In Italia si è detto addio alla pena di morte per i reati commessi in tempo di pace, con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, il 1° gennaio 1948. Circa mezzo secolo più tardi con la legge costituzionale n. 2 del 2007, la pena estrema è stata eliminata anche dal codice militare di guerra. E a seguire l’Italia sono oggi altri 101 Stati, in cui la morte come pena è stata abolita per qualsiasi tipo di crimine. Un numero elevato, che si trova, tuttavia, a doversi confrontare faccia a faccia con i 40 Stati in cui la pena è ancora prevista e utilizzata, così come con gli altri 47 “abolizionisti de facto“, in cui la pena vige formalmente, ma a cui non è fatto concretamente ricorso da almeno un decennio. Una scelta politica e legale, dettata da ragioni culturali, religiose e filosofiche con cui il mondo convivere da tempo, ma che muove ancora numerosi interrogativi circa la sua reale efficacia e, soprattutto, circa il valore della vita.
![[Fonte: amnestyinternational.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/04/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd4184.jpg)
In questi giorni ci si ritrova a dover fare i conti con l’allarme lanciato da Amnesty International: il rapporto annuale sulle condanne alla pena di morte nel mondo sembra aver riscontrato un considerevole incremento nell’ultimo anno, rispetto al precedente. 2466 sentenze, circa il 28% in più del 2013, 22 paesi coinvolti: un numero importante, figlio delle difficili situazioni politiche interne in Egitto e Nigeria e del sempre rigido profilo della Cina, che da sola emette un numero di condanne pari a quello di tutti gli altri stati uniti. Decapitazione, iniezione letale, impiccagione e fucilazione, di recente riammessa anche in Utah: parole che ci riportano a tempi remoti, parole di cui abbiamo solo un’idea astratta, non accompagnata dalla concreta paura di una realtà esistente, almeno nella nostra. Queste sono state le modalità attraverso cui è stata tolta la vita a migliaia di giudicati colpevoli, questa è la modalità con cui si è vendicata la vita con la vita. Ma si può davvero ritenere giustizia? Come si può insegnare a non commettere violenza, utilizzando la violenza? Che valore si dà alla vita umana? Quello di 1×1? “I governi che usano la pena di morte per contrastare la criminalità ingannano sé stessi. Non c’è prova che la minaccia di un’esecuzione costituisca un deterrente più efficace rispetto a qualsiasi altra sanzione. Nel 2014 la lugubre tendenza dei governi a usare la pena di morte nel futile tentativo di contrastare minacce reali o immaginarie alla sicurezza dello stato e alla salute pubblica è stata evidente. È davvero vergognoso che così tanti stati del mondo giochino con la vita delle persone, eseguendo condanne a morte per ‘terrorismo’ o per venire a capo dell’instabilità interna, sulla base della falsa teoria della deterrenza” ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. E dietro le sue allarmanti parole quelle di Papa Francesco, che nel suo discorso davanti alla Commissione Internazionale contro la pena di morte, ha dichiarato che “non si raggiungerà mai la giustizia uccidendo un essere umano“.
![[Fonte: meridiananotizie.it]](https://www.ilgiornaledigitale.it/wp-content/uploads/2015/04/igd_78805a221a988e79ef3f42d7c5bfd4183.jpg)
Così la pena di morte resta uno dei punti ancora irrisolti, a livello mondiale, nella conquista di quei diritti umani che da sempre bramiamo. Così questi numeri, riportati annualmente, rappresentano il fallimento di ogni stato di diritto, il cui primo e fondamentale dovrebbe essere quello alla vita. Perché non vi è dimostrazione alcuna che il valore deterrente dell’estrema pena sia più efficace di qualsiasi altra sanzione. Così come non vi è alcuna evoluzione umana nel negare la riabilitazione e l’insegnamento a qualsiasi uomo, nonostante tutto. Perché punire non vuol dire soltanto togliere, ma anche dare: iniziare a quella giusta etica e a quel sano modus vivendi all’interno della società, che alcuni hanno ignorato, prevaricato, dimenticato o, semplicemente, mai conosciuto.
Puniamo la morte con la vita. Ovunque, sempre. Perché un assassinio legale e premeditato ha lo stesso valore di uno contro la legge.