fallito. Gli appassionati del gioco più bello del mondo non hanno gradito, e diverse tifoserie organizzate hanno anche criticato aspramente l’idea. Adesso Sky tenta di riproporlo in maniera “soft” su una squadra che è sull’orlo di un burrone che vorrebbe dire fallimento. E in cambio cercare di far di tutto per salvarla. Garantendo ai calciatori, e a chi li circonda, di continuare a ricevere il proprio stipendio. Come se la porta di uno spogliatoio o della dignità avesse un prezzo. E (come se) la spettacolarizzazione di una piazza che vive un dramma sportivo possa essere una via per il calcio italiano, sempre più nel pallone.

Il calcio non è un sport entertainment, come il Wrestling. E sebbene Sky entra ogni domenica negli spogliatoi delle squadre di Serie A lo fa cogliendo aspetti di fatto insignificanti. Un servizio minimal, che non spettacolarizza quanto succede al chiuso di quella porta prima di una partita. Perché c’è un qualcosa di sacro nel calcio. Lo scrisse Pasolini. E lo ripete ogni giorno chi cerca di raccontare questo gioco come “la cosa più importante tra le cose non importanti”. Ed è un qualcosa che va oltre il numero degli spettatori, i procuratori, i dirigenti sportivi, e le telecamere. Quel pallone che rotola, nonostante tutto e nonostante tutti. Ed è l’anima di chi crede che ci sia ancora qualcosa di sacro nel gioco più bello del mondo. A patto che non varchiate la porta di quello spogliatoio. Perché è sacro.